Oristano
9 Settembre 2015,
Cari amici,
produrre acqua potabile,
estratta dall’aria che respiriamo, non è più un pio desiderio, un fantastico disegno di
fantascienza, ma è diventata una concreta realtà,
grazie ad un innovativo progetto, studiato dai nostri cugini svizzeri. La scoperta,
capace di portare anche nelle zone ad alta desertificazione o siccitose, un bene
essenziale come l’acqua. La scoperta ha quasi del miracoloso. Il progetto, denominato ‘AWA MODULA’ (Air to water to air), è
stato creato dalla Start Up SEAS
(Societè de l’eau aérienne Suisse), società di Riva San Vitale (Canton Ticino),
che ha progettato e realizzato un sistema particolarmente innovativo di
produzione idrica dall’aria; il prototipo è stato presentato anche all’Expo2015 di Milano, in
un convegno organizzato nel padiglione della Svizzera, all’interno della
giornata ticinese dedicata all’acqua.
Ma in che cosa consiste
esattamente questo particolare marchingegno che, come una lampada di
Aladino, trasforma l’aria in cui siamo perennemente immersi in innumerevoli
gocce di acqua potabile? Per cercare di capire il difficile meccanismo del
sistema Awa, il Direttore Generale della SEAS, Rinaldo Bravo, ha fornito
un’immagine semplice e diretta: quella di un vecchio frigorifero. “Pensate
al frigorifero della nonna – dice - che a un certo punto andava sbrinato.
Allora la nonna staccava la spina e il ghiaccio cominciava a sciogliersi:
‘pioveva’ acqua dappertutto. Noi dobbiamo fare proprio come per la sbrinatura
del frigorifero: mantenere la temperatura a 2 gradi qualunque sia quella
esterna. L’acqua raccolta viene filtrata e poi resa potabile con l’aggiunta di
sali minerali”.
La moderna tecnologia usata
nel progetto, pensate, è in grado di produrre acqua potabile senza bisogno di partire
da fonti di acqua già esistenti da trattare (mare o fiumi, laghi e acque
reflue), ma utilizzando semplicemente l’aria! Il processo messo in atto dalla
macchina (tra l’altro ad impatto zero) permette di ricavare acqua a volontà
partendo solo dall’aria (fonte praticamente inesauribile); basta posizionare la macchina ovunque ce
ne sia bisogno, avendo necessità per funzionare solo dell’energia elettrica,
reperibile oggi con le fonti alternative come i pannelli solari o il vento. Ciliegina
sulla torta: la macchina, oltre che produrre acqua, eroga al contempo aria
fredda per la climatizzazione e calore per il riscaldamento di acqua sanitaria.
L’azienda Svizzera SEAS,
ha ideato dei macchinari (Awa Modula) modulabili, capaci di produrre quantità
variabili di acqua sino a centinaia di metri cubi, ottenendo acqua potabile in diverse varietà: per
bere, arricchita dei necessari sali minerali, agricolo (per serre e allevamenti), distillata
per uso farmaceutico, ospedaliero o industriale. I sistemi adottati permettono
di produrre quantità d'acqua da 2.500 a 10.000 litri al giorno per
modulo. Insomma, una fonte illimitata e inesauribile di risorse idriche, spesso
carenti o assenti in non poche zone della terra.
In tutta questa
tecnologia fa la sua bella parte anche un Ateneo italiano, l’Università di
Pavia. La Professoressa Anna Magrini, docente di Idraulica, Ambientale ed Energetica che ha collaborato alla realizzazione del progetto, spiega: La
tecnologia è frutto di oltre quattro anni di ricerca e sviluppo e garantisce un
impatto ambientale basso o nullo, non rilascia impurità nell'ecosistema locale
e offre una fonte illimitata e inesauribile di acqua potabile". Questo
nuovo sistema di produzione idrica è stato favorevolmente sperimentato ed è già
in funzione in diversi Paesi, dove si è rivelato un vero e proprio toccasana.
La giovane Start Up SEAS, nata nel 2014, alcuni mesi fa ha donato alla Onlus UnaKids, che opera in diverse zone del
mondo in gran parte colpite dalla guerra (per garantire migliori condizioni di
vita in particolare ai minori), un modulo capace di produrre 2.500 litri di
acqua potabile al giorno.
La prima applicazione
del nuovo sistema di produzione idrica è avvenuta in Marocco. Oggi le macchine
sono operanti, anche se ancora in via sperimentale, in alcune zone dell’America
Latina (Messico, Perù, Ecuador), nelle Isole Caraibiche, Nord Africa, Sud
Africa, Libano ed Emirati Arabi.
Rinaldo Bravo, D. G. di
SEAS, nell’intervista sul progetto ha detto: “A 30 gradi di temperatura
dell’aria, 70% di umidità e 21,9 grammi di acqua presente in un metro quadro di
aria, noi possiamo estrarne il 60% che significa, a seconda dell’impianto, dai
2.500 ai 10mila litri di acqua al giorno, modulabili sino a centinaia di metri
cubi, mantenendo l’acqua in ricircolo costante, a temperature corrette, con la
garanzia di una costante e continua sanificazione”.
Cari amici, questa
volta i nostri cugini svizzeri sono stato davvero bravi! La loro invenzione potrà
portare un bene prezioso per la vita, qual è l’acqua, in molte zone aride e in
particolare quelle ad alta desertificazione. In un recente post del mio blog
ho ricordato che il mondo è angustiato da una “grande crisi idrica” e, dunque, questa
innovazione può rappresentare per il mondo intero una prima soluzione alla
crisi globale dell’acqua; ci basti ricordare che oltre 700 milioni di persone in tutto
il mondo non hanno accesso all’acqua potabile e 3,4 milioni muoiono ogni anno
per la mancanza di questo bene o per malattie correlate.
Un grande plauso, dunque, agli inventori di
questo moderno sistema, con l’auspicio che molti Paesi industrializzati
partecipino ai costi di produzione delle macchine e possano contribuire a creare
e/o migliorare situazioni di vita nei Paesi poveri, oggi ai limiti della sopravvivenza.
Grazie, amici, a
domani.
Mario
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