Oristano
8 Settembre 2015
Cari amici,
ancora oggi nel Terzo
Millennio, pomposamente definito della “globalizzazione”, oltre 700 milioni di
persone non hanno accesso all'acqua pulita e potabile. Sono tantissime le
persone, in particolare bambini, che nel Terzo Mondo muoiono per l’acqua
inquinata. Tante le idee circolate negli ambienti scientifici per cercare di
risolvere l’annoso problema, ma in gran parte si sono rivelate non solo costose
ma, soprattutto difficili da realizzare, in luoghi dove manca tutto: dalla
corrente elettrica alle capacità gestionali. Fino a che un’idea semplice ed
allo stesso tempo rivoluzionaria, non è venuta in mente ad una chimica
americana, Theresa Dankovich, responsabile della ricerca alla Carnegie-Mellon
University di Pittsburgh, che ha avuto la brillante idea di progettare un libro
particolare, "The Drinkable Book”, curiosamente definito “Il libro da
bere", in quanto le sue pagine, dove sono scritte le regola da praticare,
sono pagine speciali, capaci di filtrare l'acqua contaminata rendendola
potabile.
Dopo il libro da
leggere, dunque, arriva il libro potabile! Un libro straordinario, che a molti
appare come una magia, e in parte lo è. Una novità interessante, che potrà
essere molto utile, in particolar modo nei Paesi in via di sviluppo. Un anno fa
di questo particolare libro è stato creato il
prototipo, che è stato testato, col
contributo della McGill University del Canada e dell'Università Usa del
Virginia, presso 25 siti in cui l'acqua risultava inquinata: in Ghana, Kenya,
Haiti in Bangladesh. La carta del libro, composta da minuscole particelle di rame e argento ha
dimostrato di poter eliminare più del 99% dei batteri presenti nell’acqua!
Cari amici, io mi sono
posto una domanda: perché si è ricorsi al marchingegno del libro, anziché
utilizzare un altro strumento che avrebbe potuto avere la stessa efficacia?
Perché un libro e non una boccetta contenente lo stesso principio? La risposta
potrebbe essere quella di una doppia valenza; oltre quella sanitaria, di
depurare, anche quella di lanciare un “messaggio di prevenzione”: far capire,
leggendo, la necessità di depurare l’acqua, in modo da evitare di berla inquinata.
Una delle più grandi sfide che le Associazioni umanitarie stanno portando
avanti (vedi la ONG Water Is Life) è quello di “salvare istruendo”, coniugando insieme
salute e istruzione. Portandole avanti
congiuntamente, si agevolano le popolazioni più svantaggiate, che possono imparare,
leggendo e istruendosi, un comportamento igienico più adeguato, partendo proprio dal “libro da
bere”.
Theresa Dankovich, parlando
di questo libro rivoluzionario ha detto: "anche con fonti di acqua altamente
contaminate di milioni di batteri, possiamo raggiungere il 99,9% di purezza
grazie alle nanoparticelle argento e rame. Gli ioni di queste particelle
distruggono batteri di tutte le malattie infettive veicolate dall'acqua come
tifo, colera. Una pagina di questo libro
è sufficiente per purificare fino a 100 litri di acqua e l'intero volume può fornire acqua potabile per quattro anni
ad una persona”.
Attualmente i
"libri potabili" sono fatti a mano, e ora l'obiettivo è quello di
passare ad una fase industriale per consentire un’elevata distribuzione. Chi ne viene
in possesso può usarlo con grande facilità: basta strappare un foglio dal libro
potabile e inserirlo nell’acqua da bere. La pagina ha un’efficacia,
testimoniata dai primi test sul campo, superiore al 99,00%. Con un solo foglio
del libro potabile, pensate, si possono purificare circa 100 litri d’acqua.
Cari amici, come ben
sapete a me l’ironia non è mai mancata! I buoni libri hanno sempre fatto bene
all’uomo, lo hanno migliorato e aiutato a vivere meglio. Tutto lo scibile, frutto
della ricerca e dell’esperienza e messo per iscritto (ce lo insegnano i
capolavori della grande letteratura, ma anche opere minori che nel loro piccolo
sono state in grado di dare sempre qualcosa in più a chi le ha lette), ha consentito di migliorare la formazione delle generazioni, in particolare quelle successive. Ora
culturalmente si aggiunge questo prezioso “Libro da bere” (The Drinkable Book),
che la dottoressa Teresa Dankovich ha presentato con successo a Boston al
250esimo meeting nazionale dell’American Chemical Society.
La scoperta sarà certamente
di grande aiuto alle popolazioni di molte nazioni arretrate, prive dell’elemento
indispensabile qual è l’acqua potabile, mettendole in grado di vivere più
degnamente. Ora è necessario trovare un modo economico di produrre il ‘libro da
bere’ su larga scala, coinvolgendo le grandi aziende internazionali, per passare,
poi, alla sua distribuzione. Nel frattempo sono in corso ulteriori studi per
capire se le pagine/filtro sono in grado di eliminare non solo i batteri, ma
anche altri tipi di microrganismi pericolosi, come i virus.
Amici miei, se è vero che
un libro non si giudica dalla copertina, a maggior ragione, come in questo
caso, la carta con cui sono fatte le pagine del libro è sicuramente più
importante dell'involucro! Una bella idea, quella della dottoressa Teresa
Dankovich, che ha trovato una soluzione semplice per le popolazioni poco
acculturate, facile da spiegare e da capire ma anche bio sostenibile: basti
pensare a quanto sia facile strappare un foglio di carta, a come sia agevole il
suo trasporto e soprattutto il suo smaltimento. L’umanità intera gliene sarà
grata!
Grazie, amici, a
domani.
Mario
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