lunedì, luglio 14, 2025

SCOPERTO DAGLI STUDIOSI UN COLEOTTERO CHE RICAVA ACQUA DALL'ARIA: È L'ONYMACRIS BICOLORE, ABITANTE DEL DESERTO AFRICANO.


Oristano 14 luglio 2025

Cari amici,

Un gruppo di scienziati della Jilin University cinese, dello Smart Materials Lab della New York University di Abu Dhabi e del Center for Smart Engineering Materials, ha sviluppato un interessante studio sulla particolare capacità di alcuni coleotteri, abitanti del deserto africano, di ricavare acqua dall’aria. Lo studio pubblicato sul Journal of the American Chemical Society spiega in modo dettagliato la straordinaria capacità di questi scarafaggi di ricavare acqua dall’aria. Nel deserto, come ben sappiamo non ci sono fonti di approvvigionamento idrico, per cui chi ci vive abitudinariamente, deve faticare non poco a sopravvivere, data l’estrema calura che richiede un costante bisogno di acqua.

Amici, mentre la specie umana cerca in vari modi di ricavare acqua dolce, magari dissalando quella del mare, per gli animali che abitano il deserto il problema diventa molto più complicato. Per questi l’unica fonte contenente acqua è l’aria, una grande risorsa, come ben sappiamo di acqua, ma come ricavarla? Per la specie umana, come succede negli emirati arabi il problema appare più semplice: ricorrere alla desalinizzazione, un procedimento ampiamente utilizzato per produrre acqua potabile, che risolve il problema eliminando il sale dall’acqua. Ma per gli animali? Ecco cosa si è scoperto.

Amici, sono stati gli scienziati prima accennati a scoprire un fatto inusuale: il comportamento di un ingegnoso coleottero, l'Onymacris bicolore, abitante del deserto africano, che riesce a ricavare acqua dall’aria. Vediamo come. Questo coleottero, che vive in quel torrido deserto del Namib (è detto anche ‘scarafaggio delle dune), riesce a raccogliere acqua dall’umidità presente nell’aria, condensandola sul proprio esoscheletro. Questo scarafaggio ha un particolare corazza, rivestita da piccole protuberanze idrofile e da una copertura cerosa idrofoba. È questa a giocare un ruolo fondamentale nella raccolta dell’acqua, in quanto delle minuscole irregolarità e protuberanze superficiali sono presenti sul dorso di questo coleottero.

Nello specifico, le parti del corpo dell’insetto che presentano queste protuberanze sono chiamate elitre, che costituiscono il rivestimento di protezione che ricopre le ali e l’addome dell’insetto. Quando l’insetto si arrampica sulla cima delle dune desertiche sollevando la parte posteriore del suo corpo, fa sì che i piccoli rigonfiamenti idrofili sul suo esoscheletro agiscano come calamite per raccogliere le particelle di umidità presenti nell’aria umida. Grazie a questo rivestimento, le gocce d’acqua si aggregano e scivolano verso la bocca del coleottero, dissetandolo nell’arido deserto.

Amici, questo strano coleottero ha il corpo costruito proprio ingegnosamente: il suo esoscheletro, essendo idrofilo (cioè, che non respinge l’acqua), accumula umidità dall’aria formando acqua liquida, che, attraverso dei piccoli canali (che sono idrofobi) la incanalano verso le sua bocca! Da questa acuta osservazione il team di scienziati ha avuto una brillante idea: creare qualcosa che riuscisse a replicare questo comportamento duale: da una parte assorbente l’aria umida e dall’altra repellente per portare l’acqua alla bocca.

Secondo i dati dell’agenzia ambientale americana USGS (United States Geological Survey), l’atmosfera terrestre conterrebbe circa 13.000 chilometri cubi d’acqua, una risorsa preziosissima che aspetta solo di essere sfruttata. Più facile a dirsi che a farsi, come ha ricordato il professore di chimica della New York University Abu Dhabi, Pance Naumov, che ha guidato il gruppo di ricercatori: “È un’acqua che non contiene sali; quindi, non abbiamo bisogno di usare alcuna energia per desalinizzarla e vorremmo raccoglierla, ma non ci sono modi efficienti per farlo e convertirla in acqua potabile”.

Ma ecco arrivare, da parte degli scienziati, l’idea brillante: ispirarsi all’ingegnosità della natura per trovare una soluzione al problema. L’ispirazione è arrivata osservando proprio il coleottero del deserto africano prima descritto, e cercando di replicarne il funzionamento. Il Team guidato dal professor Naumov è riuscito a creare uno straordinario materiale cristallino, in grado di replicare la funzione svolta dal coleottero, ricavando acqua senza bisogno di fornire energia dall’esterno. L’acqua prodotta dall’aria viene raccolta in un’area idrofila per condensazione e poi trasportata attraverso un’area idrofoba fino ad un recipiente. La caratteristica principale di questi particolari cristalli è quella di avere contemporaneamente una parte idrofila e una idrofoba.

Cari amici, La natura non smette mai di sorprenderci: come dimostra l’esempio di oggi, con protagonisti dei minuscoli coleotteri. Mentre miliardi di persone in tutto il mondo faticano ad accedere all'acqua potabile, i ricercatori hanno fatto, utilizzando l'esperienza della natura, una scoperta straordinaria che potrebbe cambiare il futuro della scarsità d’acqua nel pianeta. Madre Natura, come spesso accade, ha in serbo delle straordinarie soluzioni geniali, sta a noi scoprirle con intelligenza!

A domani.

Mario

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