Oristano 8 luglio 2020
Cari amici,
Su questo blog ho
ripetutamente detto, affermato e sottoscritto che un’Unione Europea come quella
in essere non durerà a lungo. Non avrà vita lunga in quanto seppure siano
passati ormai molti anni dalla sua costituzione, non sono mai stati fatti “passi
importanti” per la sua concreta realizzazione, ovvero per una Unione di Stati
paritaria e solidale, uniti dalle stesse normative che regolano la vita socio-economica,
come un’unica difesa, economia, fisco, etc., e non da una legislazione che
privilegia alcuni Stati penalizzandone altri. Un’unione così monca non potrà, a
mio avviso, sopravvivere a lungo.
Ho fatto questa premessa perché
oggi voglio riflettere con Voi sulle tasse che in ogni Stato, aziende e
cittadini, pagano (o dovrebbero pagare) e che costituiscono la giusta
contribuzione per garantire il funzionamento del proprio Stato. Quando invece,
all’interno di quella che eufemisticamente viene definita “Unione Europea”, vi
sono “Stati Sirena”, che con tassazioni basse e invitanti catturano le tasse di
altri Stati, c’è qualcosa che non va! Quando dall’UE viene consentito ad un’azienda
di spostare fittiziamente la sede sociale in uno altro Stato, sempre posto all’interno
dell’Unione, ma che ha una tassazione molto più bassa, siamo sicuri che sia
giusto?
Cari amici, l’UE seppure
siano trascorsi molti anni non è minimamente riuscita a creare una coesione
vera fra gli Stati appartenenti, partendo addirittura col piede sbagliato, in
quanto è riuscita a creare una “moneta comune” senza aver prima creato le
condizioni di parità fra Stati, a partire dall’uguaglianza fiscale e normativa.
Da ciò ne è derivata una guerra economica continua e deleteria fra Stati, tanto
che ha portato alla Brexit, che potrebbe essere solo un primo passo! Ciò è rimarcato
anche dall’esempio che voglio portare oggi alla Vostra attenzione: la brutale sottrazione
di tasse da parte degli “Stati-Sirena” nei confronti dell’Italia, che continua
a vedere sottratte montagne di euro di imposte che sarebbero dovute restare in
casa.
“Profit shifting”, è
il meccanismo utilizzato per lo spostamento dei profitti da uno Stato all’altro
per pagare meno tasse. Gli Stati-Sirena sono quelli che, attraverso una
politica fiscale «aggressiva» e con un regime di tassazione agevolato, sottraggono
ingenti quantità di tasse da altri Stati succubi. Sono Stati come il Lussemburgo,
l’Irlanda, l’Olanda, Cipro, Belgio e Malta, vere sanguisughe con i loro “Paradisi
fiscali”. Quello che l’UE permette è tecnicamente un’elusione fiscale,
ma in realtà altro non è che un dumping fiscale, contrario al principio
di solidarietà tra i membri dell’Unione previsto dai trattati.
Questo dumping consentito
dipende dalla direttiva madre-figlia, adottata per evitare che gli utili
delle multinazionali potessero essere tassati due volte tra società madre e
società figlia quando queste due appartengano a differenti Stati membri
dell’Unione. Ma se io opero in Italia, mando gli utili in Olanda e l’Olanda non
mi tassa, il gioco è fatto. Ecco come viene eluso il fisco! In dettaglio sono
tre i meccanismi utilizzati per pagare meno tasse. Eccoli.
1) Il primo è quello di
stabilire la sede fiscale dove la tassazione è più bassa: basta dimostrare che
la società è «residente» in quel Paese e, cioè, che i meeting del Consiglio di
amministrazione si svolgono là.
2) Il secondo è quello
del «transfer pricing», le transazioni economiche (spesso fittizie) all’interno
di un gruppo multinazionale (come prestiti, cessione di marchi o brevetti,
servizi assicurativi), il tutto gestito da una controllata che ha sede in un
paradiso fiscale. Lo ha fatto Fiat con Fiat Finance & Trade, controllata
lussemburghese di FCA che per 15 anni ha fornito servizi finanziari ad altre
società del gruppo, una sorta di banca con tanto di utili che la Corte Europea
ha condannato a pagare 23,1 milioni di euro di tasse arretrate al Lussemburgo,
frutto di un vantaggio fiscale indebito grazie a un accordo ad hoc con il
Granducato.
3) Il terzo è quello che
adottano molte aziende digitali: fatturare tutto in un Paese estero con
fiscalità agevolata. Come fanno Booking, Google e Uber, le cui sedi sono in
Olanda e lì fatturano anche i servizi che vendono in Italia. I vantaggi fiscali
passano spesso dal tax ruling, come fanno ad esempio i sei Paesi dell’Ue.
Formalmente è un modo per le multinazionali di richiedere preventivamente
chiarimenti alle autorità fiscali per evitare successive controversie, ma di
fatto sono accordi privati su regimi di tassazione inferiori a quelli previsti
per legge. Come lo scandalo LuxLeaks che ha coinvolto il Lussemburgo che per
anni ha garantito sconti fiscali sui flussi finanziari attraverso accordi
segreti a 300 società di tutto il mondo (31 erano italiane).
Cari amici, Olanda,
Cipro, Malta, Lussemburgo, Belgio e Irlanda sono i “Campioni dell’elusione”, in
quanto garantiscono diversi vantaggi alle società che vi hanno sede. Alle
multinazionali è permesso definire trattamenti fiscali ad hoc attraverso i tax
ruling come quelli, finiti sotto indagine da parte della Commissione Europea,
di Starbucks in Olanda, FCA e Amazon in Lussemburgo e Apple in Irlanda. Sono
garantiti anche forti deduzioni e detrazioni che riducono la base imponibile e
le tasse.
Secondo lo studio
«Corporate Tax Haven Index 2019» del Tax Justice Network, le aliquote che ogni
Paese dichiara in alcuni casi sono molto diverse da quelle realmente applicate.
L’Italia, ad esempio, ha un’aliquota del 28% che scende, al massimo dello
sconto, al 26,9%. Questo è quello che succede nella stragrande maggioranza dei
Paesi dell’Ue. Ma non in Belgio (dove l’aliquota formale passa dal 30% al 3%),
a Cipro (dal 13% allo 0%), in Irlanda (dal 13% allo 0%), in Lussemburgo (dal
26% allo 0,3%), a Malta (dal 35% al 5%) e in Olanda (dal 25% al 2,44%). E
questa sarebbe l’Europa solidale?
Cari lettori, i profitti
spostati all’estero in tutto il mondo arrivano a 544 miliardi di euro: il
36,23% dei 1.500 miliardi di euro realizzati dalle multinazionali attraverso le
controllate estere. Lo dice il paper scientifico «The missing profits of
Nations». Nel 2019 l’Italia avrebbe perso, secondo Zucman, quasi
24 miliardi di dollari di profitti (il 19% dei ricavi dalla tassazione delle
multinazionali), 21 dei quali sarebbero andati a paesi Ue. In Belgio sono
finiti 2 miliardi, 8 a Cipro, 5 in Irlanda, 9,6 in Lussemburgo, 0,7 a Malta e
3,4 in Olanda. Altri 3 sono finiti in paradisi fiscali extraeuropei, di cui 2,2
in Svizzera. Tutto questo si traduce in 6,6 miliardi di dollari di tasse in
meno: quasi il 10% di quello che ci sono costati nel 2019 gli interessi sul
debito pubblico.
Amici, pensate che un’Unione
Europea così concepita possa durare a lungo? Io penso di no.
A domani.
Mario
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