Oristano
4 Settembre 2015
Cari amici,
il fenomeno è ormai
sotto gli occhi di tutto il mondo: migliaia di uomini, donne bambini, imbarcati
in decrepiti e super stipati barconi, lasciano con disperazione le patrie natie
per avventurarsi in mare (a grande rischio della vita), in cerca di raggiungere un agognato
Eden, l’Europa, e allontanarsi così dalla guerra, dalle persecuzioni, dalle
atrocità e dalla fame. È un esodo senza fine, che sta mettendo in crisi un’Europa
che, forse, mai avrebbe immaginato di poter subire un assalto di queste
dimensioni.
La prima reazione delle
varie Nazioni che compongono la Comunità Europea, non è certo stata quella
della solidarietà, della “mano tesa”, verso quella marea che arrivava in cerca
d’aiuto, ma di sorpresa prima e di rabbia poi, arrivando anche a “chiudere i
cancelli”, respingendo l’aiuto richiesto e lasciando alle nazioni rivierasche,
quelle dove avvengono gli sbarchi, a “sbucciarsi
la patata bollente” da sole. La politica dello struzzo, applicata nonostante
le apparenti favorevoli dichiarazioni verbali, continua imperterrita e il grave
problema rimane senza apparente possibilità di soluzione.
In questo blog, come
sapete, ho affrontato diverse volte questo dramma, riportando casi particolari
di comportamenti anomali, ma la mia riflessione di oggi va più sul generale,
cercando di comprendere meglio cosa stia
succedendo realmente, il perché di migrazioni così massicce, di esodi di
milioni di disperati, che lasciano le aree più disastrate del pianete, dislocate
in particolare nella fascia africana e in quella medio orientale. Sembra una ribellione massiccia a condizioni di vita non più accettabili, una ricerca disperata di una "terra promessa" di biblica memoria.
Se è pur vero, come
sosteneva Eraclito, che Pánta rêi, tutto
scorre, che la vita è come un fiume mai fermo ma sempre in movimento, forse ci
eravamo illusi che le migrazioni storiche di millenni or sono sarebbero rimaste
solo un ricordo; che la modernità, con tutto il suo carico tecnologico, le avesse
inderogabilmente cancellate, ma non sarà mai così.. ”La vita è
liquida, tutto si sposta, tutto si muove”, scrive Marco Lodoli in uno dei
suoi innumerevoli post sull’argomento.
Rifacendosi al grande Bauman, che afferma che la società è liquida, sempre in movimento
come l’acqua, aggiunge che è la vita stessa ad essere liquida, come insegnano i
saggi taoisti e lo stesso Eraclito, prima richiamato.
“Tutto scorre, tutto si
trasforma, si sposta, cambia forma, cambia nome. La sostanza dell’esistenza è
il movimento: mentale, fisico, individuale e collettivo. Talvolta le cose
paiono arrestarsi, e la loro immobilità per un poco ci rassicura. Mettiamo in
ordine la libreria, la cantina, la nostra vita, ingrassiamo un poco, stiamo
seduti sul bordo del fiume che rallenta e quasi pare fermo, siamo tranquilli.
Ogni cosa sta al suo posto, ha la sua etichetta, i suoi rigidi collegamenti con
le cose accanto, tutto è incastrato in un paesaggio che pare fisso come una
cartolina. Abbiamo un lavoro che è sempre quello, abitiamo nella casa che fu
dei nostri genitori, abbiamo abitudini serene, conferme quotidiane, gli amici
dei tempi della scuola. Magari in tanta quiete si insinua lentamente il veleno
invisibile della depressione. Questo il pensiero e la visione
della grande questio migrazione, per Marco Lodoli!
Questo impressionante
fenomeno migratorio, con migliaia di persone che, spinte dalla fame, fuggono
dalla guerra, dalle persecuzioni, dalla siccità, da una vita di sofferenze, al
momento non sembra avere facili e rapide soluzioni. Alzare fili spinati non
serve, scrive Lodoli, perché la vita scavalca, travolge, passa comunque. Il
ghiaccio si scioglie e l’acqua riprende a scorrere turbinosa. Arrivano da ogni
luogo gli immigrati, e gli stessi italiani riprendono a partire verso Londra,
Berlino, l’America. Se da un lato proviamo a respingere il flusso, dall’altro
siamo noi ad essere respinti: gli inglesi vogliono arginare in ogni modo gli
sbarchi dei nostri connazionali, Londra è diventata la sesta città italiana nel
mondo, solo quest’anno sono stati quasi cinquantamila i giovani che sono
partiti dal nostro Paese per trovare a Londra nuove occasioni, un lavoro, una
vita migliore.
Cari amici, il problema
è davvero così serio che, giorno dopo giorno, sembra diventare ancora più
spinoso. L’Italia, tra l’altro, è in prima linea e sopporta più di altri Paesi
europei il peso di questa grande migrazione. Senza soluzioni serie e risolutive l'intera Europa
subirà in tempi rapidi cambiamenti così drastici che nessuno
oggi immagina come si presenteranno, nella brutale, reale
e concreta grandezza.
Chissà come si
presenterà il mondo tra due o tre generazioni! Insomma, sarà sempre Pánta rêi, ieri, oggi e domani.
Ciao, a domani.
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