Oristano 15 luglio 2025
Cari amici,
Può sembrare una favola,
mentre invece è proprio una grande realtà. Alcuni ricercatori e ricercatrici
del Politecnico di Zurigo hanno studiato e messo in funzione un interessante
procedimento di raffinazione, dal quale si ottiene un carburante “pulito”,
ricavato dal sole e dall’aria. La mini raffineria solare dimostrativa è stata
realizzata sul tetto di uno degli edifici universitari nel centro della città.
L’importante scoperta, che può portare a sviluppi straordinari, appare davvero
di estremo interesse.
In realtà l’idea di una
raffineria in grado di produrre carburante utilizzando la luce solare e l'aria
che ci circonda e respiriamo, appare proprio fantascienza, mentre, secondo
alcuni scienziati svizzeri è una realtà. Oltre ad affermarlo, i ricercatori del Politecnico di Zurigo (il cui Rettore è italiano di Merano - Günther Dissertori), lo hanno
dimostrato, riuscendo a creare un metodo per produrre con questi due elementi
dei “carburanti sostenibili”, potenzialmente ottenibili su larga scala. Ora si
può passare dal prototipo, da loro realizzato, alla costruzione in serie per
arrivare, quanto prima, alla diffusa, concreta realizzazione degli impianti con
questa nuova tecnologia.
Questa prima mini-raffineria
solare, appollaiata sul tetto dell’Università di Zurigo, appare a chi guarda come
una semplice installazione bianca, con una torretta che, curiosamente, sembra
uscita da un film di James Bond, quando la parabola esce dal suo involucro e
punta al cielo. Ma la sua funzione, amici, non è quella di intercettare, da
parte del famoso agente segreto, le comunicazioni secretate. La sua funzione è
quella di produrre carburanti a impatto zero, a partire dall’aria e dalla luce
solare.
Dopo tutta una serie di
studi di fattibilità durati due anni, il team di ricerca ha appurato che l’impianto
dimostrativo ha confermato il regolare, “stabile e affidabile” funzionamento del
processo di produzione di combustibile solare. Il professor Aldo Steinfeld del Department
of Mechanical and Process Engineering - ETH Zurich, che guida il gruppo di ricerca, ha dichiarato:
“È stata una straordinaria odissea, con fallimenti e successi”, come ha raccontato
l’avventura a SWI swissinfo.Ch. Ma vediamo, seppure in estrema sintesi, come
funziona questo interessantissimo processo.
Il processo è complesso
ma allo stesso tempo brillante. Nella prima fase avviene il processo di “Cattura
dell’aria” (Direct Air Capture); l’impianto aspira l’aria atmosferica e,
tramite speciali materiali assorbenti, separa due ingredienti fondamentali: CO₂
(anidride carbonica) e H₂O (vapore acqueo). Queste due sostanze sono la
“materia prima” del carburante artificiale. Nella seconda fase, inizia il
lavoro il “Reattore solare a
concentrazione”. Qui avviene la vera magia: un enorme specchio parabolico
concentra la luce solare in un punto focale, raggiungendo temperature superiori
ai 1.500 °C. All’interno del reattore c’è un materiale ceramico chiamato ossido
di cerio (CeO₂), che agisce da catalizzatore redox.
A questo punto nella
miscela che si crea si riduce, con il calore estremo, l’ossigeno; poi, una
volta raffreddato, il composto lo riacquista, sottraendolo da CO₂ e H₂O
iniettate nel reattore. Così facendo, viene rilasciato syngas, una miscela
esplosiva (in senso tecnico) di monossido di carbonio (CO) e idrogeno (H₂).
Nella fase 3 avviene la Sintesi del carburante (Fischer-Tropsch o metanolo): il
syngas ottenuto viene poi convogliato in un secondo modulo, dove si verifica la
sintesi chimica del carburante. A seconda del catalizzatore usato, si ottiene: Cherosene
sintetico (ideale per aerei), Metanolo (per auto, caldaie o come base
industriale). Questo carburante è chimicamente identico a quello fossile, ma
prodotto senza inquinare.
Amici, ci si domanda: Perché
questo impianto è da considerarsi così importante? Intanto: Emissioni nette
zero: la CO₂ emessa quando il carburante viene bruciato è la stessa che è stata
assorbita all’inizio del processo; Compatibilità totale: può essere usato nei
motori attuali, senza doverli modificare; Fonte illimitata: aria, sole e acqua
sono disponibili ovunque; Impianto adattabile ovunque ci sia sole forte:
deserti, tetti industriali, zone aride. Una delle ipotesi avanzate dagli
scienziati e che, se si coprisse meno dell’1% del Sahara con impianti simili,
si potrebbe produrre tutto il carburante necessario all’aviazione mondiale. Un
sogno che presto potrebbe avvicinarsi alla realtà.
Cari amici, credo che
quella di cui parliamo sia una scoperta davvero interessante, capace di aprire
la strada alla produzione industriale di combustibili sintetici puliti, in
grado di mettere al bando i combustibili fossili, quali cherosene, benzina e diesel. Un
passo importante verso quella transizione ecologica capace di rendere i
trasporti a lunga distanza marittimi e aerei più sostenibili. Questi due
settori sono responsabili dell’8% delle emissioni globali di gas a effetto
serra. Seppure molto lavoro resti ancora da fare, credo che sia la via giusta
da intraprendere.
A domani.
Mario
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