lunedì, giugno 30, 2025

QUALE SARÀ IL FUTURO PENSIONISTICO DELLE NUOVE GENERAZIONI? I GIOVANI DELLA GENERAZIONE ZETA, ANDRANNO MAI IN PENSIONE?


Oristano 30 giugno 2025

Cari amici,

Chiudo i post di giugno parlando di futuro: quello delle Nuove generazioni. Il loro futuro, quanto alla previdenza pensionistica, è molto nebuloso. Di recente su questo blog ho affrontato il tempa delle pensioni, mettendo il dito sulla piaga sulla situazione attuale, che vede l’INPS, l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, occuparsi non solo di previdenza ma anche di assistenza, quella dovuta dallo Stato. Ebbene, oggi, invece, la mia atternzione è focalizzata proprio sulle “Pensioni future”, quelle che – in teoria – dovrebbero riguardare le nuove generazioni, ovvero Millennials, Generazione Z e quant’altro.

Si, amici, la pensione, per le nuove generazioni corre il rischio di essere proprio “una chimera”, specie per la Gen Z, che vede innalzarsi sempre di più l’età in cui poter uscire dal mercato del lavoro, complice anche il fatto che si entra nel mondo lavorativo sempre più tardi (non più come una volta intorno ai 18/20 anni). L’idea, infatti, di poter andare in pensione, oggi non sfiora nemmeno la maggior parte della Gen Z, per i quali risulta essere proprio un “non pensiero”.

Secondo gli esperti economisti è questa una cruda realtà, tanto che hanno lanciato l'allarme: se ci saranno, le pensioni sono previste alquanto più basse e da percepire in età sempre più avanzata. Che fare, dunque? Quali i correttivi, i provvedimenti per poter tornare a vivere nel giusto equilibrio, ovvero tra lavoro e riposo, al termine dell’attività lavorativa? Indubbiamente qualcosa dovrà essere messa in  pentola! Secondo un’indagine condotta da ANIMA SGR, su un campione di oltre 1000 adulti (oltre 8 italiani su 10, pari all’81%), c'è grande preoccupazione per il futuro pensionistico, in particolare quello delle nuove generazioni, anche se di fatto per ora nulla si intravede all'orizzonte.

Uno dei grandi esperti del settore pensionistico, ovvero l’ex Presidente dell’INPS Tito Boeri, ha avuto modo di riflettere sul problema sul mensile di economia ECO, di cui ora è direttore. Calandosi nei panni dei giovani di oggi, si è posto delle difficili domande: Andremo mai in pensione? Il pensiero di Boeri era diretto proprio ai giovani della Gen Z. Nel corso dell’articolo il grande esperto di previdenza Boeri ha lucidamente fatto la sua analisi. Eccola.

«Le pensioni pubbliche del domani (quelle, per intenderci, erogate dall’INPS) saranno meno generose di quelle attuali. Non tanto perché si andrà in pensione più tardi: questo sarà infatti controbilanciato dalla durata delle prestazioni. Il fatto è che le pensioni non garantiranno più come in passato il mantenimento degli stessi standard di vita che si avevano quando si era al lavoro. Sin ad ora le pensioni mediamente garantiscono circa l’80% del salario percepito sul finire della carriera lavorativa,  per cui la differenza poteva essere colmata da piccoli lavori o da altri redditi, come l’affitto di una casa. È prevedibile, invece, che le pensioni del futuro offriranno attorno al 60% dell’ultimo salario, quindi con un ridimensionamento significativo degli standard di vita dell’età lavorativa», ha concluso Boeri.

Dunque, quale potrà essere il futuro pensionistico per i giovani della Gen Z? Seppure la preoccupazione esista, in realtà questa rimane poco percepita dai più giovani; loro vivono il mondo di oggi non considerando più il lavoro come impegno totale di una giornata, ma solo un mezzo per realizzare i propri sogni! Il lavoro non deve togliere troppo tempo libero e dare maggiore libertà! Si preferisce, infatti, un lavoro precario a uno fisso, purché questo consenta una maggiore libertà e autonomia.  

Amici, la realtà è che anche per loro arriverà l’età della riflessione! Certo, le pensioni cambieranno, perché il sistema pensionistico è già oggi in cambiamento. Una delle ipotesi più probabili è che loro, per affrontare una vecchiaia finanziariamente serena, dovranno integrare l’assegno pensionistico con l’utilizzo della Previdenza complementare. Per fare questo, imitando gli Stati Uniti, i giovani dovranno iniziarla da subito, cominciando a versare già con i primi lavoretti, quelli fatti quando ancora si è agli studi.

Cari amici, Gli esperti del settore raccomandano a tutti i giovani di non sottovalutare la previdenza e la sua possibile integrazione: ovvero creare fin da subito una "previdenza complementare". Solo così si potrà vivere dignitosamente dopo i molti anni di lavoro; questa sicurezza dipenderà molto da loro. Gli esperti sottolineano: "La pensione è anche una loro responsabilità e deve sempre essere gestita con preparazione e consapevolezza, fin dal primo giorno di lavoro, come i giovani americani da tempo ci hanno insegnato". Vale sempre il detto "Prevenire è meglio che curare".

A domani.

Mario

 

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