Joe Biden e Xi Jinping |
Oristano 11 luglio 2021
Cari amici,
Nello scacchiere
internazionale le mosse strategiche delle grandi potenze, messe in atto per contrastare
eventuali “avanzamenti” di altri Stati che possano sminuire il proprio prestigio,
sono in costante allerta. Joe Biden, il nuovo presidente degli Stati Uniti, al
contrario del suo predecessore Donald Trump, che aveva ingaggiato con l’Europa
un serio conflitto a colpi di dazi, ha voluto, subito dopo la sua elezione,
tentare di riallacciare i tradizionali rapporti con gli storici alleati
europei, mettendoli in cima alla sua agenda politica. A dare una mano al Presidente
americano l’occasione offerta dall’ultimo G7, a Cardis Bay, nel Regno Unito, un
summit importante che ruotava su due pilastri favorevoli alla sua mossa:
atlantismo ed europeismo.
Per Biden era certamente
un’opportunità da cogliere, che gli consentiva di incontrare, occhi negli
occhi, i principali leader mondiali con cui creare una “nuova alleanza” per
rilanciare il ruolo delle democrazie liberali, in antitesi con quegli Stati
ancora dominati da governi illiberali e non democratici. Certo non sappiamo
ancora se la sua mossa sullo scacchiere abbia ottenuto il risultato sperato, se
il colpo sparato da Biden abbia centrato il bersaglio, ma certamente l’inquilino
della Casa Bianca ha piantato un seme nel cuore dell’Europa. Ora non resta che
attendere lo sviluppo di questo “seme”, analizzando, “Stato per Stato” le
reazioni all’offerta ricevuta.
L'abile mossa sulla scacchiera fatta da
Joe Biden, come è facile intuire, è giocata in primo luogo in funzione anti Cina, il cui forte avanzare economico impensierisce non
poco gli USA, visti anche i continui contatti tentati con i singoli Stati europei per costruire
quella “Via della seta” in funzione anti-Usa tanto temuta da Biden. Si, amici,
la “nuova alleanza” con l’Europa ipotizzata dagli Usa è pensata come una sorta
di "associazione democratica" in chiave anti forze imperialiste, in primis la Cina; l'obiettivo è quello di costruire un forte muro contro
Pechino e la sua politica espansionistica, avviata con forza per cercare di diventare la potenza (economica
e non solo…) più forte del pianeta.
Oggi il rivale numero uno
degli Stati Uniti si chiama proprio Cina, e tutto dovrà essere ricalibrato per
infastidire il Dragone. Poco importa se gli altri membri del G7
avrebbero più interesse nel cooperare economicamente con Pechino piuttosto che
sposare, a occhi chiusi, e soltanto per piaggeria, quanto offerto dagli USA.
Biden ha tracciato una linea ben precisa, e si aspetta che gli alleati europei rispondano "presente". In particolare, e questo può essere considerato il secondo obiettivo
dell’erede di Trump, i riflettori sono puntati su un Paese in particolare: il Regno Unito di
Boris Johnson. Già, perché se dall’altra parte del mondo Cina e Russia stanno
stringendo sempre di più i loro legami, gli Stati Uniti starebbero pensando di
rispondere con un binomio altrettanto incisivo: l’alleanza di ferro
Washington-Londra.
Rimettere l’Europa al
centro delle alleanze, secondo Biden ha proprio lo scopo di frenare l’avanzata
della Cina; secondo il Presidente americano dovrà essere il tradizionale
cartello di governi democratici a vincere la competizione con la Cina. Per
infastidire Pechino sono stati trattati temi scottanti, tra cui le presunte
violazioni dei diritti umani a Hong Kong e nello Xinjiang, ma anche l’origine
del Sars-CoV-2. L’Europa, dunque, è diventata il campo di battaglia più caldo nel
quale il soft power americano e quello cinese si stanno affrontando
senza esclusioni di colpi.
La ciliegina sulla torta, per dimostrare ai partner, soprattutto europei, le buone intenzioni degli Stati
Uniti si chiama Build Back Better for the World. Biden ha presentato al
G7 una specie di contro piano, basato sulla costruzione di infrastrutture, per
limitare l’espansionismo cinese della Belt and Road Initiative. La
differenza? A detta di Washington, le democrazie occidentali non si limiteranno
soltanto a costruire porti, strade e ponti, ma rispetteranno anche l’ambiente,
contrasteranno la corruzione, rispetteranno i diritti dei lavoratori e non
affogheranno i Paesi in via di sviluppo con la trappola del debito.
Cari amici, Xi Jinping,
il Presidente cinese, segue con grande attenzione le mosse degli Stati Uniti.
Durante la recente celebrazione del “Centenario del Partito comunista cinese”,
davanti alla grande folla presente in Piazza Tienanmen, ha tenuto un discorso
di un’ora per ricordare che la sua Cina è prospera e determinata: si è levata in
piedi, orgogliosa e fiduciosa nella propria forza e non si farà certo umiliare,
perché è «una grande muraglia d’acciaio». «Il popolo cinese non ha mai oppresso
nessuno e ora non permetterà ad alcuna forza straniera di intimidirlo,
prevaricarlo, soggiogarlo, renderlo schiavo. Chiunque volesse cercare di farlo
si schiaccerebbe la testa e verserebbe il suo sangue contro una muraglia
d’acciaio forgiata da un miliardo e quattrocento milioni di cinesi», ha detto con
grande forza e determinazione Xi Jinping.
Lo scontro appare senza esclusione di colpi. L'Occidente è avvisato: in particolare gli "Stati Uniti”, accusati di voler "contenere"
l'espansione di Pechino! Il testa a testa finale Usa-Cina è
appena iniziato e lo scontro appare cruento. E passa attraverso l’Europa.
A domani.
Mario
Lotta per l'espansione |
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