Oristano
17 Aprile 2015
Cari amici,
la mia riflessione di oggi prosegue l'esame dei vizi e delle virtù (iniziato il 3 Aprile). Dopo l'esame della prima virtù cardinale, la Prudenza (post dell'11 Aprile), collocata al primo posto, segue ora la Giustizia. Pur considerata come seconda
virtù, la Giustizia, data la sua importanza, meriterebbe invece il podio di 1^
virtù! Se la Prudenza, infatti, è considerata
il giusto discernimento delle azioni, la Giustizia evidenzia la piena consapevolezza
del fare e del dare a ciascuno il suo, riconoscendo con equità quanto concretamente gli
spetta; il significato di giustizia dunque è quello di ripartire fra tutti, senza preferenze,
i doni ricevuti da Dio.
La «Summa theologiae» (II, II, 58, 1), la famosa opera di S. Tommaso d’Aquino,
considera la Giustizia proprio «la ferma e costante volontà di dare a
ciascuno il suo». Filosofia, questa, che evidenzia tutta quella serie
di azioni che l’uomo dovrebbe adottare e mettere in atto per vivere nel mondo
in pace e armonia, dividendo con equità quanto disponibile, senza egoismi e
prevaricazioni. “Dare a ciascuno il suo”,
cari amici, è un’affermazione a 360
gradi, che non si estrinseca nella semplice e "giusta” retribuzione in
pagamento dell’apporto personale dato da ciascuno, ma va ben oltre.
Dare a ciascuno il
“giusto”, non è un semplice calcolo matematico, non è solo il riconoscere la giusta
mercede, perché non vi è vera giustizia senza il dare con amore: in questo
senso la giustizia è strettamente legata alla carità, atto non complementare quest’ultimo,
ma ugualmente principale: perché giustizia,
carità e amore sono un tutt’uno. Per capire meglio il concetto potremo dire
che ‘dare la giusta mercede all’operaio’
non significa semplicemente pagargli il frutto del suo lavoro, riconoscergli il
corrispettivo per quello che da lui abbiamo ricevuto, ma significa andare più a
fondo: cercando di comprendere i suoi bisogni, e, se possibile, aiutarlo a
soddisfarli. Trattare l’altro con giustizia vuol dire trattarlo come vorremmo
essere trattati noi stessi, se ci trovassimo al suo posto: con la stessa delicatezza,
con la stessa generosità, con la stessa benevolenza.
La giustizia non è (e
non può essere) solo un semplice e arido “concetto
legale”! Se così fosse, basterebbero solo le leggi terrene, senza scomodare quelle Divine, perdendo però, in
questo caso, gran parte del suo ‘vero significato’; la giustizia ridotta a
semplice norma esteriore, perderebbe non
poco del suo valore intrinseco, senza il giuso connubio con le virtù morali. Il reale e pieno significato
di giustizia, inoltre, si sposa felicemente con quello di armonia: vi è un
ordine superiore nel mondo, sia in quello fisico come in quello morale; Senza
la vera giustizia praticata con amore, il mondo, in particolare quello della morale, diverrebbe
asettico, preda dell’inimicizia, dell’aridità dei
sentimenti, oltre che dell’egoismo e della sopraffazione. Giustizia, cari
amici, significa praticare costantemente il bene nei confronti degli altri,
come se lo facessimo a noi stessi.
Passando dalla teoria
filosofica alla vita di tutti i giorni, vorrei chiedere a Voi come pensate che dovrebbe
essere strutturato un “Sistema Politico e Sociale”, regolato secondo giustizia.
Nella mia concezione un Governo giusto dovrebbe sempre, in tutte le situazioni,
operare per il bene comune: stabilire leggi giuste, capaci di rispettare sia
chi si occupa della produzione che chi per essa lavora: massimo rispetto,
dunque, per la proprietà, ma massimo rispetto anche per il lavoro e per chi lo
presta, stabilendo la giusta retribuzione al lavoratore.
La società civile, nel
corso dei secoli e dei millenni, ha attraversato periodi di splendore e periodi
bui. Non sempre, infatti, la giustizia ha trionfato. Si, perché la giustizia è
fatta non solo di semplice imparzialità, ma anche di rispetto, servizio agli
altri, amore e altruismo. L’uomo, sia come singolo che come famiglia, parte
integrante della Società Civile, deve essere costantemente sensibilizzato dalla
struttura civile che governa il contesto sociale, verso il giusto comportamento.
Purtroppo nel Terzo
Millennio che stiamo attraversando, l’ingiustizia sembra aver ripreso forza: il
mondo della globalizzazione sembra aver alimentato il vento
dell’individualismo, dell’egoismo, della prevaricazione, dove il rispetto per
l’altro è scomparso assieme alla solidarietà: con il risultato che il ricco
diventa sempre più ricco, mentre le schiere dei poveri sono sempre più numerose.
Negare il pane a chi ha fame non è solo assenza di carità cristiana, ma mancanza di rispetto verso i propri simili.
Ingiustizia, cari
amici, non è solo non dare a ciascuno il suo, ma anche, per capirci meglio, non
applicare, nelle nostre numerose azioni quotidiane, quel grande codice morale che
dovrebbe sempre accompagnarci! Anche strappare un fiore dal prato per mero
capriccio, come anche strappare le ali di un insetto per crudele divertimento è
praticare l’ingiustizia. La giustizia, non dimentichiamolo, è rispettare sempre
i propri doveri sociali, essere cittadini responsabili nella società, così
come, nella famiglia, onorando il padre e la madre, accudendo i figli e facendosi
carico dei più deboli.
Cari amici, la
Giustizia è rappresentata nell’iconografia corrente dalla spada. Spada che
indica la forza con la quale deve essere applicata, ma anche col significato di
taglio netto, di divisione, tra il bene e il male.
Joseph de Maistre, importante pensatore e diplomatico di origine francese (Chambéry 1753 - Torino 1821) erede di una nobile famiglia, operò come magistrato e nel 1788 fu membro del Senato Sabaudo, nei suoi scritti (fu aspramente critico verso la Rivoluzione francese e l'Illuminismo), a proposito di giustizia, ebbe ad affermare che « La spada della giustizia non ha fodero», per indicare che deve essere sempre pronta, sguainata!
Belle
parole anche se non sempre (anzi, quasi mai) risultano, però, ben applicate.
Ciao, a domani.
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