Oristano 27 ottobre 2019
Cari amici,
La mia riflessione di
oggi tocca un argomento difficile, che bene o male riguarda un po’ tutti: L’ALTRUISMO.
È questo un sentimento particolare, che prevede “UN ATTO VOLONTARIO DI DONAZIONE”,
ovvero un nostro agire gratuito per dare agli altri un po’ di noi (il nostro
tempo, la nostra professionalità, il nostro denaro); significa sostenere gli
altri senza pensare a ricavarne un compenso o aspettarsi qualcosa in cambio. L’altruismo
è un sentimento nobile, antitetico al suo opposto L’EGOISMO, sentimento gretto quest’ultimo,
orientato costantemente verso se stessi, operando sempre per il proprio
tornaconto.
La domanda che in tanti
si pongono, relativamente agli altruisti, è questa: “Cosa induce una persona
a tendere la mano verso un altro dando aiuto? Che cosa spinge tanti volontari
a donare il proprio tempo, energia e denaro per aiutare a migliorare le
condizioni degli altri, quelli che stanno peggio, ben sapendo di non poter
ricevere nulla di tangibile in cambio?”. Si potrebbe rispondere, senza paura
di sbagliare: “Semplicemente per il nobile desiderio di aiutare chi è in
difficoltà, seppure senza alcun vincolo, obbligo o dovere, se non quello morale”.
C’è da dire, amici, che l’uomo
non nasce buono! Come sostiene il prof. Alberto Maria Comazzi, psicanalista al
Policlinico di Milano, «La parte primitiva dell’Io è legata all’istinto di
conservazione e dunque all’egoismo, ma è l’altruismo il pilastro su cui si sono
costruiti i rapporti umani, il tassello fondamentale per l’evoluzione della
civiltà». Anche la tesi sostenuta dal prof. Steven Pinker, docente di
psicologia all’Università di Harvard a Cambridge (Stati Uniti), va nella stessa
direzione: «I principi morali che ciascuno sente di rispettare sono
pre-programmati nel nostro cervello fin dalla nascita e hanno basi
neurobiologiche».
Essere altruisti, inoltre, non è solo un dovere. Essere altruisti
fa anche bene, alla salute del corpo e dell’anima. Studiando attentamente la nostra
struttura umana, dal cervello al nostro DNA, gli studiosi hanno scoperto che quando
le persone mettono in atto comportamenti altruistici, nel loro cervello aumenta
il flusso sanguigno proprio nelle aree che vengono attivate dalla vista di cose
piacevoli, siano queste una bella donna o un dolce. Come dire che un gesto
generoso, il semplice fare la carità, è già sufficiente a farci sentire bene.
Uno di questi studiosi è il professore di psichiatria alla Emory University di Atlanta
(USA), Gregory Berns, che, utilizzando tecniche di imaging cerebrale, sostiene che
chi fa volontariato prova un reale e tangibile piacere fisico.
Secondo altri studi,
quando si fa del bene si attivano le parti del cervello associate alla fiducia
e al piacere. Il comportamento altruistico, infatti, rilascia endorfine, le
quali producono una piacevole sensazione positiva. Aiutare gli altri, poi,
riduce lo stress e le emozioni negative. Bastano piccoli gesti quotidiani:
aiutare una persona anziana ad attraversare la strada, oppure offrire un gelato
ad un bambino che lo guarda con desiderio, senza la speranza di poterlo comprare.
E non è tutto.
Quando facciamo qualcosa
per gli altri, in realtà aiutiamo anche noi stessi. Secondo alcuni studi,
infatti, l'altruismo riduce il rischio di ammalarsi rispetto a chi vive in un
sistema egocentrico. Le persone che sono orientate verso gli altri, che tendono
una mano spontaneamente, grazie all'attivazione di programmi neuroendocrini
specifici del nostro organismo (che sono antagonisti di quelli tipici dello
stress e dello stato di allerta), beneficiano di uno stato interiore positivo,
non solo dal punto di vista psicologico ma anche fisico.
Secondo uno altro studio,
condotto dai ricercatori dell'Università of British Columbia e pubblicato sul
Journal of Health Psychology, intervenire finanziariamente per aiutare chi ha
bisogno, sostenere un progetto che migliora le condizioni di vita di una
Comunità, o di una famiglia in difficoltà, oppure fare della beneficenza, crea nel
soggetto uno stato di benessere, tale da ridurgli anche i valori della
pressione sanguigna, effetto del tutto simile a quello che si registra in
persone che hanno iniziato un nuovo ciclo di attività fisica oppure una nuova
terapia farmacologica.
Cari amici, personalmente
faccio parte di alcune associazioni, tutte con finalità altruistiche. L’appartenenza
che reputo più soddisfacente per me è quella di essere socio di un club del Rotary International,
quello di Oristano, la cui militanza dura da oltre 28 anni. Il Rotary è una “Associazione
di servizio” che ha per motto “Servire al di sopra dell’interesse
personale”. Diffuso in tutto il mondo, il Rotary conta oltre 1.200mila soci
distribuiti in oltre 33.000 club sparsi nei 5 Continenti. Il suo braccio operativo,
la Rotary Foundation, nelle 6 aree di intervento (sviluppo economico e
comunitario, alfabetizzazione ed educazione di base, salute materna e infantile,
acqua e strutture igienico sanitarie, ricerca della pace e prevenzione dei
conflitti, prevenzione e cura delle malattie) spende ogni anno molti milioni di
dollari. Il suo impegno più grande è stato quello di aver praticamente
debellato la POLIO nel mondo.
Amici, voglio chiudere
questa riflessione con una frase di Raymond Bard: “Solo quando
insegneremo ai nostri figli il valore del rispetto, dell'amore, dell'altruismo
e della cooperazione... invece del valore del denaro e della competizione....
Allora sì che vivremo in un mondo migliore...”.
A domani.
Mario
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