Oristano 28 ottobre 2019
Cari amici,
Che la robotica stia
facendo sempre più passi da gigante è un dato di fatto incontestabile. I
sistemi computerizzati hanno iniziato la loro opera sollevando l’uomo dai
lavori più pesanti e faticosi, per arrivare poi anche a sostituirlo in mansioni
fino a poco tempo fa impensabili: utilizzati, addirittura, come selezionatori
del personale, solo per citare una delle ultime mansioni.
Il loro utilizzo ora
spazia a 360 gradi, e le più recenti applicazioni risultano riferite anche al
campo medico e in particolare a quello della disabilità, in aiuto di quelle persone che,
per le ragioni più svariate, non possono muoversi in autonomia. Molti studiosi sono all’opera su questo particolare e importantissimo settore, e oggi la
mia riflessione vuole mettere in luce due delle più recenti ricerche
legate alla disabilità, che hanno messo in campo dei congegni straordinari, davvero incredibili, studiati
per sostenere i soggetti meno fortunati.
Uno degli studi è quello portato
avanti dall’equipe del professor Jonathan Rossiter dell’Università di
Bristol, che ha consentito di creare un paio di “pantaloni robotici” in grado di aiutare i disabili a camminare senza assistenza di altre persone o presìdi, quali stampelle o bastoni. Questa particolare ricerca, che ha ipotizzato l’utilizzo di “un particolare abbigliamento tecnologico”, è stata riportata dal giornale The Conversation. Ecco in che
modo dovrebbe funzionare.
Utilizzando dei muscoli
artificiali morbidi, questi pantaloni imbrogliano i muscoli reali della persona
che li indossa. I muscoli robotici funzionano come muscoli umani, usando
lo stesso tipo di flessione. Questi speciali pantaloncini, attraverso una complicata disposizione di "muscoli artificiali", sono in grado di aiutare l’utente a compiere vari
movimenti: dal camminare all’alzarsi dalla sedia. Rispetto agli esoscheletri
tradizionali per i disabili, questi risultano essere meno rigidi, più
flessibili ed elastici e soprattutto più comodi.
La loro realizzazione è
frutto dell’utilizzo di diverse tecnologie, che, seppure in modo complesso,
portano avanti la giusta stimolazione elettrica funzionale (FES); ciò è reso
possibile grazie a degli elettrodi intrecciati nei pantaloni, posizionati
strategicamente; i muscoli artificiali possono inviare degli impulsi elettrici direttamente
ai muscoli naturali, che in questo modo si contraggono al momento giusto. Una
tecnologia davvero d’avanguardia, che bypassa letteralmente il cervello per
andare a comandare direttamente quei muscoli che il paziente non riesce ad usare da
solo.
Inoltre, grazie a
particolari ginocchiere di plastica che si irrigidiscono tramite un controllo
della temperatura, i pazienti possono stare in piedi anche per diversi minuti
senza difficoltà e senza un particolare sforzo dei propri muscoli. Per ora questi “pantaloni robotici” sono ancora in fase sperimentale, in quanto gli stessi costruttori stanno cercando di risolvere
alcune problematiche legate all’uso quotidiano dello strumento da parte di chi
ha problemi di mobilità, come la durata delle batterie, la miniaturizzazione di
alcuni componenti, la funzionalità del controller, e altri utili accorgimenti.
Probabilmente saranno
necessari ancora degli anni per arrivare ad avere una funzionalità ottimale di questo
ausilio elettronico, ma la strada è sicuramente quella giusta, e i disturbi
della vecchiaia d'ora in poi faranno meno paura. “Siamo tutti destinati a
invecchiare e a dover fare i conti con una mobilità ridotta”, ha dichiarato
il professor Rossiter; “Quel che desideriamo è dare alle persone un
piccolo aiuto che consenta loro di mantenere la propria indipendenza il più a
lungo possibile”.
Il secondo studio
importante relativo al miglioramento della mobilità nelle persone con ridotta
capacità motoria, è quello portato avanti dal Wyss Insistute di Harvard (a
cui si sono aggiunti poi i ricercatori dell’Università del Nebraska). È stato
ideato un esoscheletro (denominato Robotsuit), capace di fornire
assistenza a chi ha bisogno di un sostegno per muoversi. Anche in questo caso
si tratto di particolari “pantaloni robot,” che consentono a chi ha
problemi di spostamento di muoversi più velocemente, tanto che consentono perfino
di correre.
La Robotsuit, che pesa
circa 5 chilogrammi, è composta da un sistema particolare (controllato da un algoritmo)
che si attacca alla parte bassa della schiena di chi lo indossa, ed è in grado
di rilevare quando chi lo indossa “cambia passo”, ovvero fa il passaggio dalla
camminata alla corsa e viceversa; con un sistema di azionamento a cavo, mette
in atto una forza di trazione tra le fasce della coscia e la cintura, generando
una coppia di estensione esterna sull’articolazione dell’anca, lavorando in
tandem con i muscoli glutei.
Philippe Malcolm,
Ph.D., assistente professore all’Università del Nebraska, Omaha ha dichiarato: “Una
volta rilevata una transizione dell’andatura, la tuta regola automaticamente i
tempi del suo profilo di attuazione per aiutare l’altra andatura”. Le
prove effettuate sui tapis roulant hanno consentito di stabilire col calcolo
dell’ossigeno consumato dai tester un calo legato allo stato del metabolismo
del 9,3 per cento durante la camminata e del 4 per cento durante la corsa. Per
ora il prototipo è solo maschile, ma si sta già lavorando per produrre quello
femminile.
Cari amici, come ho detto
all’inizio di questa riflessione, il futuro vedrà la robotica sempre più vicina
all’uomo, sostenendolo in una maniera mai vista prima! Se l’intelligenza
artificiale sarà in futuro solo di particolare supporto all’uomo e non anche
qualcosa che domani potrà sottrargli “spazi vitali”, rendendolo robot-dipende,
è tutto ancora da scoprire! Lo spingersi troppo in avanti non è mai scevro di
pericoli… e proprio per questo i timori della prevalenza della macchina sull’uomo
esistono eccome…
A domani.
Mario
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