Oristano 4 ottobre 2019
Cari amici,
Ogni giorno che passa
sale di tono la discussione sulla possibile concessione del voto ai ragazzi
sedicenni. Si passa da focose prese di posizione che affermano drasticamente che
se possono lavorare possono anche votare, quindi esprimere il loro giudizio nelle urne,
a quelle di segno contrario, che ipotizzano possibili strumentalizzazioni di menti giovani e non consolidate, quindi possibili prede di plagio da parte di gruppi politici navigati. Indubbiamente
il dubbio atroce esiste, e, a ben pensare, già in altri tempi sull’argomento si scatenarono feroci polemiche, con fiumi d’inchiostro versati sui media, senza però arrivare alla meta. Ma vediamo il
perché ed il percome della recente ripresa di questo non trascurabile problema.
L’idea di rilanciare la concessione del voto ai sedicenni, abbassando il diritto di voto è venuta quasi certamente a seguito delle virale “rivoluzione ecologica” lanciata da Greta Thunberg, che ha coinvolto i giovanissimi di tutto il mondo. A lanciarla da noi è stato pochi giorni fa Enrico Letta dalle pagine di Repubblica, ricevendo
consensi da parte degli esponenti politici di Governo, da Luigi Di Maio a
Nicola Zingaretti. L’idea, insomma, viene ritenuta giusta, anzi sacrosanta! Abbassare
la soglia del diritto di voto, si sostiene, è un modo per far capire ai giovani
che oggi ci accusano di aver rubato loro il futuro che sostanzialmente essi hanno
ragione. Un modo, insomma, per dare maggior risalto all’intrapresa via
ecologista imboccata ora dal Governo, che vuole dimostrare di essere consapevole
della necessità di evitare il pericoloso riscaldamento climatico in atto.
La convinzione del
Governo Giallo-Rosso, dopo il rilancio fatto da Enrico Letta, è che oggi il
voto ai 16enni sia non solo possibile ma dovuto, in quanto: “A quell’età
si è già maturi per andare al seggio”. Ma i distinguo di certo non
mancano. A parte la ventata iniziale di entusiasmo, c’è da dire che la gran
parte dei politici, a differenza dei giovani di oggi, fa fatica a percepire la drammatica
urgenza della questione climatica che, se non viene affrontata quanto prima, rischia di far
collassare il pianeta. Ma non c’è solo questa possibile apertura ai giovani a preoccupare
i “senior” politici in carica.
Il nostro in realtà è uno
dei Paesi più “gerontocratici” del mondo, è l’idea di trovarci nel seggio a
votare con un ragazzo di 16 anni non ci affascina proprio! E poi, a guardare
bene dentro il contenitore, il diritto di voto non è solo attivo ma anche “passivo”: nel
nostro paese si può essere eletti solo a 25 anni alla Camera e a 40 al Senato, per
cui l’attuale normativa andrebbe rivista da cima a fondo! Credo che non
pochi siano scioccati all’idea di vedere seduti in Parlamento ragazzini appena vicini
alla maggiore età! Insomma, tra i convinti della “maturità raggiunta a 16 anni" e quelli che invece vedono i giovani di quell’età ancora incapaci di prendere responsabili decisioni autonome, senza il costante supporto dei genitori, c’è un vallo molto grande e
difficile da superare.
Cari amici, che la
discussione sui nostri giovani, sul loro possibile potenziale e sulle loro autonome capacità sia stato ripreso ed anche in modo forte, è indubbiamente positivo.
Personalmente ho numerose amicizie in questa fascia di età e, a modo mio,
suppongo di averne una certa conoscenza. La mia opinione è che loro oggi, nonostante
tutto, non sono ancora pronti per andare al voto, ma questo non toglie che essi
e le loro opinioni debbano essere ascoltate e prese in considerazione, molto
più di quanto si faccia ora.
Negli ultimi anni li
abbiamo esageratamente trascurati; abbiamo lasciato la scuola dove essi si
formano ”priva di fondi”, e questo ha fatto sì che l’istituzione scolastica si è
potuta occupare molto relativamente di loro, sia dal punto di vista culturale
che educazionale; abbiamo lasciato soli i docenti che, con una remunerazione
fra le peggiori d’Europa, non sono stati in grado di supportarli a dovere; abbiamo
lasciato che studiassero in locali precari, poco idonei, privi dei supporti
necessari per la loro formazione; infine abbiamo lasciato sole le famiglie,
alle quali non abbiamo dato la necessaria assistenza economica per consentire
ai loro figli di studiare adeguatamente.
Allora, amici, prima di abilitarli al voto diamoci da fare per formarli meglio. Pensiamo
prima a rinvigorire i settori formativi, a supportare le famiglie, i docenti e a strutturare
al meglio i luoghi di aggregazione sociale, dove i nostri giovani possano
incontrarsi, discutere e dire la loro con la giusta dignità. Senza realizzare
tutto questo, a che pro dare il voto ai ragazzi? Credo che potremo solo cadere
dalla padella nella brace! Le colpe che oggi i giovani ci addebitano non sono
quelle derivanti dal fatto che per ora essi non si possono esprimere con il
voto, ma l’addebito più grave è che “noi li abbiamo abbandonati al loro
destino”, pensando egoisticamente alla nostra generazione e fregandocene
del loro futuro!
Questa è l’amara verità,
cari amici! Proviamo, da persone mature come dovremmo essere, a pensare a loro e non a noi;
pensiamo a costruire il loro futuro e non il nostro! Proviamo ad uscire dal
dorato recinto in cui ci siamo rinchiusi e dove loro non ci sono! Spogliamoci
dell’egoismo che ci fa pensare solo al nostro benessere, e rimbocchiamoci le
maniche per costruire, anche sacrificando il nostro, il loro futuro e quello
delle successive generazioni!
A domani.
Mario
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