Oristano
23 Novembre 2017
Cari amici,
Se è pur vero che abbiamo
non pochi problemi quotidiani nei nostri piccoli e grandi centri urbani, per smaltire
i nostri rifiuti, pensate a quanto è ben più difficile smaltire i
pericolosissimi rifiuti industriali, a partire da quelli ad altissima
pericolosità come i residui della combustione nucleare. E non è finita! Pensate che è necessario trovare soluzione anche per collocare, nel luogo
più idoneo possibile, i così detti “Rifiuti
Spaziali”, ovvero tutti quei materiali che, dopo aver più o meno a lungo
circolato nello spazio, ricadono poi, esaurita la loro funzione, sulla terra.
A questo scopo, dopo aver studiato a lungo la soluzione più idonea, è stato
predisposto un apposito centro di raccolta chiamato “Point Nemo”, che oggi è considerato “il cimitero spaziale” più
grande del mondo. Dopo aver vagliato diverse soluzioni, uno studio fatto da esperti ha individuato un particolare luogo (un
"cimitero-ripostiglio", insomma) in uno punto della terra definito un “polo di inaccessibilità”, ovvero un particolare punto geografico, il più distante possibile da qualsiasi terra emersa o da
qualsiasi costa. Ora, questo luogo, detto Punto Nemo, viene usato dalle
principali agenzie spaziali per far schiantare, in tutta sicurezza, satelliti e
stazioni spaziali che hanno esaurito il loro compito nello spazio.
Il “Point Nemo”, o
Punto Nemo, è ubicato nella vasta e profonda “distesa oceanica”, lontano da tutto
e da tutti; si trova nell’Oceano Pacifico, esattamente a 2.688 chilometri di
distanza dall’isolotto disabitato di Ducie (vicino alla Nuova Zelanda), da Moto
Nui (a Sud dell’Isola di Pasqua) e Maher Island, in Antartide. Nei fondali dell’Oceano
Pacifico, precisamente nel punto individuato, vi sono oggi decine di migliaia
di detriti altamente tecnologici. Basti pensare che, tra il 1971 e il 2016, le
agenzie spaziali hanno scelto questo luogo per far “ammarare” 263 veicoli
spaziali, inclusa la stazione spaziale russa Mir.
In queste profondità
oceaniche, ammassati uno a fianco o sopra l’altro continuano ad ammarare parti
più o meno grandi di velivoli spaziali. Se è pur vero che la maggior parte dei rottami
finisce col disintegrarsi con l’ingresso nell'atmosfera, è altresì vero che
molte parti dei satelliti, specie quelle di grosse dimensioni, finiscono con lo
schiantarsi sulla superficie dell’oceano, per poi inabissarsi alla profondità
di 3.600 metri, proprio nel.Punto Nemo, nome che è stato scelto in onore del
Capitano Nemo, il protagonista del romanzo “Ventimila leghe sotto i mari” di
Jules Verne. Per ragioni varie (non esclusa la sicurezza) questo luogo è
rimasto a lungo segreto: fino al 1992.
In effetti, tecnicamente,
di Point Nemo fino al 1992 non se ne conosceva l’esistenza, nel senso che nessuno
sapeva dove fosse. Fu un ingegnere croato-canadese, Hrvoje Lukatela, che, utilizzando
un programma informatico geo-spaziale, finì per scoprirlo. Lukatela aveva
compreso che, essendo la Terra tridimensionale, il punto più remoto dell’oceano
doveva essere equidistante da tre diverse linee di costa. E così il punto è
stato praticamente individuato. Successivamente, come spesso avviene, la
località è stata raggiunta fisicamente da un discreto numero di persone. Quale
la motivazione che ha spinto a "passare su quel punto"? La colpa (o il merito, non sappiamo) fu della Volvo Ocean Race.
La Volvo Ocean Race è la
grande e temeraria competizione nautica in cui gli equipaggi di sette barche di
21 metri attraversano gli oceani, sfidando condizioni impossibili, e toccando
nel tragitto anche il famoso Punto Nemo, il punto dell'oceano più lontano da
qualsiasi terra emersa, noto anche come punto di inaccessibilità del Pacifico,
perché è situato nella parte meridionale dell'oceano Pacifico a 2688 km dalle
terre più vicine.
Nel mondo di Poli di inaccessibilità ne esistono diversi: il Polo Nord, per esempio è considerato un polo dell'inaccessibilità, così come il Polo Sud e i Poli Continentali dell'inaccessibilità come il polo eurasiatico in Cina, o il polo meridionale in Antartide, tutti poli molto difficili da visitare, così come quello oggi in argomento, il Punto Nemo.
Nel mondo di Poli di inaccessibilità ne esistono diversi: il Polo Nord, per esempio è considerato un polo dell'inaccessibilità, così come il Polo Sud e i Poli Continentali dell'inaccessibilità come il polo eurasiatico in Cina, o il polo meridionale in Antartide, tutti poli molto difficili da visitare, così come quello oggi in argomento, il Punto Nemo.
Cari amici, come in tanti
sappiamo, la traduzione latina di “Nemo”
significa “nessuno”; un nome adatto per un posto così solitario. Pensate
che con la barca più veloce sono serviti 15 giorni, 10 ore e 37 minuti per
arrivarci. Quando le barche passano da Point Nemo, sono più vicine agli
astronauti sulla Stazione Spaziale Internazionale che a tutti gli altri esseri
umani sul pianeta! Allora, se siete tentati di arrivarci (magari perché siete
tanto curiosi quanto avventurosi) sapete come ci si arriva? È facile: basta inserire
nella Vostra bella e robusta barca queste coordinate nel GPS [45º52.6S, 123º23.6W] e iniziare la
navigazione.
Nell’augurarvi “Buon
viaggio”, però, vorrei ricordarvi che: una volta che sarete arrivati là,
dovrete impiegare (almeno) lo stesso tempo per tornare a terra! Vi servirà un
buon piano, considerato che le condizioni del mare nell’Oceano Pacifico non
sono mai troppo buone. Quindi, partite se possibile in comitiva e godetevi fino
in fondo il famoso Punto Nemo anche
da parte mia!
Ciao, a domani.
Mario
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