Oristano 13 ottobre 2019
Cari amici,
A sentire gli esperti una
possibile soluzione per porre rimedio al riscaldamento globale, di cui i gas
serra sono i primi responsabili, verrebbe proprio dal mare e in particolare dal
suo più grande abitante: la balena. Uno studio recente ha evidenziato che una
efficace soluzione ai pericolosi cambiamenti climatici potrebbe venire direttamente dalla natura e dal suo straordinario equilibrio naturale. La soluzione che cerchiamo verrebbe proprio dal mare, in
quanto ogni balena, pensate, è in grado di assorbire ben 33 tonnellate di Co2, e l’intero
ecosistema di questi cetacei risulterebbe in grado di assorbire l’anidride
carbonica come quattro foreste amazzoniche!
Secondo uno studio dell’IPCC
(Comitato scientifico sul clima dell’ONU), pubblicato sul sito del FMI (Fondo
Monetario Internazionale), una balena, nel corso della sua lunga vita, riesce
ad accumulare, in media, 33 tonnellate di CO2. Al termine della vita, quando questi
cetacei muoiono, affondano nell'oceano portando il carbonio fuori
dall'atmosfera per secoli. Facendo un paragone con un albero, questo assorbe
solo fino a 48 chili di CO2 all'anno! Purtroppo l’uomo, che per decenni ha fatto una caccia
sconsiderata a questo cetaceo, ne ha ridotto drasticamente il numero, tanto
che i biologi stimano che oggi
le popolazioni globali di balene si siano ridotte ad un quarto del numero precedente e addirittura, per alcune specie come le balene blu, l’attuale presenza è stimata in circa il 3 per cento della ordinaria presenza precedente.
le popolazioni globali di balene si siano ridotte ad un quarto del numero precedente e addirittura, per alcune specie come le balene blu, l’attuale presenza è stimata in circa il 3 per cento della ordinaria presenza precedente.
Una vera ripresa
riproduttiva di questa specie potrebbe, dunque, aumentare significativamente la
cattura del carbonio, fino ad assorbire il 40 per cento di tutta l’anidride
carbonica prodotta nel mondo: 37 miliardi di tonnellate! Pensate che per
ottenere lo stesso risultato dovrebbero essere necessari 1.700 miliardi di
alberi, pari a quattro foreste amazzoniche. Ma cerchiamo di capire insieme come
può risultare possibile tutto questo. Ecco cosa hanno messo in evidenza gli
studi accennati prima.
L’elemento più importante
dell’ecosistema marino relativo alle balene è legato alla particolare
digestione di questo cetaceo ed al suo spostamento negli oceani. Gli escrementi
della balena sono infatti ricchi di ferro e azoto, elementi fondamentali allo
sviluppo del fitoplancton; inoltre con i continui spostamenti acquatici
di questo cetaceo, le deiezioni si depositano in parte in fondo al mare e in
parte in superficie, disseminandosi in lungo e in largo per i mari
Questi grossi cetacei, che
scendono in fondo agli oceani poi risalgono in continuazione in superficie, contribuiscono
a nutrire il fitoplancton, che risulta essere lo strumento più efficace di
cattura dell’anidride carbonica. E, secondo i biologi, il fitoplancton è tanto
più abbondante, quante più balene sono in circolazione nei mari. Un mare ricco
di fitoplancton può contribuire a produrre il l 50% di tutto l'ossigeno, ed
anche a catturare circa 37 miliardi di tonnellate di CO2, ovvero circa il 40
percento di tutta la CO2 prodotta. Vi sembra poco?
Si, amici, finora sono state
tentate molte soluzioni per combattere il riscaldamento globale e in che modo catturare
il carbonio direttamente dall'aria e seppellirlo in profondità nella terra; le soluzioni ipotizzate sono risultate non solo complesse ma non validamente testate e pure parecchio costose. Allora
una cosa è certa: bisogna trovare una soluzione perché le balene vengano
protette in tutti i sensi, senza se e senza ma, in quanto il loro straordinario
intervento risulterebbe addirittura a costo zero.
Pensate che se le balene
potessero tornare ai livelli di 4/5 milioni (oggi se ne contano poco più di
1,3 milioni), potrebbe aumentare significativamente la quantità di fitoplancton
negli oceani e di conseguenza la quantità di carbonio catturato ogni anno. “Solo
l’aumento dell'1 per cento della produttività di fitoplancton, grazie
all’attività di una sola balena (questo cetaceo viva circa 60 anni), porterebbe
all'aumento di centinaia di milioni di tonnellate di ulteriore CO2 all'anno,
equivalente alla comparsa improvvisa di 2 miliardi di alberi maturi”, come
viene confermato nello studio pubblicato dal FMI.
Cari amici, quest’ultima
scoperta appare davvero incredibile, considerato che, tra l’altro, risulta
essere anche la più economica e sostenibile. Le soluzioni alternative dell’uomo
per combattere la temperatura globale, come detto prima sarebbero immensamente
più costose e con minori certezze di riuscita.
Per migliorare il pianeta, per evitare di arrivare al “punto di non ritorno”, molte cose dovranno necessariamente cambiare nel mondo, e coloro che governano gli Stati dovranno abbandonare determinate attività industriali, operando in altri modi più ecologici. I tempi per trovare una soluzione adeguata, tra l’altro, non sono certo lunghi. Bisogna agire quanto prima!
Per migliorare il pianeta, per evitare di arrivare al “punto di non ritorno”, molte cose dovranno necessariamente cambiare nel mondo, e coloro che governano gli Stati dovranno abbandonare determinate attività industriali, operando in altri modi più ecologici. I tempi per trovare una soluzione adeguata, tra l’altro, non sono certo lunghi. Bisogna agire quanto prima!
Partiamo allora con la
rivalutazione della balena, un cetaceo che esiste sulla terra da milioni di
anni e che può ancora contribuire a salvarla. Cominciamo subito a proteggere
nuovamente la specie, impedendo qualsiasi operazione a suo danno. Partendo dal
Giappone, per esempio, che ha da poco ripreso la caccia alle balene a scopi
commerciali, dopo 31 anni di interruzione! Facciamo di tutto per impedirlo, ne
va del nostro futuro e in particolare di quello delle nuove generazioni!
Amici salvare le balene
significa salvare noi stessi e questo mondo in pericolo, che di violenze da
parte dell’uomo ne ha subito già tante!
A domani.
Mario
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