Oristano
5 Novembre 2017
Cari amici,
La Luogotenenza per l'Italia Sardegna
dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme (OESSG) domenica 29
Ottobre ha reso omaggio alla sua Patrona, Maria Regina della Palestina a
Sassari, nella storica chiesa di Santa Maria di Betlem. Questa bellissima chiesa
francescana, di costruzione tardoromanica, è sembrata il luogo più adatto,
quest’anno, per rendere omaggio alla Santa Vergine, sua grande protettrice e Patrona.
L’O.E.S.S.G. (lo scrivo
per i miei lettori che poco lo conoscono) è un Ordine cavalleresco cattolico, oggi Associazione
pubblica di fedeli, avente personalità giuridica canonica e civile, retta da un
Cardinale di Santa Romana Chiesa. L’Istituzione è strettamente legata al
Patriarcato Latino di Gerusalemme e può definirsi come l'istituzione
laicale della Santa Sede incaricata di sopperire alle necessità del suddetto Patriarcato,
sostenendone le attività e le iniziative in favore della presenza cristiana in
Terra Santa. La Repubblica Italiana riconosce, ai cittadini italiani ai quali
l’Ordine ha concesso i diversi gradi di onorificenze, il diritto di fregiarsene in tutto il territorio
nazionale, previa istanza dell'insignito da inoltrare a Roma per il tramite delle Prefetture di appartenenza.
In tutte le
Luogotenenze dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro la festa della Beata
Vergine Maria Regina di Palestina è celebrata con grande gioia nell’ultima
Domenica di Ottobre. Fu il Patriarca Luigi Barlassina (1920-1947), in occasione
del solenne ingresso nella Basilica-Cattedrale del Santo Sepolcro in Gerusalemme, il 15 Luglio
1920, durante la consacrazione della Diocesi a Maria, ad invocarla per la prima
volta con il titolo di “Regina di Palestina”. Il legame particolare che lega la
Beata Vergine Maria Regina di Palestina all’Ordine Equestre del Santo Sepolcro,
risale al pontificato di Giovanni Paolo II. Nel 1983, a 50 anni
dall’istituzione della festa sopracitata, Giovanni Paolo II, oggi Santo, – rivolgendosi
ai Cavalieri e alle Dame delle Luogotenenze dell’Italia Settentrionale e
Centrale – li esortò ad essere testimoni di Cristo nella vita quotidiana e
continuare l’opera dell’Ordine in Terra Santa sotto la protezione della Beata
Vergine Maria. Dieci anni dopo, nel 1993, l’allora Gran Maestro dell’Ordine, il
cardinale Giuseppe Caprio, chiese a San Giovanni Paolo II l’elezione della
Beata Vergine Maria Regina di Palestina a Patrona dell’Ordine. Il Santo Padre
rispose il 21 Gennaio 1994 con un decreto che concedeva quanto richiesto.
Domenica 29 Ottobre
scorso, il popolo sardo dei Cavalieri e delle Dame dell’Ordine si è riunito
nella Chiesa sassarese di Santa Maria di Betlem, dopo essersi incontrato negli
anni precedenti in altri Santuari importanti, tutti comunque intitolati alla Beata
Vergine: a Bonarcado nella Basilica di N. S. di Bonacatu, al Rimedio nella
Basilica della Madonna del Rimedio, solo per citare gli ultimi luoghi di culto utilizzati. Quest’anno
la scelta è felicemente caduta sull’antica chiesa sassarese, la cui storia,
anche se sinteticamente, merita davvero di essere ricordata.
Questa chiesa, straordinariamente
bella e ricca, come scrissero il Fara nel XVI secolo e Francesco Vico in quello
successivo, unitamente all’annesso convento dei Frati Minori Conventuali, sorse
su un’area dove in precedenza era ubicato un monastero benedettino. Il Vico
indica l’anno 1106 come data di edificazione da parte del giudice di Torres
Costantino I de Lacon; successivamente avvenne la cessione ai francescani,
arrivati in città, a suo dire, intorno al 1220. Ma le prime notizie documentarie
sulla presenza dei minoriti risalgono al 1274, quando il 22 Novembre il
mercante Gualtieri da Volterra lasciò, nel testamento redatto a Genova, tre
lire in moneta pisana ai frati di Sassari. Anche altri scritti successivi
attestano l’esistenza e l’importanza di questa chiesa.
Il Municipio turritano
esercitò per lungo tempo il diritto di patronato su questa chiesa, testimoniato
dallo stemma della città: la torretta, scolpita nella lunetta del secondo
archetto pensile sul lato settentrionale della chiesa. La chiesa di S. Maria,
come del resto le altre chiese francescane presenti in Oristano e Cagliari, risulta
realizzata a pianta a croce commissa,
con unica navata coperta in legname e transetto, anch’esso con copertura
lignea, su cui si affacciano tre cappelle quadrate voltate a crociera.
