Oristano
27 Settembre 2015
Cari amici,
Anche i professori che
oggi insegnano, così come gli scrittori, i pittori, gli autori di commedie, i poeti,
i musicisti, tutti, in tutto il mondo, copiano. Copiare è istintivo, è una
delle prime cose che la mente umana apprende, a cominciare dalla prima parola che
il bambino ripete: mamma, che copia, ripetendola, pur senza comprenderne ancora il significato. A scuola, poi, l’arte del copiare si affina, diventa una continua
crescita, un costante immagazzinamento di dati, in quel grande computer qual è la
mente umana. Quei professori che oggi insegnano, anche quelli considerati dei
geni, dunque, quando erano sui banchi di scuola hanno formato la loro capacità
cognitiva, immagazzinando dati precedentemente elaborati da altri. Quale dunque la risultante? Che è difficile, se non addirittura impossibile, trovare un innocente
che non abbia mai copiato! Come quando Gesù, arringando quelli che volevano
lapidare l’adultera, disse “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”.
L’argomento di oggi, come certamente molti di Voi immaginano, è molto delicato,
capace di sfuggire di mano anche alla penna più qualificata, perché, il verbo “copiare”
ha un arcobaleno di sfumature, una innumerevole quantità di variabili, capaci di
mettere in difficoltà anche la mente più esperta. Usando una metafora abusata, potrei
affermare che parlare in pubblico del copiare è “come
parlare di corda in casa dell’impiccato”! A parole nessuno copia, ma nella realtà tutti copiano!
In realtà tutti, a partire dagli
scribi e dagli amanuensi del passato, ieri come oggi, hanno conosciuto e conoscono molto bene quest’arte.
Gli scrittori, non solo i mediocri ma anche i grandi, i poeti, i commediografi, gli artisti
di ogni disciplina, quando “creano” le loro opere si avvalgono praticamente sempre del déjà vu: impossibile non fare riferimento a quanto già
edito in quel campo. E’ mettendo insieme il proprio pensiero con quello degli
altri, confrontandosi in continuazione con gli altri, che nella mente di ciascuno prende
forma qualcosa di nuovo, fatto di presente e di passato: è questa miscellanea,
questo melting pot, che dà la possibilità di costruire
una nuova opera. Certo, quest’opera di creazione non è qualcosa di semplice: per
realizzarla ci vuole capacità, fantasia e intelligenza; come quando un costruttore, che
si trova davanti tanto materiale a piè d’opera, con esso può costruire un
bellissimo castello, oppure un anonimo volgare riparo. Sta qui la differenza tra chi sa
utilizzare bene il prodotto esistente e chi meno: solo gli stupidi, privi di
fantasia, i così detti artisti del “copia e incolla”, sono incapaci di
metabolizzare anche le cose più semplici.
Questo processo di
rielaborazione avviene, come detto, in tutti i campi dello scibile: letteratura, pittura,
scultura, ingegneria, musica, solo per citare campi più importanti. Lo stesso
Pablo Picasso, genio pittorico indiscusso, ebbe a sostenere che l’ispirazione avviene
osservando gli altri e che «I mediocri
imitano, i geni copiano». Anche
il mondo dell’informatica non ne è immune, anzi! Il famoso Steve Jobs, in un
intervista, ebbe a sostenere: “Picasso
ha dichiarato che i buoni artisti copiano, ma i grandi artisti rubano, e noi
non ci siamo mai vergognati nell’ammettere di aver rubato grandi idee”.
Cari amici, fin dall’antichità è dimostrato che chi scriveva si
serviva di quanto era già noto e
scritto in precedenza: copiava Omero, come anche Esiodo, passando per Virgilio
Marone e non pochi altri. Sono le biblioteche dei nostri predecessori “gli
archivi” da cui possiamo attingere; le fonti conoscitive vengono incrementate
in continuazione e la risultante è che da sempre a queste fonti si attinge. Il corretto utilizzo delle fonti però, deve essere un “copiare” inteso in senso creativo, termine che trasformerei più correttamente in “amalgamare”,
in quanto sta alla capacità intrinseca di ciascuno saper elaborare il
materiale d’altri integrandolo con il proprio pensiero. Anche Dante e
Shakespeare, a sentire gli esperti, hanno utilizzato questi canali, rielaborando,
poi, quanto analizzato, nel loro particolarissimo stile. Alcuni dei primi drammi
del giovane Shakespeare risulta che fossero frutto della “copiatura” di
quanto già scritto in precedenza da Christopher Marlowe, celebre e più maturo
collega, morto ammazzato nel 1593 vicino a Londra.
