Oristano 22 ottobre 2019
Cari amici,
Sull’intelligenza
artificiale, che ogni giorno fa passi da gigante, si versano ogni giorno fiumi
d’inchiostro. Il cervello artificiale, ormai sempre più simile a quello umano,
sta man mano sostituendo quello dell’uomo nella gran parte dei lavori: da
quelli prettamente manuali a quelli più complessi, che richiedono decisioni anche molto ponderate, e questo crea non poca preoccupazione. Ebbene, oggi questo potente
“cervello artificiale” viene preso in considerazione anche per un razionale utilizzo in campo
bellico.
Si prepara una guerra più robotizzata che umana: dagli aerei spia
telecomandati ai droni, dalle nuove armi semoventi (che operano gestite dai computer anche su armi atomiche) ai soldati-robot, dall'analisi computerizzata degli interventi sul campo fatti dall’Intelligence, alla medicina militare. Insomma, l’intelligenza artificiale avanza come un carrarmato, travolgendo il precedente concetto di guerra tradizionale fatta dai soldati in carne e ossa. Il
Ministero della Difesa USA è oggi il più accreditato in questo campo, in quanto continua a riservare a questa nuova
forma di intelligenza extra umana una sempre maggiore attenzione, considerato che
si è rivelata ben più veloce e precisa di quella dell’uomo.
Purtroppo le tensioni fra
i popoli del mondo (in particolare in questo periodo) continuano ad essere
abbastanza forti (basti pensare all’aumentata tensione creata dall’invasione
della Siria da parte della Turchia per il problema dei Curdi), per cui il
Ministero della difesa americano sta accelerando sull’applicazione della nuova tecnologia robotica per creare un
miglioramento sostanziale della nuova branca
dell’esercito Usa che si occupa di Intelligenza Artificiale, ‘The Army AI Task Force’, che sotto la guida dell’AFC
(Army Future Command), sta preparando le guerre del prossimo futuro.
Lo scopo principale degli
USA è quello di continuare ad avere un forte vantaggio militare sugli
avversari, cosa che gli americani da tempo mantengono. Ora, considerato che
all'intelligenza artificiale è stato attribuito un ruolo chiave nelle guerre future,
al Pentagono sono stati assegnati nel bilancio federale per il 2020 fondi abbastanza
importanti, pari a circa un miliardo di dollari. Per i militari americani l’investimento
nella The Army AI Task Force viene ritenuto decisivo per potere
mantenere l’attuale vantaggio militare posseduto, ma che si sta erodendo in
favore dei nuovi armamenti di Cina e Russia, oltre alla crescente corsa agli armamenti
nucleari da parte di Stati che vorrebbero diventare possibili nuovi
protagonisti.
Anche il Joint
Intelligence Center (JAIC) del Pentagono, l’organismo che controlla
tutte le attività di Army AI Task Force, ha visto raddoppiato il suo budget
(oltre 208 milioni di dollari), che verrà ulteriormente aumentato nel 2021. Ma vediamo
in che modo gli Stati Uniti vorrebbero sfruttare ulteriormente l’Intelligenza
Artificiale per i fini militari.
Diversi, come detto, i
campi-chiave individuati dal Ministero della Difesa USA. L’attenzione è
focalizzata sui nuovi sistemi d’arma (soprattutto missilistici), sulle
armi-robot, sull’individuazione degli ‘spazi di battaglia’, sull’analisi
dell’Intelligence e sulla medicina militare. Nell’ultimo rapporto sulla ‘guerra
del futuro’ appena pubblicato, vengono ridefiniti e abbandonati alcuni dei
tradizionali principi che ancora oggi si insegnano nelle accademie, ma tra i
militari Usa la discussione è aperta e spesso contradditoria. Perché non sono
pochi quelli che vedono nell’Intelligenza Artificiale e nel fare gestire
l’apparto militare da algoritmi un grande pericolo: ovvero che venga drasticamente
ridotto il peso della decisione ‘umana’.
Si, amici, è difficile
anche per gli esperti rassegnarsi a farsi governare dagli algoritmi! La nostra
generazione è ancora mentalmente legata al tradizionale campo di battaglia,
dove operano i soldati in carne ed ossa, cosa che nel futuro sarà sempre più
rara, in quanto gli uomini-soldato saranno sempre di meno, sostituiti dai
soldati robot. Il futuro vedrà questi ultimi protagonisti, insieme a droni, alle
navi da guerra senza pilota e alle armi intelligenti, che, insieme, saranno in
grado di eseguire e anche di gestire ordini anche molto complessi, senza commettere
il minimo errore.
Tuttavia i dubbi sul
passaggio delle decisioni agli algoritmi e ai soldati robot esistono eccome! Il
dibattito sull’Intelligenza Artificiale per fini militari continua a
coinvolgere e a far pensare esperti e anche meno esperti. A insinuare dubbi
atroci è soprattutto una questione di etica, presupponendo che un
soldato-robot, struttura senz’anima, potrebbe diventare in un attimo (grazie
all’algoritmo) "Un Robot-assassino”, capace di scatenare senza il
minimo dubbio una guerra lampo, anche nucleare.
Una curiosità. Alla
Carnegie Mellon University di Pittsburgh, a fianco al personale militare,
collaborano al progetto d’avanguardia del Pentagono anche dei ricercatori
civili, alcuni dei quali hanno espresso severe, pubbliche critiche. Anche nelle
strutture di Google diversi ingegneri che lavoravano sui progetti in comune col
Pentagono hanno abbandonato l’azienda; sapete perché? Per mancanza di
condivisione. Una di loro, Laura Nolan, in una recente intervista con il
Guardian ha lanciato un vero e proprio allarme: “Pochissime persone ne
parlano, ma se non stiamo attenti dei Robot assassini potrebbero
accidentalmente iniziare una guerra lampo, distruggere una centrale nucleare e
causare atrocità di massa”. Il pericolo certamente non è da
sottovalutare!
Amici, il futuro
dell’intelligenza artificiale non è certamente solo rose e fiori, e credo
anch’io che presenti rischi dei quali al momento non è facile calcolare la
portata. Sono tuttavia convinto che si andrà comunque avanti; purtroppo abbiamo
già superato da un pezzo il punto di non ritorno!
Spero solo che la
saggezza umana superi il grande desiderio di onnipotenza dell’uomo…
A domani.
Mario
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