Oristano
23 luglio 2020
Cari amici,
Le Teredinidi sono una
famiglia di molluschi bivalvi appartenenti all'ordine Myoida (Teredinidae Rafinesque,
1815). Dalle sembianze vermiformi, questi molluschi sono dotati di una piccola
conchiglia che fornisce protezione solo ad una parte del corpo. Possono raggiungere
anche lunghezze importanti, di norma fino ad un metro, con la sezione
corrispondente a circa un dito della mano.
In passato questi vermi-tarlo
erano considerati alquanto pericolosi da chi andava per mare, in quanto,
essendo animali xilofagi divoravano senza risparmio gli scafi di legno, un
materiale che costituiva la loro principale fonte di nutrimento. Le teredini
infatti eleggono come loro habitat naturale i legni infissi o galleggianti in
acque salmastre portuali; li erodono dall’interno, nutrendosi della fibra
legnosa e formando una cannula calcarea interna al legno dove alloggiano. In
poco tempo sono in grado di distruggere anche i più robusti legni conosciuti. Un
pericolo oggi facilmente eliminato, grazie alle particolari vernici protettive
e repellenti, in grado di proteggere gli scafi e impedire quindi alle teredini
di perforare il legno da navigazione.
Di questi particolari
divoratori del legno, in particolare di quello che viaggia per mare, purtroppo,
ancora oggi si sa poco (certamente ne esistono di diverse varietas, anche di
dimensioni eccezionali). Si, proprio di recente le dimensioni di alcuni
esemplari hanno suscitato curiosità tra gli scienziati, anche se fino al 2010
nessuno scienziato aveva ancora potuto studiare un esemplare vivo. Ma batti e
ribatti, la ricerca, con un po’ di fortuna, è riuscita nell’intento: nelle
Filippine è stata scoperta viva per la prima volta una Teredine gigante.
Questo bizzarro bivalve, che
vive nel fango a testa in giù, alloggiato all’interno di un tubo a forma di
zanna, è stato trovato, come detto, per la prima volta “vivo”, anche se la sua
esistenza era conosciuta da secoli. È stato un team di ricercatori
statunitensi, filippini e francesi, guidato da Daniel Distel dell’Ocean Genome
Legacy Center, del Department of marine and Environmental science della
Northeastern University, a scoprire nelle filippine la teredine più grossa e
lunga del mondo. L’esemplare, lungo circa tre metri, nero brillante e con un’appendice
rosa e carnosa, appariva come un essere alieno, preso da un film horror. Si
trovava semisepolto nel fango di una laguna poco profonda, nelle Filippine.
Gli studi subito
effettuati hanno messi in luce che l’animale vive nel fango all'interno di un
lungo tubo di carbonato di calcio secreto dall'animale. Il tubo forma un
involucro per la bestia, inclusa la sua testa. "Se vuole crescere,
essa deve aprire l'estremità di quel tubo, in qualche modo sciogliere o
riassorbire il cappuccio sul fondo, crescere, estendere il tubo verso il basso
nel fango, e poi sigillarlo di nuovo", ha detto uno dei ricercatori.
Il team di ricerca si è poi
imbattuto su una presenza abbastanza numerosa di queste creature grazie ad un
video posto su YouTube e girato da un report televisivo delle Filippine. I
ricercatori hanno così scoperto il luogo dove le teredini erano presenti in
gran numero, ovvero in una laguna piena di legno marcio. I subacquei hanno potuto
così analizzarle per bene, raccogliendone alcune che sono state trovate a circa
3 metri di profondità. Il 75-80 per cento del loro corpo era sepolto nel fango.
Circa mezza dozzina di esemplari sono stati spediti al laboratorio, dove il team ne ha
provvisoriamente aperto uno.
Lo studio effettuato ha
messo in luce caratteristiche particolarissime. Questi animali, che da millenni scavano
nel legno, col passare del tempo si erano trasformati in dei chimici provetti:
per sfaldare e "digerire" il legno collaborano con dei batteri unici nel
loro genere, che oggi gli scienziati credono possano essere una miniera d'oro
per la nostra medicina.
In alcune spedizioni
scientifiche infatti (una è stata documentata da un lungo reportage del New York Times)
si sono ipotizzati e cercati indizi concreti sul come questi particolari batteri, entrati in simbiosi con le teredini, svolgono la loro funzione in questo bizzarro
ecosistema fangoso e difficilmente accessibile; lo studio potrebbe rivelare sorprese davvero utili.
Una di
queste utilità potrebbe essere davvero importante per l’attuale medicina: dare
una possibile risposta alla crescente resistenza agli antibiotici, uno dei
problemi più gravi, letali e urgenti che il mondo scientifico e medico si trova
ad affrontare in questo periodo storico.
Cari amici, indubbiamente
nel Creato c’è ancora molto da scoprire, e l’uomo piano piano, purché non
continui a giocare a fare il Dio per conto suo, potrà trovare le soluzioni ai
tanti e complessi problemi che lo assillano. Rispettando la natura, forse,
potremo davvero capire meglio come essa ci può aiutare.
A domani.
Mario
Nessun commento:
Posta un commento