Scelta davvero
azzeccata quella di utilizzare questa Chiesa per festeggiare la nostra venerata
protettrice. Dopo l’arrivo con pullman e auto dalle varie parti dell’Isola, i
cavalieri e le dame della Sardegna, guidati dal Luogotenente Grand’Ufficiale
Dottor Efisio Luigi Aste, unitamente ai componenti il Consiglio di Luogotenenza, i
Presidi del Nord e del Sud Sardegna e i Delegati delle 4 Province, rivestiti
con i mantelli e le insegne, hanno, in processione, fatto l’ingresso nella
Chiesa, già colma di fedeli. La celebrazione è stata fatta da Mons. Giancarlo
Zichi, priore della Delegazione sassarese. Al termine della bella cerimonia
un’agape fraterna ha riunito cavalieri e dame presso il ristorante di
Saccargia, ubicato proprio a due passi dalla Basilica, anch’essa inclusa nel
tour della giornata. Dopo la fraterna riunione conviviale, la comitiva si è
spostata verso la Basilica della Santissima Trinità di
Saccargia, in modo da poter godere, sia all’esterno che all’interno, della sua rara
bellezza; chiesa che è considerata una delle più belle testimonianze romaniche in terra sarda, a cui
voglio dedicare un breve percorso storico, ampiamente meritato.
La chiesa della
Santissima Trinità di Saccargia è tra le chiese romanico-pisane più famose
della Sardegna. Fu edificata nel corso del XII secolo dall'Ordine Camaldolese e
consacrata nel 1116, in seguito alla donazione di Costantino I, giudice di
Torres. La basilica faceva parte di un grande complesso monastico di cui sono
visibili i resti sul lato destro della basilica. La denominazione di “Saccargia”
pare derivi da una leggenda, che racconta di una vacca pezzata che ogni giorno
veniva da un lontano pascolo per offrire il proprio latte ai frati e soleva inginocchiarsi sul dorso, in atteggiamento di preghiera, proprio nel
luogo in cui ora sorge la chiesa.
Secondo quanto scritto dal
Tola nel suo Codex Diplomaticus Sardiniae, la chiesa fu sì eretta nel 1116,
ma costruita sulle rovine di un monastero preesistente, come scritto anche nel
Libellus Judicum Turritanorum (in quel tempo nel Giudicato del Logudoro
governavano Costantino I di Torres, figlio di Mariano e la sua consorte Marcusa
di Gunale, discendente degli Arborea. Marcusa, senza figli ma desiderosa di
averne uno, grazie all’intervento della Vergine, apparsale in sogno, ricevette
la promessa di averne uno, in cambio della costruzione, in quel luogo, di una
chiesa in onore e gloria della S.S. Trinità e di un monastero per l’ordine
camaldolese. I due coniugi, desiderosi di compiacere la Vergine, né affidarono
immediatamente la costruzione ai valorosi maestri pisani "mastros
pisanos" e diedero ai monaci i mezzi per l’ampliamento del monastero.
Nell’anno 1117, secondo
il Vico, il giudice e sua moglie vollero consacrare la chiesa sotto il
pontificato di Papa Pasquale II, che per l’occasione comandò che partecipassero
arcivescovi e vescovi, preti, canonici, priori, abati e religiosi. Costantino e
sua moglie Marcusa furono allietati dalla nascita di un figlio che chiamarono
Gonario, il quale governò nel regno di Torres dopo la morte del padre nel 1127.
All'inizio del XV secolo, il governo d’Aragona allontanò i camaldolesi, divenuti
a quanto pare "indegni" per aver perseguito fini terreni, e l’abadia fu affidata alla conduzione
di un abate commendatario. Dal 1820 l’Arcivescovo Turritano fu dotato del
titolo di priore della basilica e all’Università di Sassari vennero attribuiti
i suoi redditi. Dal 1957 la chiesa è sotto la custodia della parrocchia di
Codrongianos.
La struttura della bella
chiesa romanica, come ben spiegato anche dalla guida messa a disposizione, si
presenta abbastanza austera, con la navata centrale monotona; le nudità della
navata sono però spezzate dall’abside, felicemente affrescata con un ciclo
neotestamentario: l’unico del periodo romanico conservato integralmente in
Sardegna. Al centro del catino absidale il Cristo benedicente sul globo è
racchiuso in mandorla ed è affiancato da angeli, arcangeli e serafini; nel
registro mediano un personaggio inginocchiato davanti a San Benedetto precede
la Vergine accompagnata da undici apostoli. Nella fascia sottostante si
stagliano cinque scene della Vita di Cristo: l’Ultima cena, il Bacio di Giuda,
la Crocefissione, il Seppellimento e la Discesa agli inferi.
Cari amici, una gran
bella giornata, quella di Domenica 29 Ottobre, trascorsa in felice comunione
con i Confratelli e le Consorelle della Luogotenenza; grazie anche alla
splendida organizzazione della Delegazione di Sassari e del Presidio del Nord
Sardegna (un ringraziamwnto particolare a Bastianino Casu e Leonardo Tilocca). Una giornata
dedicata non solo al culto ed al ringraziamento alla nostra Patrona, la Vergine
Maria, ma risultata anche utilissima per familiarizzare, tutti insieme, per un ulteriore
arricchimento spirituale e di rinnovata fratellanza.
Grazie, amici, a
domani.
Mario
P.S.
Come
omaggio ai Cavalieri e alle Dame partecipanti, ecco alcune foto-ricordo della bellissima
giornata.
Mario
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