La disperazione di una madre
Oristano
26 Novembre 2017
Cari amici,
Quando ho letto la
notizia sui giornali, con grande tristezza mi sono soffermato a pensare, a riflettere. Leggere di una
madre che ha il coraggio di denunciare alle forze dell’ordine il figlio,
latitante per dei reati commessi, non è un fatto usuale, che si verifica
spesso. Per una madre sarda, poi, questo gesto sarebbe stato addirittura qualcosa di così malvagio, così contro ogni regola, che difficilmente sarebbe stato messo in atto. Lo dico con cognizione di causa, in quanto ho conosciuto bene le donne barbaricine per aver soggiornato presso una Comunità del nuorese per oltre 3 anni.
Indubbiamente il legame intenso e straordinario che lega una madre al figlio, a prescindere da qualsiasi evoluzione negativa del suo comportamento, quell’amore immenso che la lega al frutto del proprio ventre, difficilmente le consente di violare, seppur nell’intento di proteggerlo, l'incoscio patto di reciproca unione fiduciaria esistente. Allora mi sono chiesto com'è che una madre, ha potuto mettere in atto un gesto così inusuale, ovvero tradire quel patto fiduciario? Sicuramente per uno scopo ancora più alto, più nobile e altruistico di quello dell'amore ordinario, che diventa amore-sacrificio, amore dolente, che spezza il cuore; un gesto compiuto nel nobile intento di salvaguardare la vita al proprio figlio! Gesto difficilissimo da compiere, che, nel caso che riporto oggi, si è però dolorosamente verificato.
Indubbiamente il legame intenso e straordinario che lega una madre al figlio, a prescindere da qualsiasi evoluzione negativa del suo comportamento, quell’amore immenso che la lega al frutto del proprio ventre, difficilmente le consente di violare, seppur nell’intento di proteggerlo, l'incoscio patto di reciproca unione fiduciaria esistente. Allora mi sono chiesto com'è che una madre, ha potuto mettere in atto un gesto così inusuale, ovvero tradire quel patto fiduciario? Sicuramente per uno scopo ancora più alto, più nobile e altruistico di quello dell'amore ordinario, che diventa amore-sacrificio, amore dolente, che spezza il cuore; un gesto compiuto nel nobile intento di salvaguardare la vita al proprio figlio! Gesto difficilissimo da compiere, che, nel caso che riporto oggi, si è però dolorosamente verificato.
Un gesto immensamente
drammatico, quello compiuto, fatto lucidamente e vissuto con una sofferenza indicibile. Come successivamente è stato definito dalla stessa donna-madre, “Un gesto
necessario e inevitabile”, fatto per evitare che il suo ragazzo potesse
andare incontro a conseguenze peggiori, forse anche alla morte. Ecco, per comprendere meglio, alcuni dettagli
che certamente possono aiutarci a riflettere.
Il figlio della donna è
un giovane di 24 anni, accusato di rapina e furto. Scomparso dalla circolazione dopo i fatti a lui attribuiti, il giovane viene di conseguenza considerato latitante. Eppure questo ragazzo ha già responsabilità di famiglia: convive con una ragazza e da questa compagna incinta, aspetta un bambino. Ora si nasconde, cercando di mimetizzarsi per evitare di
pagare le sue colpe, per evitare l'arresto. La madre soffre immensamente di questa situazione e pensa che
il suo amato figlio sia in grave pericolo, e non solo per la continua ricerca da parte
delle forze dell’ordine. Disperata, senza sapere a che Santo votarsi, vive un intenso travaglio, al pensiero che
il figlio possa finire giovanissimo i suoi giorni, magari ucciso in un conflitto
a fuoco.
Quando pochi giorni fa
il ragazzo è costretto ad uscire dal suo nascondiglio per accompagnare la compagna incinta
in ospedale, la donna, dopo un lungo travaglio interiore, prende una decisione
inusuale: avvertire, nell'intento di salvarlo, le forze dell’ordine che, ricevuta la segnalazione,
arrestano il figlio che finisce in manette in carcere.
Indubbiamente una decisione terribile, quella presa da questa madre coraggio: denunciare il proprio figlio sembra un gesto di grande cattiveria nei suoi confronti, non certo un gesto d’amore, in quanto il figlio ora dovrà scontare una pena di non poco conto in galera. Un gesto poco nobile in apparenza, ma non certo nella sostanza.
Indubbiamente una decisione terribile, quella presa da questa madre coraggio: denunciare il proprio figlio sembra un gesto di grande cattiveria nei suoi confronti, non certo un gesto d’amore, in quanto il figlio ora dovrà scontare una pena di non poco conto in galera. Un gesto poco nobile in apparenza, ma non certo nella sostanza.
