mercoledì, luglio 22, 2020

IL PARASSITISMO NON ESISTE SOLO NELLA SPECIE UMANA, MA È BEN DIFFUSO IN NATURA. UN CHIARO ESEMPIO: IL CUCULO.


Oristano 22 luglio 2020
Cari amici,
Secondo quanto riportato anche dai dizionari (la definizione che riporto è tratta dal vocabolario medico) è chiamato Parassita “un organismo che vive per un tempo più o meno lungo a spese di altro organismo vivente in una condizione di simbiosi disarmonica, dalla quale il parassita trae un beneficio, alterando la biologia dell’ospite e arrivando in alcuni casi anche a ucciderlo”. 
Insomma, gli organismi così detti parassiti, siano essi animali o vegetali, sfruttano e utilizzano, per raggiungere il loro ciclo vitale, un altro organismo vivente, detto ospitante, con il quale si associano più o meno intimamente, e sul quale producono effetti dannosi. E nella specie umana il parassita, come tutti sappiamo, è ben presente! 
Nella nostra specie l’uomo che sfrutta gli altri per proprio tornaconto è considerato un parassita, in quanto sottrae risorse senza nulla dare in cambio, specializzandosi meglio delle altre diverse altre specie, animali e vegetali, che hanno acquisito questa prerogativa che consente loro di vivere “a spese di altri”. Un bell'esempio è quello che voglio rappresentarvi oggi, che parla di un furbo parassita: il Cuculo, che per riprodursi non spende energie come altri suoi simili preparando il nido, ma andando ad utilizzarne uno bell'e pronto preparato da altri uccelli.
Il Cuculo (Cuculus canorus) è un uccello di una specie migratrice, che nidifica in Europa, Africa nord-orientale e gran parte dell’Asia fino alla Cina e al Giappone. È di indole solitaria e schiva; mostra una certa fedeltà al proprio territorio e si ciba di Insetti, Molluschi, Anellidi e Ragni. Caratteristica di questa specie, come d’altronde di gran parte dei Cuculidi, è il “Parassitismo di cova”. La femmina depone le uova nei nidi di altre specie (Specie ospiti), demandando quindi ai genitori adottivi le cure parentali della propria prole. È l’unico uccello parassita che sceglie ospiti filogeneticamente non affini, quasi tutti Passeriformi insettivori e talvolta granivori.
Il cuculo è un uccello molto simile allo sparviere, con le ali però appuntite. È ben presente in Sardegna, essendo una specie migratrice, e nidifica regolarmente in tutta l'isola. Sverna nell'Africa tropicale. È una specie considerata protetta, e la sua conservazione è legata alla tutela degli habitat riproduttivi delle specie parassitate. Questa abitudine da parassita presente nel Cuculo, di utilizzare per la deposizione delle uova un altro nido e l’affidamento ad altri della riproduzione della specie, era nota già nell'antichità, come è testimoniato negli scritti di Aristotele (385-323 a.C.).
Ma vediamo come si concretizza questo “parassitismo di cova”. La femmina sceglie il proprio territorio in base alla quantità di nidi da parassitare; ogni anno la femmina depone da 8 a 12 uova, che distribuisce in tanti nidi diversi, sottraendo da ogni nido una delle sue uova e ingannando così i proprietari del nido. L’incubazione dura 12 giorni e mezzo, e alla schiusa il pulcino, molto più grande dei suo fratellastri, si preoccupa subito di buttare fuori dal nido sia le uova che i legittimi piccoli, figli della coppia adottiva, condannandoli a morte certa e assicurandosi così la massima attenzione e nutrimento. All’età di 20-23 giorni abbandona il nido, ma continua ad essere alimentato per un altro lungo periodo.
Ma perché, ci chiediamo, il Cuculo usa tale comportamento anomalo? La risposta è semplice: mamma e papà cuculo non possono nutrire i piccoli perché mangiano alimenti diversi, da qui l’esigenza di trovare altre specie in grado di allevarli. E così il piccolo cuculo, ospite in altra famiglia, non conoscerà mai i suoi veri genitori, ma, istintivamente, uccidendo l'intera covata, si conquista le attenzioni esclusive di mamma e papà adottivi e crescendo è destinato a superare di gran lunga le loro dimensioni, fino al momento di prendere il volo.
Cari amici, la creativa strategia adottata dal Cuculo dimostra quanto sia perfetta l’evoluzione delle specie presenti in natura; essa è in grado di selezionare positivamente la riproduzione in alcune, sfruttando gli indubbi vantaggi che ne derivano, tra cui il più rilevante è che, senza il processo tassativo di allevare i giovani, il genitore parassita è libero di usare l’energia risparmiata per produrre più uova.
Nel caso specifico del cuculo, la natura evidenzia anche tutta la sua ratio, priva di qualsivoglia pietà, in quanto la riproduzione è un atto essenziale, da proteggere. La madre “scellerata” non si prenderà cura del figlio, anch'egli “crudele e spietato”, a cui nessuno ha spiegato come fare, ma che, istintivamente, per sopravvivere, dovrà gettare fuori dal nido le altre uova e i fratellastri, e, una volta cresciuto, sarà sempre l’istinto a guidarlo durante la migrazione solitaria verso l’Africa. 
Amici, la natura è bella e terribile allo stesso tempo, con regole ferree per la riproduzione di tutte le specie; ecco perché noi umani, osservandola, ci comportiamo di conseguenza. Macchiavelli ha spiegato bene il concetto di utilità per arrivare allo scopo: “Il fine giustifica i mezzi”.
A domani.
Mario


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