Shakespeare e Marlowe erano amici nella vita e frequentavano entrambi le
taverne dove discutevano animatamente e, dove, probabilmente, si scambiavano idee
e progetti. Marlowe è stato quello che perfezionò e portò ad altissimi
livelli il così detto verso sciolto, che in seguito fu adottato anche da Shakespeare.
Dire che Shakespeare ha copiato Marlowe è certamente esagerato, ma dire che
sia stato molto influenzato da lui è sicuramente vero, in quanto il famoso drammaturgo
vedeva Marlowe come una Musa alla quale ispirarsi.
Oggi, cari amici, che viviamo la rivoluzionaria era della globalizzazione e della “rete”, Internet ha notevolmente aumentato la possibilità di attingere alle fonti esistenti,
in tutti i campi. Insomma, mentre ieri amalgamare le idee proprie con quelle
degli altri era un lavoro da provetto “artigiano”, oggi con l’informatica (che col
copia e incolla ha dato la possibilità a tutti di utilizzare l'esistente) si è creata una vera
e propria ‘democratizzazione della creatività’! Anche i meno esperti ora
possono provare a diventare “creativi”, e, inevitabilmente, la risultante del nuovo prodotto
risulterà di scarsa qualità. Quest’ampia nuova possibilità di attingere in modo
tanto semplice al lavoro altrui, ha avuto, tra l'altro, come ulteriore conseguenza, quella di inaridire la
propria creatività. Una pericolosa “secchezza” di
nuove idee, quella che si sta diffondendo, presente in molti campi dello scibile, triste conseguenza del banale rito del “copia e incolla”.
Una brutta scorciatoia, quest’ultima, che, pur sembrando invitante e semplicistica, altro non
fà che far appassire i neuroni del nostro cervello, facendo abortire le possibili idee
originali che non verranno mai alla luce. Sicuramente, di questo atteggiamento, è complice l'attuale, frenetico ritmo della vita moderna, che richiede e impone di
accorciare sempre di più i tempi; a cui si aggiunge anche il fattore economico: una "spending review" sempre più spinta, capace di ridurre anche i budget più stringati e che costringe psicologicamente anche al risparmio delle idee! A ben riflettere scaturisce una considerazione: migliaia di anni
sono passati dal primo evolversi delle grandi civiltà, ma poco o niente è
cambiato; del resto, la storia insegna che anche
10 mila anni sono solo un granello di sabbia in un deserto, rispetto
all’incommensurabile grandezza del tempo.
Se copiavano Omero e Virgilio, se anche Shakespeare non era immune da questa tecnica,
come possiamo condannare gli uomini di oggi che, in qualsiasi campo, usano senza risparmio le
nuove tecnologie per allargare i confini della propria mente, spesso inaridita e bisognosa della
linfa altrui? L’importante è riuscire ad utilizzare con saggezza quanto disponibile,
perché una cosa è amalgamare le proprie idee con quelle degli altri, altro è copiare a man bassa, mettendo in sonno il proprio cervello e limitandosi, stupidamente, a fare il copia e incolla!
Stando attenti, però! Perchè, cari amici, se è vero che Internet ha aumentato enormemente la
possibilità di copiare, è anche vero che questo nuovo strumento è capace di mettere subito
all’angolo gli sciocchi, quelli che usano brutalmente il lavoro degli altri, in
quanto privi di idee proprie. Credo che, come in tutte le cose, anche chi copia
deve, prima di farlo, imparare a copiare!
Ciao, a domani.
Mario
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