Come con lucidità e dolore insieme, la stessa donna ha avuto il coraggio di dire apertamente, il suo è stato un gesto definito “necessario ed
inevitabile”, compiuto per evitare che il ragazzo potesse andare incontro a
conseguenze peggiori, persino alla morte. Il giovane figlio, però, non ha proprio gradito. Il gesto
compiuto a fin di bene dalla mare nei suoi confronti, ha attirato sulla donna l'odio
del proprio figlio. E ora Lei, col cuore martoriato, implora da Lui un riavvicinamento; Lei attende
dal figlio un gesto di pace, nella speranza che sia riuscito finalmente a
capire le motivazioni del suo gesto. Nell’attesa, chiusa nel suo dolore, decide di scrivere una “lettera
aperta” a questo figlio, che Lei ama più di ogni cosa al mondo. Ecco il testo
della lettera, pubblicata dai giornali, dove la donna cerca di spiegare al suo ragazzo
le motivazioni che l'hanno spinta a compiere quel gesto estremo.
Lettera
a mio figlio
"Carissimo
figlio mio, l’altra mattina ho fatto qualcosa che una madre non vorrebbe e non
dovrebbe mai fare: ho tradito la cieca fiducia che tu da 24 anni riponevi me,
consegnandoti nelle mani di qualcuno che di te non sa nulla, se non il tuo nome,
le tue "bravate". È stato un gesto necessario ed inevitabile. Le
notizie frammentarie e confuse che mi giungevano durante la tua assurda latitanza
mi trafiggevano il cuore e, purtroppo, non avevo modo di poterti raggiungere,
aiutarti a ragionare e a trasmetterti il malessere che stavo vivendo.
Ciò
che tanto mi opprimeva era il continuare la solita vita quotidiana che iniziava
la mattina indossando quella "maschera" di normalità e finiva la sera
quando, rientrata a casa, la riponevo sul comodino… Sempre attenta al
telefonino, accertandomi che fosse carico, acceso e che non fossero arrivati
sms che non avessi letto; ansiosa di ricevere un tuo cenno, una tua notizia.
Nel contempo, terrorizzata quando sul display compariva un numero a me
sconosciuto che potesse annunciarmi una disgrazia, un fatale incidente, un
tragico epilogo della tua vicenda.
Il
susseguirsi dei controlli durante il giorno, durante la notte a casa nostra, a
casa di amici e conoscenti, non facevano altro che accentuare l’angoscia di
saperti in pericolo, braccato da ogni forza di polizia in ogni luogo. Spesso
leggevo negli occhi di qualcuno di loro la rabbia e l’accanimento nei tuoi con
confronti, il loro desiderio morboso di volerti prendere quasi come per
aggiudicarsi un "trofeo" da collezionare. Quando se ne andavano,
temevo che, se ti avessero trovato, anche un solo tuo innocente movimento, una
innocua mossa falsa che avresti potuto commettere, avrebbe potuto scatenare una
loro reazione tragica e sproporzionata, decretando un drammatico finale.
Anni
fa morì un tuo carissimo amico, un fratello per te. Ricordo chiaramente le
parole che sua madre mi sussurrò quando mi avvicinai a porgerle le
condoglianze: "Daniela, avrei preferito andare in carcere a fargli visita
per tutta la vita, almeno avrei potuto vederlo, abbracciarlo e parlargli
ancora... Tu sei fortunata!". Il non sapere dove stavi, come sopravvivevi,
dove dormivi, chi potevi incontrare durante il tuo "oscuro" cammino,
mi logorava da mesi. Non c’era più pace nel mio cuore e nella mia testa... ero
una candela la cui fiamma si stava spegnendo giorno dopo giorno, ora dopo
ora...
Quella
mattina ti eri accorto che qualcosa non andava. Forse leggevi nei miei
movimenti l’ansia e l’angoscia che mi rendevano incerta e timorosa. Mentre mi
avvicinavo a te, i nostri occhi sono immersi gli uni negli altri, quasi a
fondersi in un unico sguardo e io mi sentivo come "Giuda" che tradì
suo fratello... Ho abbassato il capo ti ho consegnato a chi ti stava cercando
da troppo tempo... Volevo morire, ma mi convincevo sempre più di aver fatto la
cosa giusta. E poi, il Comandante mi aveva dato la sua parola: niente violenza.
Massima discrezione e rispetto dei tuoi e dei miei diritti di madre. Parola
mantenuta!
Anche
tu, d’altronde, hai dimostrato maturità, saggezza e rispetto del momento così
difficile ed inaspettato. Mentre ti circondavano e ti inducevano a mantenere la
calma, io ti chiedevo perdono per quello che avevo fatto. Tu cercavi miei occhi
ed io, con la morte nel cuore, cercavo i tuoi… Più volte hai ripetuto che mi
avresti odiata per il resto della tua vita.
Odiami
ragazzo mio, odiami finché vorrai... Io, al contrario, continuerò ad amarti con
la stessa intensità di sempre e anche di più. Un giorno ammetterai che, in cuor
tuo, era ciò che volevi anche tu: porre fine a questo supplizio. Forse mi
vorrai incontrare e io avrò la conferma di essere una madre
"fortunata" perché potrò ancora vederti, abbracciarti e parlarti...
Tua madre".
21 Novembre 2017
^^^^^^^^^^^^^^^
Credo che ogni
ulteriore commento sia superfluo.
A domani.
Mario
2 commenti:
Il dovere di un genitore! Complimenti alla salvezza del tuo figlio! Sei davvero una grande Madre!
Il dovere di un genitore! Complimenti alla salvezza del tuo figlio! Sei davvero una grande Madre!
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