Oristano 20 febbraio 2025
Cari amici,
Che le urine umane non
fossero un volgare e odoroso liquido di scarto, lo avevano capito anche gli
antichi romani, che ne avevano scoperto le proprietà e la raccoglievano, considerandolo
un prodotto prezioso e utile, tanto che la raccolta veniva addirittura tassata.
C’è chi la usava per sbiancare gli abiti e chi per curare gli animali. Si, nell’antica
Roma le urine erano considerate un “prodotto utilissimo”, che andava a ruba, tanto che veniva adoperato
per la pulizia, per la conciatura delle pelli, come concime e fertilizzante, e persino
come cura per alcune malattie.
Nei tempi della Roma
governata dall’imperatore Vespasiano (ancora oggi gli orinatoi pubblici sono chiamati
col suo nome), l’urina era considerata un prodotto alquanto importante, tanto che l’intelligente
imperatore ebbe l'idea di tassarne la raccolta fatta per uso
"industriale". L'ammoniaca contenuta nelle urine, infatti, veniva
usata anche per sbiancare le toghe! Queste urine venivano raccolte in grandi tini e gli uomini, dopo aver aggiunto della cenere, vi saltavano sopra per amalgamare il composto; il prodotto ricavato contribuiva a sciogliere lo sporco accumulato sui tessuti, realizzando, di
fatto, una sorta di lavatrice, con motore mosso da piedi umani!
Sulla brillante idea venuta
a Vespasiano di applicare le tasse sull’urina utilizzata industrialmente dai
conciatori e i fullones (coloro che lavoravano la lana), furono costretti a
pagare una tassa sulla pipì raccolta nelle latrine pubbliche|! Da ciò derivò, poi, il
famoso detto “PECUNIA NON OLET”, ovvero che il danaro non ha odore. Pare
che Vespasiano abbia proferito questa frase rivolta al figlio Tito, che lo
aveva rimproverato per la decisione di tassare queste deiezioni. Vespasiano la
pronunciò mostrando al figlio una moneta, riscossa proprio il primo giorno in
cui era entrata in vigore la tassa, facendogli capire che il denaro, in realtà,
da qualsiasi affare provenga, non ha mai odore!
Venendo ai giorni nostri,
possiamo dire che l’urina è davvero un liquido umano dal contenuto
interessantissimo. Dalle urine si estrae Azoto, fosforo e potassio: questi i
principali tesori contenuti nell'urina umana. Quando mangiamo, i reni filtrano
i nutrienti in eccesso che il nostro corpo non utilizza, espellendoli
attraverso l'urina. La nostra urina contiene infatti in media di 11 parti di
azoto, una di fosforo e 2,5 di potassio. Una ricchezza di contenuti utilissimi
sia nella preparazione di medicinali che per i fabbisogni dell’agricoltura.
Grazie agli studi sull’urina
e sul suo contenuto, per esempio, molte donne con problemi di fertilità hanno
potuto avere figli. Fu l’interessante studio effettuato da uno studente di
medicina proveniente da una facoltosa famiglia ebrea austriaca, Bruno
Lunenfeld, a scoprire che l’urina delle donne in menopausa conteneva degli ormoni
capaci di stimolare l’ovulazione. Lunenfeld, mentre conduceva delle ricerche,
si imbatté nel precedente lavoro della scienziato Pietro Donini, dell’Istituto
Farmacologico Serono di Roma, il quale era riuscito a estrarre dall’urina di
alcune donne gli ormoni gonadotropi FSH e LH, che stimolano l’ovulazione.
Stando a quanto riporta
Quartz, lo scienziato italiano aveva presto scoperto che i più alti valori di
FSH e di LH si trovano nelle donne in menopausa — questo avviene perché, per
sopperire all’insensibilità delle ovaie all’ovulazione, l’ipofisi produce più
ormoni gonadotropi. Donini aveva in questo modo sviluppato una sostanza, la
cosiddetta ‘gonadotropina umana della menopausa’ (hMG), rinominandola poi
Pergonal in riferimento all’effetto stimolante sulle gonadi dell’FSH e dell’LH.
Lo scienziato aveva ipotizzato sin dall’inizio che il farmaco sarebbe potuto
servire per curare l’infertilità, ma l’articolo scientifico in cui annunciava
tale scoperta rimase nel dimenticatoio — fino a quando Lunenfeld non ne sentì
parlare, nel 1957.
Lunenfeld, entusiasta
della ricerca, decise quindi di fare pressione affinché la Serono producesse il
Pergonal e aiutasse lui e Donini a trovare 400 donne in menopausa disposte a
raccogliere ogni giorno la propria urina. Il problema non era facile da
risolvere. Tuttavia, grazie alle conoscenze che aveva, alla fine le donne si
trovarono, grazie in particolare all’intervento del Vaticano, che concesse l’autorizzazione
alle suore. La Serono istituì tre centri per raccogliere l’urina, che venne
fornita ogni giorno da 600 suore alloggiate in varie case di riposo sparse per
l’Italia. Il liquido veniva poi trasportato nei laboratori di Serono, dove si
procedeva all’estrazione degli ormoni. Nel 1962, per la prima volta, una donna
sottoposta a un trattamento a base di Pergonal partorì una bambina. Con il
tempo la domanda del farmaco crebbe a dismisura, fino a che negli anni Ottanta,
per soddisfare tutte le richieste, servivano 30mila litri di urina al giorno!
Amici, l’interesse per l’urina
umana continua anche in questo millennio! Un recente studio universitario,
sull'opportunità di usare le acque reflue urbane in agricoltura, rivaluta
ancora una volta l’urina! Un recente studio effettuato dall'Università di
Henan, in Cina, pubblicato sulla rivista Nature Catalysis, relativo alla
depurazione delle acque reflue urbane, ha elaborato un metodo avanzato per
purificare le acque reflue e convertire l'urea presente nell'urina in
percarbamide, un fertilizzante altamente efficiente e a basso impatto
ambientale. L'urea, comunemente trovata nell'urina, è una sostanza ricca di
azoto, fondamentale per la produzione agricola. Insomma, l’urina, da tanti considerata
semplicemente un rifiuto, in determinate condizioni può rivelarsi un prezioso
"oro liquido" per le pratiche agricole sostenibili.
Cari amici, La ricerca dell’Università
di Henan potrebbe cambiare di molto l’attuale uso dei fertilizzanti. La
necessità di depurare, per un nuovo utilizzo, le acque reflue contribuirebbe anche ad
un miglior uso delle sostanze contenute, che da scarto diventerebbero
materia prima, con profondi favorevoli impatti sull'economia globale,
consentendo una produzione più locale e sostenibile.
A domani.
Mario
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