domenica, luglio 20, 2025

UNA RECENTE,INTERESSANTE SCOPERTA: DUE ERBE AROMATICHE – SALVIA E ROSMARINO - POTREBBERO DARCI UNA MANO PER CURARE L'ALZHEIMER.


Oristano 20 luglio 2025

Cari amici,

Che le erbe aromatiche, quelle che di norma usiamo tutti i giorni in cucina, nascondano dei meravigliosi segreti capaci di darci, oltre che un miglior sapore ai cibi, anche un efficace rimedio contro certi mali che ci affliggono, è una grande realtà. Se prendiamo, per esempio, la SALVIA e il ROSMARINO, queste in realtà nascondono un segreto per combattere efficacemente l’Alzheimer, una malattia che colpisce la memoria e le funzioni cerebrali.

Il rosmarino, amici, è un’erba da sempre legata alla memoria. Shakespeare stesso, nell’Amleto, fa dire a Ofelia: «Ecco il rosmarino, è per il ricordo». Oggi, questa antica conoscenza trova un'ulteriore conferma scientifica alle antiche intuizioni dei nostri avi. Si, amici, nel Rosmarino e nella Salvia, è presente, in entrambe, l’acido carnosico, un composto che risulta capace di contrastare l’Alzheimer. È questa una malattia che costituisce la principale causa di demenza nel mondo (ne soffrono sei pazienti su 10, il 60% circa dei 55 milioni di casi attualmente registrati), ed è caratterizzata da un’infiammazione cronica che accelera il declino cognitivo.

Amici, recenti i studi su queste due piante hanno messo in luce che l’acido carnosico ha delle eccellenti proprietà antinfiammatorie e antiossidanti, capaci di rallentare alcuni danni che subisce il nostro cervello. Certo, senza illudersi troppo, pensando che sia sufficiente aggiungere rosmarino o salvia ai piatti per ottenere questi effetti! Gli studiosi che hanno effettuato la ricerca, però, sono convinti di essere sulla strada giusta, essendo già riusciti a creare, dai contenuti di queste due piante, un composto speciale che potrebbe diventare un futuro farmaco.

Ecco l’interessante esperimento, effettuato dagli scienziati operanti presso lo Scripps Research Institute di San Diego - California, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Antioxidants. Analizzando a fondo l’acido carnosico, gli scienziati ne hanno creato una versione modificata, chiamata diAcCA, e l’hanno testata su topi con sintomi simili all’Alzheimer. I risultati sono apparsi subito promettenti: i topi trattati hanno mostrato una memoria migliore e un aumento delle connessioni tra le cellule cerebrali, essenziali per il pensiero e l’apprendimento. Inoltre, il composto ha ridotto l’infiammazione nel cervello, un problema comune nella malattia, e ha diminuito l’accumulo di sostanze dannose che danneggiano i neuroni.

Amici, i numerosi studi precedenti sull’Alzheimer avevano già appurato le potenzialità dell'acido carnosico, il composto presente nel rosmarino e nella salvia, ma ora questo nuovo test è riuscito a stabilizzarlo e a ricavarne un derivato maggiormente biodisponibile. Ecco che cosa è successo durante la sperimentazione. Gli studiosi, sapendo che l’acido carnosico risultava alquanto instabile, cosa che ne aveva finora impedito l’uso come farmaco, ne hanno studiato una variazione stabilizzante.

Per ovviare a questo limite di instabilità, come accennato prima, il Team di scienziati del Scripps Research Institute di San Diego, in California, è riuscito a sviluppare una forma più stabile della molecola, chiamata diAcCA, che nell’intestino si trasforma completamente in acido carnosico prima di essere assorbita nel sangue. Questa nuova forma più stabile ha permesso di raggiungere livelli terapeutici di acido carnosico nel cervello, migliorando la memoria e aumentando la densità delle sinapsi, ovvero le importantissime connessioni tra le cellule nervose.

Amici lettori, gli scienziati hanno fatto di certo un’ottima scoperta, anche se, nonostante i progressi, la strada per un trattamento umano è ancora lunga. I test sui topi sono solo il primo passo. Ora i ricercatori stanno verificando la sicurezza di diAcCA con ulteriori esperimenti sugli animali, valutando diversi dosaggi e il suo comportamento nel tempo. Se questi studi avranno successo, si passerà a test clinici su persone sane per confermare che il composto non causi effetti collaterali. Solo dopo si potranno fare prove su pazienti con Alzheimer per verificarne l’efficacia.

Cari amici, certo, la strada è lunga, ma la mia convinzione è positiva anche su questo futuro farmaco: in natura c’è tutto ciò che serve per curare i mali dell’uomo! Un motivo in più per rispettarla e amarla, anziché distruggerla, come spesso facciamo!

A domani.

Mario

 

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