Oristano 15 febbraio 2025
Cari amici,
Vivendo nel caotico mondo
odierno, sempre di corsa, pieni di ansia e di stress, una volta arrivati a
superare i 40 anni, scatta, in un numero sempre crescente di persone, una sorta
di crisi esistenziale, più nota come “CRISI DELLA MEZZA ETÀ”, che, in
parole povere, altro non è che una condizione psicologica caratterizzata da
depressione, sfiducia e delusione, dovute alla insoddisfazione personale che si
prova quando, facendo un bilancio della propria vita, ci si accorge della
grande differenza tra quanto desiderato e sognato e quanto, invece, si è ottenuto
nella propria vita.
Ebbene, purtroppo le
delusioni non vengono mai da sole, e, da un po’ di tempo, complice anche il
galoppante, accelerato ritmo che la vita lavorativa continua a chiederci, stiamo
arrivando ad aggiungere anche una nuova crisi esistenziale, che può essere
definita “LA CRISI DI MEZZA CARRIERA”. Questa nuova crisi deriva dalla
constatata insoddisfazione lavorativa, percepita dopo anni di lavoro, senza, purtroppo, l’auspicato avanzamento di carriera. La presenza di questa nuova
sindrome depressiva è stata messa in luce da uno studio dell’Università del
Surrey (Regno Unito), successivamente pubblicato sulla rivista Socio-Economic
Review.
Per arrivare a scoprire
questo nuovo tipo di crisi, i ricercatori dell'Università del Surrey hanno esaminato la
relazione tra età e soddisfazione lavorativa, utilizzando i dati provenienti da
quattro dataset nazionali del Regno Unito (UK Skills and Employment Survey,
Workplace Employee Relations Survey, British Household Panel Survey e UK
Household Longitudinal Study), che includono oltre 100 mila lavoratori, operanti
in vari settori, occupazioni e regioni. Obiettivo della ricerca era quello di analizzare
e comprendere in modo approfondito l’evoluzione della soddisfazione lavorativa,
che, col passare del tempo, varia nelle diverse fasi (tappe) della carriera.
L’autrice principale dello
studio, The professor Ying Zhou, dirigente del Future of Work Research
Centre presso l’Università del Surrey, si è così espressa: «Sebbene
l’insoddisfazione sia abbastanza comune tra molti lavoratori di mezza età, è
fondamentale riconoscere che questa non è un’esperienza universale», nel
senso che varia a seconda della mansione svolta; tanto per chiarire: svolgere
un lavoro da manager, risulta ben diverso dallo svolgere un lavoro semplice e
poco qualificato, come quello portato avanti da un lavoratore comune. Ying Zhou,
su questo punto così precisa: «I nostri risultati indicano che per manager e
professionisti, la soddisfazione lavorativa in genere raggiunge il punto più
basso durante i loro 40 anni, ma spesso rimbalza più avanti nella vita. Al
contrario, i lavoratori operativi nelle classi occupazionali intermedie e
inferiori, non mostrano “la stessa traiettoria” misurata dal sistema noto come
“Curva ad U”. Ciò sfida e contraddice la convinzione diffusa che una crisi a
metà carriera sia un fenomeno universale».
Si amici, la ricerca
prima evidenziata ha messo in luce che la mancata soddisfazione lavorativa
si manifesta in modo alquanto diverso a seconda dell’importanza delle professioni
svolte. Come si misurano queste diversità? La soddisfazione lavorativa, o Job
Satisfaction Scale (JSS) (scala utilizzata partire dal 1998), è una scala che
comprende 5 item con formato di risposta su scala Likert a sette punti (da 1 =
Fortemente in disaccordo a 7 = Fortemente d'accordo). Scala che, come accennato
prima, viene applicata, con risultati
diversi a seconda della professione, più alta o più bassa esercitata.
Secondo questi
ricercatori, lo studio ha mostrato delle implicazioni significative per la
comprensione delle dinamiche presenti sul posto di lavoro e del possibile benessere
dei dipendenti. Per i lavoratori di mezza età, riconoscere che un calo della
soddisfazione lavorativa a 40 anni d’età è relativamente comune, può essere
rassicurante. La realtà, purtroppo, è che per molti, l’arrivo della mezza età, anziché
essere un periodo di calma interiore, posta tra la turbolenza della prima età
adulta e le sfide della vecchiaia, risulta essere un periodo di transizione
difficile, segnato da sentimenti di frustrazione e sconforto.
Tuttavia, secondo gli
studiosi, per fortuna questa fase di insoddisfazione intermedia tra le due età
prima evidenziate, risulta essere di natura temporanea. La ricerca ha messo anche
in luce la necessità, per le aziende, di adattare o creare dei propri sistemi
di supporto per i dipendenti intorno ai loro 40 e 50 anni d’età. «Promuovendo
un ambiente che incoraggia lo sviluppo della carriera e la realizzazione
personale, le aziende possono mitigare il potenziale di insoddisfazione del
personale, e migliorare così la cultura generale del posto di lavoro», hanno sottolineato
i ricercatori.
Cari amici, durante la
mia carriera lavorativa ho avuto anch’io i miei momenti di crisi per i fermi della
carriera che, fortunatamente, poi, ha ripreso a funzionare alla grande. Il mio plauso
a questo studio, che, tra l’altro, suggerisce alle aziende di essere maggiormente
sensibili nei confronti dei lavoratori arrivati alle soglie della mezza età, affrontandone,
di volta in volta, le esigenze percepite o manifestate; questo comportamento comprensivo apporterebbe di
certo sensibili benefici all’economia aziendale nel suo complesso.
A domani.
Mario
1 commento:
Pura verità!
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