Oristano 9 settembre 2021
Cari amici,
Sarà perché la nostra conoscenza
sarà sempre parziale che continueremo a scoprire tante cose fino all’ultimo
giorno della nostra esistenza, ma l'importante è che rimaniamo sempre curiosi e desiderosi di sapere, di conoscere. Oggi voglio dirvi che sono arrivato all’età di
over 75, senza aver mai saputo nulla della “FACUSSA”, uno strano tipo di cetriolo. Considerata la mia
curiosità, quando ho scoperto la sua esistenza ho voluto capire meglio di cosa si
trattava. Ebbene, della mia ricerca voglio qui fare edotti anche Voi, miei
fedeli lettori, convinto che anche diversi di Voi poco o nulla sanno di questo prodotto. Ovviamente ho voluto aggiungere la storia delle Comunità
tabarkine che vivono nelle isole di San Pietro e di Sant’Antioco, luogo dove la Facussa è proprio di casa.
La Facussa è un
ortaggio simile al cetriolo, dal gusto, però, più dolce e digeribile;
originario della Tunisia, oggi è coltivato anche nel Sulcis (Sardegna SW), risultando
molto apprezzato dalle popolazioni di origine Tabarkina (Calasetta e
Carloforte). Ma vediamo di saperne di più su queste popolazioni, il cui lontano
peregrinare parte dalla Liguria, approdando successivamente prima in Africa e poi in Sardegna.
Tutto iniziò nell’anno
1541 quando a Genova un gruppo di liguri (contadini, marinai e pescatori),
provenienti dai vari centri di Pegli, Prà, Voltri, etc., aderì alla proposta di
un certo Agostino Francesco Nicolò Lomellini di emigrare presso le coste
africane, precisamente sull’isola di Tabarca, per costruire una colonia
commerciale per l’utilizzo delle risorse che quella terra africana poteva
offrire. La nuova Comunità ben presto i sviluppò, in quanto si aggiunsero nel
corso degli anni siciliani, toscani, greci e corsi, attratti dalle possibilità
di guadagno. La Colonia restò viva e operativa per circa 200 anni creando
ricchezza, in particolare alla famiglia Lomellini grazie alle fiorenti attività
lì esercitate.
Ai primi del ‘700 la
florida colonia di Tabarca cominciò a mostrare segni di crisi. L’ingerenza
francese, le richieste sempre più esose dei Bey di Tunisi e di Algeri sui
diritti reclamati per lo loro attività e il diminuito interesse dei Lomellini
che risentivano del declino della Repubblica di Genova, fecero sì' che intorno al 1730 una
parte di tabarkini cominciò a migrare spontaneamente verso Genova, Tunisi,
Biserta e altre località limitrofe tra cui, nei primi mesi dell’anno 1738, un
gruppo che si diresse in Sardegna, nell’intento di colonizzare l’isola di San
Pietro, dove, sotto il re sabaudo Carlo Emanuele III, fondò Carloforte.
Nel settembre del 1770 un
gruppo di 38 famiglie tabarkine residenti oramai a Tunisi chiesero ed ottennero
dal re di Sardegna di essere trasferite anch'esse sulla costa settentrionale sarda, precisamente nell’isola
di Sant’Antioco, dove fondarono una nuova colonia, non lontana da quella di
Carloforte. Dopo un lungo viaggio sull’Ancilla Domini e una quarantena forzata
nel porto di Marsiglia, nei primi giorni di settembre raggiunsero finalmente l’agognata
meta e diedero vita alla nuova colonia di Calasetta. Amici miei, davvero una lunga e sacrificata
storia, quella che ha portato famiglie originarie della Liguria in Sardegna, precisamente
nelle due isole di sant’Antioco e san Pietro.
Tornando all’amore che
gli ex liguri-tabarkini manifestano ancora oggi per
la “Facussa”, vegetale tipicamente presente nella fascia mediterranea africana, questo fatto è l’ennesima testimonianza della loro lunga presenza in Tunisia, a Tabarca. Quando sono emigrati da Tabarca, infatti, essi si sono portati appresso i semi
di questo ortaggio e lo hanno trapiantato nell’isola che li riceveva. Complessivamente,
oggi, la popolazione Tabarkina residente in Sardegna è di circa 9.350 abitanti,
risiedenti nei comuni di Carloforte e Calasetta. Ma vediamo meglio, ora, questo
particolare ortaggio.
La Facussa è una varietà
di cetriolo dolce, particolarmente ricurvo; si raccoglie in fase di immaturità, come si fa con il comune
cetriolo, anche se, contrariamente ai comuni cetrioli, ha il corpo fruttifero più sottile: 2-3 cm, è molto allungato: 30-40 cm. e ritorto. Di colore verde o
striato di colore verde-giallo chiarissimo, non ha escrescenze spinose ma solo
in alcuni casi una leggerissima pelosità; ha un sapore fresco e delicato, ed è il comune
ingrediente di insalate, soprattutto estive, con tonno salato, pomodori e
"galletta", cioè quel biscotto azzimo dei marinai. Purtroppo la facussa non è molto
diffusa, essendo presente quasi esclusivamente nel piccolissimo mercato locale.
La Facussa di solito si consuma
cruda in insalata, quasi sempre accompagnando i piatti a base di tonno. Uno di questi è la
capunadda, chiamato anche il pane dei pescatori, che altro non è che un’insalata molto
fresca, simbolo dell’estate carlofortina. C’è anche un altro piatto che si
prepara con la Facussa: È la spinélla di tonno, una sorta di spezzatino che prevede la cottura della Facussa. “è una ricetta tradizionale di casa, un po’
dimenticata, rimasta solo nella memoria dei più anziani. La
spinélla dissalata per una notte va fatta rosolare con cipolla e olio, di
seguito si sfuma con il vino, poi si aggiungono dadolata di patate e Facussa,
tagliate a rondelle la passata di pomodoro e si lascia cuocere a fuoco lento”, come
spiegano con piacere gli esperti. “Di solito si faceva nelle stagioni in cui le patate non
era tante, così si aggiungeva la Facussa”.
Cari amici, devo dirvi
che sarei proprio curioso di provarla questa Facussa, almeno in insalata, perché
l’idea di restare ignoranti, a me non è mai piaciuta!
A domani.
Mario
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