Oristano 31 gennaio 2025
Cari amici,
Chiudo i post di Gennaio riflettendo con Voi su un argomento che riguarda molto da vicino anche la SARDEGNA: lo spopolamento dei piccoli centri, fenomeno che porta all'estinzione. L'uomo, che per secoli ha
vissuto nel villaggio dove era nato, con lo sviluppo del commercio e dell'interscambio con altri popoli, ha poi
iniziato a “migrare” dai luoghi d’origine, dove viveva in piccoli gruppi, verso
altri luoghi maggiormente popolati, ampliando così gli scambi e le relazioni sociali. Ciò ha creato raggruppamenti sempre più
grandi, diventati successivamente agglomerati sempre più importanti, ovvero delle città. Il fenomeno dell'inurbamento ha
caratterizzato diverse epoche, ma si è consolidato in particolare, con lo
sviluppo dell'industrializzazione dell'Occidente, nel XIX e XX secolo,
proseguendo, poi, seppure con modalità differenti, anche in epoca
contemporanea.
Questi grossi agglomerati
urbani, figli dei grossi insediamenti produttivi e commerciali, in quanto costruiti intorno ai complessi della produzione, sono cresciuti a dismisura, diventando poi anche delle megalopoli. La vita in queste città sempre più grandi risultava molto più attrattiva di
quella precedente vissuta nei piccoli borghi di campagna, in quanto fonte di migliori condizioni
economiche, professionali e sociali. Tuttavia, ai desiati vantaggi, si aggiunsero,
strada facendo, anche degli svantaggi, come una vita frenetica, stressante e piena di rumori, oltre che gravida di inquinamenti, in particolare dell’aria.
Vivere in una metropoli,
in realtà, offre agli abitanti tutta una serie di comodità, come maggiori opportunità lavorative e di
svago, ma, in contropartita, anche una vita molto diversa da quella alquanto serena
vissuta prima in un piccolo centro! Abitare in una grande città significa vivere avvolti da un’aria
irrespirabile, in mezzo ad un caotico traffico che distrugge i nervi, con il costo degli
affitti diventati un grande “mangia-stipendio”, e con uno stress che toglie il sonno.
I giovani, che inizialmente svuotavano i piccoli centri per poter trovare lavoro
nella grande città, oggi non riescono più a viverci, in particolare per i costi
sempre più alti. E non è tutto.
Questo grande esodo verso
le metropoli ha tristemente spopolato le campagne e i piccoli centri, dove sono
rimasti solo i vecchi a presidiare le numerose case deserte, i negozi chiusi e le
colture abbandonate. Il fenomeno, ben presente in Italia, si ripete in molte
altre parti del mondo, tanto che diversi governi hanno allo studio soluzioni per
tamponare la triste emorragia che fa morire i piccoli centri, con l’intento di rinvigorirli, in quanto, altrimenti, si avvierebbero verso l’estinzione. In Europa fra le prime nazioni che sta operando in questo senso c’è
la Svezia, che ha iniziato a muoversi con un certo successo utilizzando un particolare modello: il “CO-HOUSING DI SÄLLBO APARTMENTS”, un innovativo spazio
di vita comune, che viene considerato una soluzione concreta per invertire la tendenza allo spopolamento.
Questo spazio
comunitario, come sostengono gli esperti, parte da un valido presupposto: “La Comunità è una Risorsa Sociale ed
Economica”, capace di invertire l'attuale, negativa situazione. In sintesi, le Comunità vive e interconnesse non sono solo un luogo dove
vivere, ma rappresentano un sostegno sociale, emotivo e persino economico per i
loro abitanti! L’integrazione di giovani, anziani e persone di diverse origini
può essere la chiave giusta per creare un ambiente stimolante e di supporto reciproco.
Nel caso di Sällbo Apartments, negli spazi comuni persone di età e culture diverse convivono e si
impegnano a socializzare e a sostenersi a vicenda. Questo modello non solo
previene l’isolamento degli anziani, ma crea anche nuove opportunità di lavoro
e servizi per i più giovani.
Se riflettiamo sul perché
tanti giovani in passato hanno abbandonato i piccoli centri, ci rendiamo conto che una
delle cause principali è stata la mancanza di opportunità lavorative e di svago.
Ebbene, offrire nuove soluzioni abitative convenienti, spazi di co-working,
accesso a servizi di qualità e agevolazioni per le famiglie potrebbe
incentivare i giovani a rimanere in loco o addirittura anche a richiamare quelli andati
via, per ritornare a vivere nelle zone rurali. Creare ambienti dove le persone
di tutte le età possano supportarsi reciprocamente è un modo per rendere queste
aree nuovamente attraenti e vitali.
Amici, la soluzione del
co-housing e dei servizi condivisi, come quella adottata in Svezia, offre un
esempio concreto di come sia possibile ridurre i costi di affitto e bollette,
migliorando nel contempo la qualità della vita. Spazi comuni dove gli abitanti
possono incontrarsi, cucinare, guardare un film o anche solo chiacchierare,
aiutano a creare un gradito senso di comunità e a combattere l’isolamento. In Italia,
questo modello potrebbe essere replicato adattandolo alle specificità locali,
magari integrando anche artigiani e commercianti, che possono fornire servizi ai
residenti. Invertire l’esodo verso le città è possibile, se riscopriamo il
valore della Comunità come risorsa fondamentale per il benessere e lo sviluppo
economico delle nostre aree interne.
Amici, il problema dello
spopolamento nella nostra amata Sardegna è davvero serio e preoccupante.
Adottare una soluzione di questo tipo credo che darebbe risultati concreti.
Nella nostra isola ricchissima di risorse naturali, fare progetti per
valorizzarle, riscoprire le culturali locali, il turismo sostenibile,
l’agricoltura biologica e le produzioni artigianali, sono tutti filoni che possono
creare reddito e posti di lavoro, oltre che attrarre persone interessate a uno stile di vita più
tranquillo e autentico. Pensare a promuovere e sostenere lo sviluppo delle aree
interne, rendendole economicamente sostenibili e socialmente attrattive, credo
sia una scommessa che può essere caparbiamente vinta.
A domani.
Mario
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