mercoledì, febbraio 05, 2025

NOI SARDI USIAMO TUTTI I GIORNI, IN SENSO AFFERMATIVO, LA PAROLA “EJA”. IL SUO SIGNIFICATO, PERÒ, NON INDICA SEMPLICEMENTE IL SÌ. LE ORIGINI DI QUESTA PAROLA.


Oristano 5 febbraio 2025

Cari amici,

Siamo in tanti, noi sardi, che, nelle correnti conversazioni quotidiane, usiamo, per dire “sì”, un’espressione unica e affascinante: “EJA”. Se per molti questa è semplicemente una risposta affermativa, in realtà il nostro Eja nasconde ben altri significati reconditi. La storia linguistica e culturale della Sardegna è ricca ed intrigante, e si differenzia non poco dall’italiano, per cui il nostro “Eja” non è semplicemente un “Sì”. Per saperlo partiamo dalle sua origini, che affondano le radici nell’antica lingua sarda, lingua prodotta da un popolo millenario, che ha sempre, nonostante le lunghe dominazioni, mantenuto la sua orgogliosa identità.

Il sardo ha tante, curiose, espressioni linguistiche, e tornando alla parola Eja, andiamo alla scoperta delle sue origini. Mancando la certezza, abbiamo due ipotesi da vagliare sulla origini di questa parola. La prima è che la genesi, secondo gli esperti, potrebbe essere ricondotta proprio all’antica lingua sarda, che nella forma hea o hexa, significava “così è” o “è vero”. Questa origine darebbe ad EJA il significato di una dichiarazione fortemente affermativa, solenne e garantista; insomma, una dichiarazione fortemente affermativa, indicante la certezza di adesione completa a ciò che si stava affermando. Col passare del tempo i termini hea o hexa si sono, poi, trasformati nella forma attuale di Eja.

Una seconda ipotesi, sempre comunque affascinante, è quella che ipotizza che la parola Eja possa essere derivata dall’avverbio latino ETIAM, che significa “certamente, senza dubbio”. In questo caso, il termine deriverebbe direttamente alla tradizione latina, con una sfumatura di insistenza o rafforzamento dell’affermazione. Famosa la frase latina "ETIAM TACERE EST RESPONDERE", usata nel senso rafforzativo che tacere vuol dire, sempre e comunque, "rispondere". Un’ipotesi, quella di derivazione di Eja da Etiam, ugualmente interessante, perché evidenzia come l’evoluzione linguistica in Sardegna possa aver combinato influenze locali con elementi della lingua latina, dando origine a una parola capace di sintetizzare diverse stratificazioni culturali.

Amici, Eja in sardo, in realtà, è un contenitore con mille significati, ovviamente tutti in positivo. Ad esempio, Eja può essere usato per esprimere entusiasmo, come anche in una situazione in cui si vuole sottolineare fortemente un accordo caloroso alquanto gradito. In altri casi Eja può addirittura essere una parola di incoraggiamento, una spinta a sostenere, motivare ulteriormente qualcuno.  Infine, Eja viene anche utilizzato come un “rafforzativo verbale”, per dare maggiore enfasi ad una frase o ad una esclamazione.

Eja, amici, come un altro termine similare “AJÒ (andiamo), è diventato un modo di dire particolarmente rappresentativo del popolo sardo, ovvero un vero e proprio simbolo identitario. Pronunciare EJA significa molto più che dire “sì”! Insomma, parole come Eja sono parole indicanti, per chi le pronuncia, un certo orgoglio di appartenenza, un modo per esprimere con fierezza le proprie radici. Ajò, insomma, è  un termine poliedrico, che racchiude, oltre l'affermazione, la storia e la cultura di un’isola, che ha sempre saputo conservare la propria unicità, anche nel linguaggio.

Con l’Unità d’Italia, purtroppo, come ben sappiamo, si tentò in tutti i modi di “tagliare” la lingua sarda imponendo l’Italiano sia a scuola che nella pubblica amministrazione, etc. Fu una lotta senza quartiere, e i nati come me nella prima metà del secolo scorso, conoscono bene le punizioni comminate fin dalla scuola elementare, quando in aula si cercava di continuare, tra ragazzi, a parlare in sardo! Anche oggi, nonostante a parole si cerchi di riportarla in auge, nel lato pratico poco o niente si vede all’orizzonte. Ciononostante, i sardi non hanno ceduto; tanti hanno continuato a parlare in sardo, nonostante la forte influenza che l’italiano continuava ad avere sul sardo. Si, la resistenza non è mancata, grazie ai “vecchi” che caparbiamente hanno voluto mantenere il nostro linguaggio identitario,  continuando ad usarlo quotidianamente, come possiamo osservare in tanti nostri piccoli centri. È una forte, apprezzabile testimonianza della resistenza linguistica deli sardi, e del loro desiderio di preservare una lingua e una cultura che rendono la nostra isola unica al mondo.

Per noi sardi EJA non è solo una parola affermativa! La sua origine, come detto prima, che potrebbe essere legata tanto all’antico sardo quanto al latino etiam, è comunque un simbolo della nostra antica cultura, mai doma, che ha saputo intrecciare le sue radici con le influenze storiche, ma sempre senza soccombere, senza mai perdere, abbandonare la propria autenticità! Nonostante i diversi tentativi prima accennati, portati avanti per cancellarla, la lingua sarda non è mai morta, e diversi sono oggi i tentativi per trasmetterla alle nuove generazioni. Per chi oggi continua orgogliosamente a parlarla, è una finestra aperta, spalancata, sulla antica storia della Sardegna, una orgogliosa manifestazione di identità e un potente strumento di comunicazione che non vuole tramontare, e che non tramonterà! per questo è necessario trasmetterla alle nuove generazioni!

Cari amici, nella mia lunga vita lavorativa ho avuto modo di vivere in diverse parti della Sardegna. In ogni centro dove sono stato ho cercato di mettermi a disposizione utilizzando la loro forma linguistica, e questo mi ha consentito di vivere con loro, come loro. Qualunque sia la nostra strada nella vita, non rinneghiamo mai le nostre radici, la nostra lingua, le nostre tradizioni, perché è sempre un grande orgoglio essere sardi, vivere e trasmettere la storia e le tradizioni di questa meravigliosa, unica terra. Si, proprio così: per questo il nostro SI è e sarà sempre EJA!

A domani.

Mario

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