Oristano 10 settembre 2021
Cari amici,
Qualcuno di Voi credo che
qualche volta, leggendo i miei scritti, avrà pensato che mi capita di ripetermi.
Magari è vero, tant’è che anche oggi voglio iniziare il mio post affermando che
da che mondo è mondo, “Tutto ha un inizio e una fine”, nel senso che la
vita è costituita un ciclo: si nasce si cresce, si invecchia e poi si muore. E,
come la vita fisica, anche la vita sociale, economica e politica, hanno lo
stesso arco temporale: l’Alfa e l’Omega.
Oggi, amici, voglio
parlare del Movimento 5 stelle. Non voglio certo ripercorrere pedissequamente
il loro percorso, ma focalizzare qualche punto del loro cammino che merita di
essere analizzato con attenzione, in quanto certamente capace di far riflettere.
Quando nacque, con i due padri putativi Beppe Grillo e Gian Roberto Casaleggio,
in tempi brevi riuscì a coagulare un consenso che, a mio avviso, è stato anche
superiore alle loro previsioni. Forse molti italiani, stanchi della vecchia politica
lobbistica e affaristica, avevano bisogno di aria nuova, e, con grandi speranze, senza andare troppo per il sottile, si riunirono sotto il manto dei 5 stelle.
Ma le anime dei componenti
di questo movimento erano troppo diverse per cercare di fare insieme un serio e lungo percorso comune, in particolare una volta che il movimento, entrato prepotentemente in Parlamento, era diventato forza
di governo. Una cosa è urlare stando all’opposizione, una cosa è dare vita ai
provvedimenti da varare per il bene del Paese e della sua popolazione. Si tentò di amalgamare
le varie anime con l’istituzione della così detta democrazia popolare, realizzata
mediante il voto on line sulla piattaforma Rousseau gestita da Casaleggio, ma le
diverse anime del movimento, strada facendo, proseguivano a scontrarsi in modo sempre più forte.
Dopo la rottura
definitiva tra Casaleggio junior e il nuovo numero uno dei 5 stelle, Giuseppe
Conte, la piattaforma Rousseau fu definitivamente abbandonata, e Davide Casaleggio, subìto lo smacco, dopo un momento di riflessione, non esitò
a mettere in gioco una "nuova creatura" che al suo interno doveva contenere gli
ideali utopistici del padre. Lo scopo immediato della nuova creatura, però, almeno in apparenza, non sembra quello di fondare un nuovo partito, magari partendo dai “fuoriusciti dal Movimento”. Per
portare avanti le idee del Movimento che fu, Casaleggio ha scelto di
creare un nuova azienda. Una “società benefit”, per l’esattezza. Il suo nome è
Camelot ed è stata fondata il 19 luglio scorso, un mese dopo il divorzio
definitivo tra Casaleggio e la vecchia creatura fondata dal padre oramai in mano a Giuseppe Conte.
Curioso il nome dato alla
nuova creatura: Camelot. Camelot era la mitica fortezza del leggendario
Re Artù! Che Casaleggio voglia ricreare una nuova compagine di “Cavalieri della
tavola rotonda”? Bando alle battute feroci, comunque. In una intervista rilasciata al
Corriere della Sera, Davide Casaleggio, Presidente dell’Associazione Rousseau,
a proposito del litigio e poi della pace formale tra Conte e Grillo, ha dichiarato: “Del
Movimento 5 stelle (originario) con il nuovo statuto presentato non rimane
nulla. A questo punto potrebbe essere apprezzabile che cambiassero anche il
nome di questo diverso soggetto politico che si vuole creare. Credo si sia
perso di vista il Movimento”.
“Si è passati da una
struttura iper-democratica ad una struttura iper-verticistica, in cui nessuno
viene votato, nessuno si può candidare, persino i gruppi locali non possono
esistere se non battezzati da parte di qualche nominato – ha spiegato
Casaleggio – Oggi non mi risulta ci sia alcuna forza politica in Italia con un
vertice di nominati. La paura della libera competizione tra persone e idee, e
del confronto democratico non ha mai portato lontano”.
Casaleggio appare uno che
ha le sue idee, che vuole portare avanti in modo molto chiaro. Parlando del futuro della piattaforma e dell’Associazione
Rousseau, dopo l’abbandono del Movimento 5 stelle, che utilizzerà un nuovo
sistema per interpellare i propri attivisti, ha commentato: “Camelot sarà
una Benefit corporation che perseguirà finalità di beneficio comune ad alto
valore sociale come la promozione della cittadinanza attiva e digitale; abbiamo
deciso di abbracciare questo innovativo modello di fare impresa, sebbene
richieda più responsabilità e sia più impegnativo di altri, perché vogliamo far
radicare un modello concreto che contribuisca alla trasformazione dello
strumento della delega in partecipazione efficace. Abbiamo ricevuto diverse
richieste dai privati, ma valutiamo anche progetti interessanti nell’ambito
politico e istituzionale, perlopiù dall’estero”. Belle parole, certamente, ma a mio avviso con fini ancora poco decifrabili.
Cari amici, credo che il
Movimento sia in un momento di grande delicatezza. Quando in un’associazione,
come avviene anche nelle famiglie, si perde la serenità e la coesione, il futuro
appare molto nuvoloso e denso di incognite. La diaspora porta piano piano alla disgregazione, che spesso porta poi alla definitiva estinzione.
A domani.
Mario
Nessun commento:
Posta un commento