Oristano
14 Settembre 2015
Cari amici,
tra gli organi interni
il fegato è senz’altro uno dei più importanti: potremmo addirittura dire che
esso rappresenta una specie di centrale di coordinamento di molti altri organi.
Il fegato è una grossa ghiandola posizionata al di sotto del diaframma e si
trova sul lato destro del corpo tra il colon e lo stomaco. È la ghiandola più
voluminosa del corpo umano e svolge un ruolo fondamentale nel nostro metabolismo,
attivando una serie di processi tra cui l'immagazzinamento degli zuccheri, la
sintesi delle proteine, la rimozione di sostanze tossiche dal sangue. Il fegato
produce anche la bile, importante nei processi della digestione. E’ un vero
factotum, potendosi anche sostituirsi ad altri organi: in caso di asportazione
della milza, per esempio, il fegato può sostituirsi ad essa, sopperendo alla funzioni
prima svolte da quest’organo mancante.
Questa perenne e
faticosa attività svolta lo porta ad un super lavoro che fa sì che, anche più
di altri organi, possa essere aggredito da processi tumorali. Oggi, però, grazie
ai costanti progressi della ricerca e della medicina, rispetto a qualche anno
fa molti passi avanti sono stati fatti, e, in molti casi, i tumori presenti in
quest’organo da incurabili sono diventati curabili. Il fegato fortunatamente è
un organo che si rigenera. Esso ha una straordinaria capacità di ricrearsi anche
partendo da un residuo d’organo modesto, riuscendo a ricostituire non solo il tessuto
epatico ma anche i vasi sanguigni che lo irrorano. Questa proprietà permette,
quando occorre, di asportarne chirurgicamente anche parti consistenti, contando
sul fatto che il tessuto sano rimasto si rigenererà.
Questa sua importante proprietà ha
consentito l’applicazione, nei pazienti malati di tumore, di una nuova tecnica,
che ha preso il nome di “ALPPS”;
essa risulta particolarmente innovativa e, contando proprio sulla rigenerazione
dell’organo, consente di asportare la parte del fegato ‘malata’, anche quando
questa consiste nel sacrificio della maggior parte dell’organo. La differenza della nuova tecnica
rispetto alle precedenti è data dall'intervenire sul paziente non con uno ma con due
interventi; due fasi distinte, che avvengono attraverso una programmazione
prima mai applicata. Ecco in che cosa consiste questa nuova tecnica.
In caso di tumori gravi, che richiedono il sacrificio della maggior parte dell'organo
mettendo a rischio la funzionalità epatica e dunque la vita del paziente, questa
innovativa chirurgia, già testata all'Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, opera in questo modo: con un primo intervento la parte interessata dal tumore viene separata da quella
sana ma non asportata dall'addome; lasciata in loco, questa viene privata del
nutrimento proveniente dalla vena porta, grosso vaso che ha il compito di
convogliare al fegato il sangue proveniente dalla digestione intestinale e
dalla milza, ma non dall'afflusso di sangue arterioso, né dal drenaggio venoso,
per evitare la necrosi di questa parte dell’organo (in questo modo, però, non
si da al tumore la possibilità di estendersi ulteriormente.
Questa procedura,
denominata ‘embolizzazione portale’, "inganna" in un certo senso il
fegato "prima dell'intervento finale di rimozione" (che avviene con un secondo intervento), stimolando in anticipo la
crescita della parte che dovrà sostenere tutto il carico metabolico
dell'organismo dopo la rimozione della parte che conteneva il tumore. Agendo in anticipo sulla rigenerazione epatica si può così
abbassare di molto il rischio di complicanze e di "insufficienza"
della parte d’organo rimasta, consentendo al paziente una maggiore funzionalità
epatica (garantita dalla parte di fegato malata), sufficiente a dare il tempo
alla parte sana di ricrescere.
Così facendo, spiegano
gli esperti, è possibile ottenere in poco tempo un fegato sano e
sufficientemente grande da garantire l’autonoma funzionalità epatica; bastano 9/10
giorni, attraverso l’aiuto della parte di fegato malata, a rigenerare in
maniera sufficiente la parte sana. "Siamo riusciti ad introdurre nel nostro
centro questa pratica in poco tempo - spiega il direttore del
Dipartimento chirurgico dell'Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, Michele
Colledan -; sul piano tecnico è sostanzialmente identica alla divisione del
fegato (split) che applichiamo regolarmente per trapiantare due pazienti con
l'organo di un unico donatore e per cui siamo tra i centri più attivi nel
mondo".
Cari amici, la scienza
avanza sempre, consentendo di “riparare” i danni subiti dal nostro corpo in
modo sempre più innovativo. Oggi i tumori, complici lo stress, la vita moderna
piena di veleni e quant’altro, sono una delle più frequenti cause di morte, e,
per poter migliorare questo nostro vivere sempre più caotico, forse dovremmo
cambiare molte cose, a partire dallo stile di vita. Nessuno è disposto però a
tornare indietro, quando il tempo scorreva in modo molto più lento di oggi ed in un mondo meno carico di veleni, ma
qualche soluzione tampone sarà, comunque, da ricercare!
Ciao, cari lettori, a
domani.
Mario
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