domenica, settembre 27, 2015

COPIARE È UN’ARTE. CHI È SENZA PECCATO SCAGLI LA PRIMA PIETRA! PICASSO: «I MEDIOCRI IMITANO, I GENI COPIANO».



Oristano 27 Settembre 2015
Cari amici,
Anche i professori che oggi insegnano, così come gli scrittori, i pittori, gli autori di commedie, i poeti, i musicisti, tutti, in tutto il mondo, copiano. Copiare è istintivo, è una delle prime cose che la mente umana apprende, a cominciare dalla prima parola che il bambino ripete: mamma, che copia, ripetendola, pur senza comprenderne ancora il significato. A scuola, poi, l’arte del copiare si affina, diventa una continua crescita, un costante immagazzinamento di dati, in quel grande computer qual è la mente umana. Quei professori che oggi insegnano, anche quelli considerati dei geni, dunque, quando erano sui banchi di scuola hanno formato la loro capacità cognitiva, immagazzinando dati precedentemente elaborati da altri. Quale dunque la risultante? Che è difficile, se non addirittura impossibile, trovare un innocente che non abbia mai copiato! Come quando Gesù, arringando quelli che volevano lapidare l’adultera, disse “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”. L’argomento di oggi, come certamente molti di Voi immaginano, è molto delicato, capace di sfuggire di mano anche alla penna più qualificata, perché, il verbo “copiare” ha un arcobaleno di sfumature, una innumerevole quantità di variabili, capaci di mettere in difficoltà anche la mente più esperta. Usando una metafora abusata, potrei affermare che parlare in pubblico del copiare è “come parlare di corda in casa dell’impiccato”! A parole nessuno copia, ma nella realtà tutti copiano!
In realtà tutti, a partire dagli scribi e dagli amanuensi del passato, ieri come oggi, hanno conosciuto e conoscono molto bene quest’arte. Gli scrittori, non solo i mediocri ma anche i grandi, i poeti, i commediografi, gli artisti di ogni disciplina, quando “creano” le loro opere si avvalgono praticamente sempre del déjà vu: impossibile non fare riferimento a quanto già edito in quel campo. E’ mettendo insieme il proprio pensiero con quello degli altri, confrontandosi in continuazione con gli altri, che nella mente di ciascuno prende forma qualcosa di nuovo, fatto di presente e di passato: è questa miscellanea, questo melting pot, che dà la possibilità di costruire una nuova opera. Certo, quest’opera di creazione non è qualcosa di semplice: per realizzarla ci vuole capacità, fantasia e intelligenza; come quando un costruttore, che si trova davanti tanto materiale a piè d’opera, con esso può costruire un bellissimo castello, oppure un anonimo volgare riparo. Sta qui la differenza tra chi sa utilizzare bene il prodotto esistente e chi meno: solo gli stupidi, privi di fantasia, i così detti artisti del “copia e incolla”, sono incapaci di metabolizzare anche le cose più semplici.
Questo processo di rielaborazione avviene, come detto, in tutti i campi dello scibile: letteratura, pittura, scultura, ingegneria, musica, solo per citare campi più importanti. Lo stesso Pablo Picasso, genio pittorico indiscusso, ebbe a sostenere che l’ispirazione avviene osservando gli altri e che «I mediocri imitano, i geni copiano». Anche il mondo dell’informatica non ne è immune, anzi! Il famoso Steve Jobs, in un intervista, ebbe a sostenere: “Picasso ha dichiarato che i buoni artisti copiano, ma i grandi artisti rubano, e noi non ci siamo mai vergognati nell’ammettere di aver rubato grandi idee”.
Cari amici, fin dall’antichità è dimostrato che chi scriveva si serviva di quanto era già noto e scritto in precedenza: copiava Omero, come anche Esiodo, passando per Virgilio Marone e non pochi altri. Sono le biblioteche dei nostri predecessori “gli archivi” da cui possiamo attingere; le fonti conoscitive vengono incrementate in continuazione e la risultante è che da sempre a queste fonti si attinge. Il corretto utilizzo delle fonti però, deve essere un “copiare” inteso in senso creativo, termine che trasformerei più correttamente in “amalgamare”, in quanto sta alla capacità intrinseca di ciascuno saper elaborare il materiale d’altri integrandolo con il proprio pensiero. Anche Dante e Shakespeare, a sentire gli esperti, hanno utilizzato questi canali, rielaborando, poi, quanto analizzato, nel loro particolarissimo stile. Alcuni dei primi drammi del giovane Shakespeare risulta che fossero frutto della “copiatura” di quanto già scritto in precedenza da Christopher Marlowe, celebre e più maturo collega, morto ammazzato nel 1593 vicino a Londra.
Shakespeare e Marlowe erano amici nella vita e frequentavano entrambi le taverne dove discutevano animatamente e, dove, probabilmente, si scambiavano idee e progetti. Marlowe è stato quello che perfezionò e portò ad altissimi livelli il così detto  verso sciolto, che in seguito fu adottato anche da Shakespeare. Dire che Shakespeare ha copiato Marlowe è certamente esagerato, ma dire che sia stato molto influenzato da lui è sicuramente vero, in quanto il famoso drammaturgo vedeva Marlowe come una Musa alla quale ispirarsi.

