Oristano 24 luglio 2020
Cari amici,
Gaetano Ranieri, grande
studioso, già professore di Geofisica Applicata all’Università di Cagliari, non
è solo un docente appassionato della sua materia, ma un sognatore- scopritore,
un uomo che ha sempre cercato di volare il più in alto possibile, applicando le
sue non comuni conoscenze sulla geofisica alla scoperta dei tesori del passato.
Si, amici, per Gaetano, amico rotariano che mi onora della sua amicizia, “volare
alto” è una regola di vita, in quanto non si è mai accontentato dello
status quo, ma ha cercato sempre l’innovazione, tesa alla scoperta di qualcosa
che ancora non c’era.
Ho già avuto modo di
parlare di lui su questo blog riferendomi alle macchine da lui inventate (in
primis il georadar) per scoprire, senza muovere un centimetro di terra, cosa si
poteva ancora nascondere nel terreno (come ad esempio dove furono rinvenuti i
“Giganti di Mont’e Prama”), in modo che poi gli archeologi potessero andare a
colpo sicuro, scavando in punti precisi indicati dalle sue incredibili
macchine, veri e propri strumenti capaci di fare la TAC a qualsiasi superficie.
Ebbene, amici, Mercoledì
22 luglio, nei giardini del Museo Diocesano Arborense, Gaetano, con il suo caro
amico e collega universitario prof. Raimondo Zucca, ha voluto stupire i
partecipanti alla serata estiva organizzata dal Museo con i suoi più recenti
studi sull’Ipogeo di San Salvatore di Sinis. Con a fianco il nostro grande
archeologo, prof. Momo Zucca, che lo ha introdotto agli spettatori, ha poi iniziato a parlare della sua bella avventura nel sottosuolo del Sinis.
La conferenza, che aveva
per titolo “Volare nel sottosuolo di San Salvatore di Sinis, per svelare
storie e miti antichi”, ha affascinato il pubblico, riunito nel giardino
del Museo ad ora tarda (le 21,00) per poter godere della leggera frescura
serale.
Dopo i saluti portati da Silvia Oppo, direttrice del Museo, che ha in primis salutato le autorità presenti, dall’Arcivescovo Mons. Carboni, al Vicario Generale Mons. Ghiani, dal Vice Sindaco della città e Assessore alla Cultura Massimiliano Sanna al Sindaco di Santa Giusta Antonello Figus e poi tutti i presenti, è stato il prof. Zucca a prendere la parola, per introdurre nel modo più consono la relazione di Gaetano Ranieri, anticipando sommariamente l’oggetto della conferenza: Quel grande e straordinario “Volo virtuale nel sottosuolo di San Salvatore di Sinis”.
Dopo i saluti portati da Silvia Oppo, direttrice del Museo, che ha in primis salutato le autorità presenti, dall’Arcivescovo Mons. Carboni, al Vicario Generale Mons. Ghiani, dal Vice Sindaco della città e Assessore alla Cultura Massimiliano Sanna al Sindaco di Santa Giusta Antonello Figus e poi tutti i presenti, è stato il prof. Zucca a prendere la parola, per introdurre nel modo più consono la relazione di Gaetano Ranieri, anticipando sommariamente l’oggetto della conferenza: Quel grande e straordinario “Volo virtuale nel sottosuolo di San Salvatore di Sinis”.
Ha poi preso la parola il prof. Gaetano Ranieri, che ha voluto, prima di entrare nei dettagli, fare una doverosa, necessaria premessa. Ha detto che l’esigenza di oggi è quella di cercare di
capire il passato senza usare metodi distruttivi, senza scavare a caso, ma, utilizzando
le nuove tecniche possibili, accedere ai tesori nascosti senza nulla rimuovere,
senza nulla guastare, senza muovere un metro di terra. Come gli spettatori potranno vedere – ha detto - lo
studio effettuato nell’Ipogeo di San Salvatore di Sinis, è stato realizzato con
metodi non distruttivi, mediante l’utilizzo di rilievi multispettrali. “Pensate
di essere un uccello e di lanciarvi da 1000 metri sul villaggio di San
Salvatore di Sinis. Vedreste le case, gli alberi, la chiesa, con un dettaglio
grandissimo, ai 5 cm; potreste fluttuare nello spazio 3D, avvicinarvi alla
terra e poi risalire, potreste vedere anche le anomalie geofisiche rilevate con
il georadar multicanale, attraversarle, conoscerne la densità e quindi
(teoricamente) risalire alla natura del corpo che le ha prodotte; potreste
addirittura penetrare nel terreno e vederle da sotto le anomalie, come se foste una
talpa”.
Il pubblico ha seguito
affascinato e con interesse quanto il professore andava raccontando, catturando il pubblico anche con la proiezione delle straordinarie immagini ricavate dalle sue macchine, che aggiungevano al suo discorso, un perfetto completamento. Tante le immagini proiettate: dalle anomalie presenti nel
sottosuolo e poste alle diverse profondità (evidenziate dai differenti colori utilizzati),
alle strutture attuali sopra e sotto il suolo, realizzate in epoca diversa; con
le nuove tecniche di cui il professor Ranieri è maestro, gli spettatori hanno
potuto accostarsi virtualmente all’ipogeo, osservandolo dal di fuori e dal di sotto,
e addirittura entrare dentro e percorrere tutte le sue sale, osservare i disegni
sui muri e addirittura vedere i disegni all’infrarosso.
Incredibilmente
affascinanti quelle immagini evidenziate dalle nuove tecniche, apparentemente poco evidenti sulle pareti dell’antico ipogeo; immagini che, seppure
apparentemente invisibili, nascoste da intonaci successivi, sono apparse chiare con
le nuove tecniche all’infrarosso, evidenti in tutta la loro cruda bellezza. L’entusiasmo
del professore si è rivelato proprio contagioso, catturando il pubblico.
Con grande enfasi, riferendosi
alle pitture scoperte, il prof Ranieri ha detto: “immaginare di essere là quando qualcuno
aveva dipinto quelle immagini, cercare di capire meglio, chiedersi il perché di
certe presenze nei disegni (pensate pure un coccodrillo, oltre che fiere
selvagge, navi, volti e divinità…), cercare di carpirne il significato, comprendere i legami con i miti
rappresentati, questo è quanto queste immagini suscitano in chi le osserva”.
Cari amici, indubbiamente
una bella conferenza, che, grazie alle capacità del professore ha fatto sognare
gli spettatori. Seppure virtualmente tutti i presenti abbiamo potuto osservare affascinati e anche attraversare quell'antichissimo luogo, già oggetto del culto delle
acque durante la civiltà nuragica e mai abbandonato. Lo abbiamo potuto
percorrere in lungo e in largo, sia sulle pareti che sul pavimento; abbiamo
potuto scoprire le altre stanze nascoste dell’ipogeo, gli altri pozzi, le
vasche, e alla fine osservare dall’alto, volando come uccelli liberi nell’aria,
quell’antico luogo di culto scelto dall'uomo preistorico, che anche oggi continua a mantenere intatto tutto il suo
fascino.
A domani.
Mario
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