Oristano 21 ottobre 2019
Cari amici,
la recente approvazione
della legge che ha drasticamente ridotto il numero dei deputati e senatori nel
nostro Parlamento nazionale, mi ha spinto oggi a fare questa riflessione con
Voi. Le considerazioni da fare quando avvengono riduzioni così importanti da modificare la rappresentanza popolare in Parlamento, sono molteplici e tutte di gran peso, in quanto suscettibili di creare conseguenze che prescindono dal semplice calcolo economico. Nel nostro caso, "entrando nel merito”, si è continuato a battere sul martellante slogan del “risparmio economico”, strombazzato in lungo e in largo come vessillo di battaglia dal movimento 5Stelle, a prescindere dalla sua reale e concreta utilità. Ma, per non passare da fazioso antagonista dei pentastellati, cerco di analizzare le cose andando con ordine, facendo il punto sul nostro Parlamento partendo dalla sua situazione precedente, ovvero prima della nuova situazione venutasi
a creare con l'approvazione della nuova legge.
Gli attuali parlamentari,
che costituiscono Camera e Senato, sono 945, che, con l’approvazione della
riforma diventeranno 600, con un taglio netto di 345 seggi, che, visto in
percentuale, risulta del 36,5 per cento. In dettaglio, i deputati da 630 si ridurranno
a 400 (con contestuale riduzione anche degli eletti all'estero, che passeranno
dagli attuali 12 a un massimo di 8), mentre i senatori da 315 passeranno
a 200, sforbiciando anche in questo caso gli eletti all’estero che
passeranno da 6 a 4.
Ora, approvata la legge a
grandissima maggioranza, la riforma dovrebbe entrare in vigora non prima del
gennaio 2020, in quanto bisognerà attendere i tre mesi previsti dalla Carta Costituzionale, periodo stabilito per consentire, a chi lo ritenesse necessario, di richiedere lo svolgimento di un referendum. Se si dovesse svolgere la consultazione popolare, l'entrata in
vigore slitterebbe di diversi mesi e sarebbe comunque subordinata alla vittoria
dei sì. Dopodiché serviranno ancora circa due mesi per ridisegnare i collegi elettorali. Ora, se tutto dovesse procedere come stabilito dalla nuova legge, vediamo cosa cambia.
Se prima l’Italia poteva
essere considerata uno dei Paesi con un alto numero di parlamentari, con la
riforma appena approvata il nostro Belpaese diverrà in Europa quello con il
minor numero di deputati in rapporto alla popolazione, con 0,7
"onorevoli" ogni 100.000 abitanti, superando anche la Spagna che
deteneva il primato con 0,8. Ciò significa, grosso modo, 7 onorevoli ogni
milione di abitanti. Con 400 deputati e poco meno di 60,5 milioni di abitanti,
l’Italia avrebbe un rapporto deputati/abitanti pari a 1/151 mila, mentre oggi,
con 630 deputati, il rapporto è di 1/96 mila). Questo significa che ora l’Italia, come rapporto per abitante, passa all'ultimo posto, con il più alto coefficiente dell’Unione europea.
Una riduzione di questa
portata (meno di un rappresentante per 150mila cittadini), cari amici, merita una seria e attenta riflessione. Secondo diversi
studiosi l’Italia è arrivata a questo pericoloso traguardo per il costante
avanzare di quel "Virus di populismo anti-establishment" che negli ultimi
dieci anni ha infettato prima le piazze, poi le aule parlamentari e infine ha
finito per dettare l’agenda del Governo. Cavalcato con forza e determinazione
dal Movimento 5 Stelle, che dello svuotamento del Parlamento fece fin da subito
la sua principale battaglia identitaria, il frutto di questa avvelenata reazione
anti-establishment ha contagiato anche le altre forze oggi al governo (che
nelle votazioni precedenti avevano votato contro), quelle forze che prima erano all'opposizione e che potrebbero averlo fatto per mera sete di "ritorno al potere".
La riforma, strombazzata
come uno straordinario “risparmio di danaro pubblico”, in realtà è solo una
bufala. L’Osservatorio sui conti pubblici italiani, guidato da Carlo Cottarelli,
ha calcolato un risparmio complessivo, tra Camera e Senato, di 81,6 milioni di
euro ogni anno (in 10 anni circa 816 milioni, e non un Miliardo come invece si
tenta di far credere, a partire dalle roboanti dichiarazioni del capo politico
del Movimento 5 Stelle Luigi di Maio.
Si, amici, una cifra che può
essere considerata solo una goccia nel mare magnum del bilancio di un Paese
come l’Italia, che nell’ultimo anno ha visto il debito pubblico crescere di
circa 34 miliardi di euro! Per dare in
modo più chiaro un ordine di grandezza, anche arrotondando a 100 milioni i
risparmi che si avrebbero ogni anno con il taglio dei parlamentari, questa
cifra rappresenta lo 0,005 per cento scarso del debito pubblico italiano e un
seicentesimo scarso di quanto spende l’Italia ogni anno di soli interessi su nostro
debito pubblico!
In realtà, dunque, l'aver voluto realizzare questo “poco ponderato taglio”, cari amici, taglio che avrà delle pesanti conseguenze sulla
rappresentanza del popolo in Parlamento, non è certamente per il trascurabile risparmio economico derivante, ma è frutto della cercata vittoria del populismo sulla democrazia, cavalcato da chi ben sappiamo. L'evidente peggioramento del rapporto
elettori/eletti comporterà la diminuzione ulteriore dei rappresentanti in Parlamento delle
zone periferiche, quelle più trascurate, oggi sempre più spopolate e già incredibilmente disagiate, che saranno sempre più abbandonate a se stesse. Una di queste Regioni, lo dico con forza è certamente la Sardegna, che vedrà
assottigliarsi ancora di più l'attuale rappresentanza nel Parlamento nazionale.
Cari amici, l'Italia sta andando verso un futuro di così grande, pesante incertezza, che potrebbe vederci precipitare in un abisso senza fondo. Quando per poter governare un Paese si mettono insieme, per mera sete di potere, forze totalmente diverse, fino al giorno prima contrastanti, tutto può succedere, nulla escluso.
Le forze in campo, però, giorno dopo giorno, non appaiono così coese come vorrebbero far credere. La legge finanziaria mostra crepe sempre più evidenti e anche l'ipotesi di un Referendum sulla legge appena approvata non appare poi così lontana, visto che una raccolta di firme risulta già iniziata; all’entusiasmo iniziale di uno strombazzato “grande risparmio”, poi rivelatosi una Fake News, credo che si stia sovrapponendo un ripensamento, e le cose potrebbero ancora cambiare: le possibilità esistono. E in democrazia, cari amici, il conto presto o tardi lo si paga: il popolo tradito, attraverso il voto, può mandare a casa chi ha, per interessi particolari, violato l'interesse generale!
Le forze in campo, però, giorno dopo giorno, non appaiono così coese come vorrebbero far credere. La legge finanziaria mostra crepe sempre più evidenti e anche l'ipotesi di un Referendum sulla legge appena approvata non appare poi così lontana, visto che una raccolta di firme risulta già iniziata; all’entusiasmo iniziale di uno strombazzato “grande risparmio”, poi rivelatosi una Fake News, credo che si stia sovrapponendo un ripensamento, e le cose potrebbero ancora cambiare: le possibilità esistono. E in democrazia, cari amici, il conto presto o tardi lo si paga: il popolo tradito, attraverso il voto, può mandare a casa chi ha, per interessi particolari, violato l'interesse generale!
Si, amici, ricordiamoci
che la storia è fatta di corsi e ricorsi…
A domani.
Mario
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