Oristano 25 settembre 2021
Cari amici,
Dopo il noto, tormentato
iter per la concessione, da parte dell’UE,
ai Paesi colpiti dalla pandemia dei fondi necessari per la ripartenza,
all’Italia è stata destinata una somma globale, importante: ben 209 miliardi di
euro, di cui 81 miliardi e mezzo circa come fondi diretti (sussidi) e 127
miliardi come prestiti. Indubbiamente questi fondi (più noti come “Recovery Fund”) concessi all’Italia sono una cifra notevolissima, in grado certamente di
rivoluzionare in positivo la nostra traballante economia, dandole impulso e dinamico
riavvio.
Con il Recovery Plan,
dunque, l’Italia ha un’occasione importantissima per rilanciare la sua crescita
economica in modo sostenibile. Per farlo, però, saranno importanti NON SOLO I SOLDI ma le tanto auspicate
riforme, a partire da quella della
giustizia, a cui aggiungere quella ancora più importante della semplificazione
amministrativa, senza la quale sarà molto difficile spendere le risorse in
arrivo dall’Europa. Si, perché in realtà i fondi non sono il solo problema
(seppure della massima importanza), perché per realizzare la rinascita del
Paese sono necessarie condizioni assolutamente inderogabili: semplificazione
della colossale macchina burocratica esistente e una decisa riforma della giustizia, che possa
dare chiarezza nella gestione degli investimenti.
La sfida che Mario Draghi,
come Presidente del Consiglio, si accinge e portare avanti è quella di riuscire
ad impiegare presto e bene le risorse straordinarie
stanziate dal Recovery Plan; per farlo, però, sarà necessaria la presenza di
meccanismi efficaci e fluidi, non di burocrazia e giustizia lenta e
farraginosa. Ne sono consci gli Italiani, che temono sprechi, corruzione e
burocrazia. Il dato emerge dallo studio "La certificazione accreditata
al servizio del Recovery plan", realizzato dal Censis in
collaborazione con Accredia, l’Ente unico nazionale di accreditamento. In
particolare è stato rilevato che il 75,5% degli intervistati sospetta che dalla
pressione a spendere in fretta possa derivare una riduzione dei controlli,
spianando la strada all’illegalità.
Non dimentichiamo che tra
le condizioni poste dall’Europa all’Italia per la concessione del Recovery Fund
ci sono “le riforme da effettuare”: semplificazione della burocrazia, la
riduzione dei tempi della giustizia, il rilancio del mercato del lavoro, la lotta
alla corruzione e all’evasione, una maggiore occupazione per giovani e donne, il
miglioramento dell’istruzione e la formazione digitale. Purtroppo oggi in
Italia i due cancri più difficili da debellare sono la corruzione e
l’eccesso di burocrazia, che, insieme, paralizzano e sottraggono risorse
alla Comunità. Buona parte degli italiani ne sono proprio convinti!
I dati statistici (rilevati
dal Censis in collaborazione con Accredia), dicono, impietosamente che il 75,8%
degli italiani teme l’eccesso di potere delle burocrazie, il 66,6% che troppe
leggi e regolamenti a cui attenersi possano rallentare l’impiego delle risorse,
il 65,7% che non ci siano garanzie sul fatto che quelli approvati siano i progetti
migliori, il 65% che gli investimenti vengano dirottati su questioni non
prioritarie, con una scarsa ricaduta sulle economie locali e sulla qualità
della vita dei cittadini. Il timore avvertito maggiormente, condiviso
dall’80,4% degli italiani, è che vincano le pressioni delle lobby, gli
interessi particolari, con un orientamento delle risorse verso il vantaggio di
pochi, non a favore dell’intero Paese.
Il “rapporto” del Censis,
chiude con queste parole: "è necessario spendere presto e bene"; questa è dunque
la sfida per le Istituzioni e la Pubblica amministrazione. Servono perciò
strumenti utili a far coesistere la verifica del rispetto delle regole con
l’impiego rapido dei fondi. Negli ultimi anni si sono dimostrati molto efficaci
gli oltre 2.000 organismi e laboratori accreditati del settore Tic
(Testing, Inspection and Certification) con il rilascio di certificazioni per
imprese, professionisti, prodotti e servizi. Certificarli sotto la garanzia
dell’accreditamento significa attestare, velocemente e in modo affidabile, che
sono conformi alle norme.
Con un più ampio ricorso
alla certificazione accreditata verrebbero amplificati anche i benefici
ambientali e sociali, per un valore stimato in 2,2 miliardi di euro annui, con
impatti positivi su ambiente (riduzione di emissioni inquinanti e risparmio
energetico), lavoro (riduzione degli infortuni sui luoghi di lavoro), sicurezza
alimentare (riduzione delle malattie legate al cibo e dei relativi costi
sociali). Ecco perché è auspicabile che ai fondi in arrivo dall’Europa vengano
applicati severi criteri di accesso, che stimolino il ricorso alla
certificazione accreditata.
Cari amici, questa è la realtà: se l’Italia
vuole spendere presto e bene i fondi messi a disposizione non bastano i buoni
progetti, ma è necessario, anzi fondamentale, disporre di strumenti di verifica
che evitino di dare fondi a chi non li merita e, nello stesso tempo,
velocizzare la realizzazione dei progetti accreditati. Saremo capaci di
andare in questa direzione? Non sarà facile, ma conoscendo Draghi credo che possiamo
pensare in positivo.
A domani.
Mario
Nessun commento:
Posta un commento