lunedì, luglio 12, 2021

LE SPOSE BAMBINE, UN TRISTE RETAGGIO DEL PASSATO. IN MESSICO (OLTRE CHE IN ALTRE NAZIONI) LE BAMBINE VENGONO VENDUTE ANCORA "PRIMA CHE LA LUNA LE TOCCHI".


Oristano 12 luglio 2021

Cari amici,

"PRIMA CHE LA LUNA LE TOCCHI" è un particolare ‘modo di dire’ che sta a significare, nel caso delle bambine, ‘prima che a loro venga la prima mestruazione’, ovvero che sono in età davvero molto precoce. In Messico, come scrive il giornale EL PAIS, sono migliaia le bambine definite con questo appellativo, in quanto comprate come spose da uomini maturi. È una pratica antica ma ancora diffusa, che di recente si è anche aggravata, grazie ai soldi provenienti dall’emigrazione. I “prezzi d’acquisto” di queste ‘spose bambine’ arrivano anche ai 200.000 pesos (che corrispondono a circa 8.300 euro), una pratica diffusa soprattutto nelle zone rurali. Sono dati sicuramente attendibili, pubblicati anche nella newsletter Continental Breakfast, una selezione di articoli pubblicati dall'alleanza LENA (Leading European Newspaper Alliance).

Amici, quello delle spose bambine è un vero dramma, che avviene anche in diverse altre parti del mondo; una pratica che vede delle bambine vendute al miglior offerente fin dall’età di 9 anni, addirittura con l'assenso esplicito delle famiglie e nel silenzio generale. Una vera violenza senza pari, capace di interrompere bruscamente la loro infanzia, e che le precipita in un incubo, fatto di violenze e abusi senza fine. Una pratica terribile che va avanti da decenni, in particolare nello Stato di Guerrero, nonostante in Messico i matrimoni precoci siano stati aboliti per legge nel 2014.

Violazioni che purtroppo passano sotto silenzio, che vedono ragazzine costrette a sposarsi con uomini ben più grandi di loro, diventando così delle vere e proprie schiave. Casi accertati si sono verificati anche a Oaxaca, Tabasco, Michoacán e in altri Stati. Secondo un recente report dell’INSAD (Investigación en Salud y Demografía), in Messico una ragazzina su 4 (ovvero il 23%) si sposa o ha già una relazione forzata prima dei 18 anni; quelle più in pericolo sono quelle che vivono nelle zone rurali, zone arretrate dove il fattore di rischio è ben più alto. Infatti, in 14 Stati su 32, il 30% delle minorenni ha già un marito.

Amici, è possibile mai che ancora oggi, in pieno Terzo Millennio, possano avvenire fatti così aberranti in danno di minori? Possibile che bambine ancora alle prese con le bambole possano venire strappate ai loro giochi e consegnate dalle famiglie ad uomini avidi che le costringono ad ogni tipo di violenza? Eppure tutto ciò avviene, con grande leggerezza da parte dei genitori. Una pratica brutale, strettamente connessa alla povertà, ma in ogni caso da condannare fermamente. Ma come agire per fermare questa barbarie? Purtroppo la situazione è molto più complessa di quel che sembra, perché si tratta di Comunità indigene estremamente povere, prive di aiuti da parte dello Stato. E la barbarie continua.

Frasi come “Prendi un tesoro, il fiore di questo giardino”, sono quelle pronunciate dal padre che consegna la figlia al maturo, futuro sposo durante la cerimonia, con tanto di banchetto, musica e balli. Da quel momento per la bambina di turno inizia un incubo senza fine, perché la vita coniugale, successivamente, sarà per piena di violenze di ogni genere. Nella maggior parte dei casi le ragazzine appena sposate sono sottoposte a stupro autorizzato, costrette a subire ogni genere di violenza anche psicologica, parte degli uomini che le hanno acquistate come se fossero merce. Talvolta, pensate, il pagamento alla famiglia viene effettuato barattandole con del bestiame o addirittura con della birra.

Nello studio dell’avvocato Neil Arias, del Tlachinollan Human Rights Center, arrivano tante ragazze di circa 20 anni ma già con due o tre figli, che hanno deciso di porre fine alle violenze subite durante la vita coniugale. “Sono spose per costrizione, senza aver mai dato il loro consenso,– spiega l’avvocato Arias – a loro non viene certo chiesto se vogliono avere figli, è loro imposto”. L’uomo, quando interpellato per le malefatte commesse, si difende ripetendo sempre la stessa frase: “è mia l’ho pagata”. Insomma un baratto di una tristezza senza fine: bambine strappate ai loro giochi, diventate da subito donne-oggetto, che subiscono una violenza orribile e indicibile.

In diverse occasioni gli attivisti per i diritti umani hanno cercato di provare a cambiare le cose, ma invano. “Bisogna tenere in considerazione a cosa servono i soldi dell’accordo, dato che stiamo parlando di Comunità molto povere, dove a volte le risorse rinvenienti dalla vendita della bambina servono per costruire una casa o per pagare un medico. Sì, è schiavitù! Sì, è violenza! Ma non si possono criminalizzare tout court  le popolazioni indigene”, sostengono gli attivisti.

Anche i responsabili territoriali cercano, almeno formalmente, di fare la loro parte. Consuelo Sierra Solana, a capo dell’Assessorato per la partecipazione delle donne di Metlatónoc, una delle città messicane in cui la pratica è altamente radicata, di recente ha detto: “Siamo andati a tenere seminari ad alcune Comunità con i membri del Segretariato per le donne, ma quando emergono questi problemi in Comunità si arrabbiano molto, forse perché, purtroppo, non vedono serie alternative”.

Cari Amici, in assenza di un’economia diversa, senza sostegni da parte del potere pubblico, cambiare l'arcaica mentalità è certamente difficile, e nelle città dove si pratica questo abominevole mercato, il cambiamento senza alternative terrorizza non poco, perché significherebbe per la famiglia continuare a fare ulteriormente la fame.

A domani.

Mario



1 commento:

lucifer season ha detto...

At long last the green bay packers have a shot today. Just hope they make a good game.
Its like you read my mind! You appear to know a lot about this, like you wrote the book in it or something. I think that you can do with some pics to olansi luftreiniger