Oggi, cari amici, che viviamo la rivoluzionaria era della globalizzazione e della “rete”, Internet ha notevolmente aumentato la possibilità di attingere alle fonti esistenti, in tutti i campi. Insomma, mentre ieri amalgamare le idee proprie con quelle degli altri era un lavoro da provetto “artigiano”, oggi con l’informatica (che col copia e incolla ha dato la possibilità a tutti di utilizzare l'esistente) si è creata una vera e propria ‘democratizzazione della creatività’! Anche i meno esperti ora possono provare a diventare “creativi”, e, inevitabilmente, la risultante del nuovo prodotto risulterà di scarsa qualità. Quest’ampia nuova possibilità di attingere in modo tanto semplice al lavoro altrui, ha avuto, tra l'altro, come ulteriore conseguenza, quella di inaridire la propria creatività. Una pericolosa “secchezza” di nuove idee, quella che si sta diffondendo, presente in molti campi dello scibile, triste conseguenza del banale rito del “copia e incolla”.
Una brutta scorciatoia, quest’ultima, che, pur sembrando invitante e semplicistica, altro non fà che far appassire i neuroni del nostro cervello, facendo abortire le possibili idee originali che non verranno mai alla luce. Sicuramente, di questo atteggiamento, è complice l'attuale, frenetico ritmo della vita moderna, che richiede e impone di accorciare sempre di più i tempi; a cui si aggiunge anche il fattore economico: una "spending review" sempre più spinta, capace di ridurre anche i budget più stringati e che costringe psicologicamente anche al risparmio delle idee! A ben riflettere scaturisce una considerazione: migliaia di anni sono passati dal primo evolversi delle grandi civiltà, ma poco o niente è cambiato; del resto, la storia insegna che anche 10 mila anni sono solo un granello di sabbia in un deserto, rispetto all’incommensurabile grandezza del tempo.
Se copiavano Omero e Virgilio, se anche Shakespeare non era immune da questa tecnica, come possiamo condannare gli uomini di oggi che, in qualsiasi campo, usano senza risparmio le nuove tecnologie per allargare i confini della propria mente, spesso inaridita e bisognosa della linfa altrui? L’importante è riuscire ad utilizzare con saggezza quanto disponibile, perché una cosa è amalgamare le proprie idee con quelle degli altri, altro è copiare a man bassa, mettendo in sonno il proprio cervello e limitandosi, stupidamente, a fare il copia e incolla!
Stando attenti, però! Perchè, cari amici, se è vero che Internet ha aumentato enormemente la possibilità di copiare, è anche vero che questo nuovo strumento è capace di mettere subito all’angolo gli sciocchi, quelli che usano brutalmente il lavoro degli altri, in quanto privi di idee proprie. Credo che, come in tutte le cose, anche chi copia deve, prima di farlo, imparare a copiare!
Ciao, a domani.
Mario

Nessun commento: