Oristano 18 luglio 2021
Cari amici,
Che in futuro il mercato
del lavoro avrebbe subito modifiche forti, sia per quanto riguarda le modalità di lavoro che
per gli orari, era da un pezzo nell’aria, anche se in pochi avrebbero scommesso
che si sarebbe potuto lavorare solo la metà dei giorni della settimana! Insomma sarebbe arrivata la "Settimana corta". Invece nel mondo del lavoro sono
in corso tali e tante “Modifiche”, davvero così straordinarie che fino a pochi decenni fa sarebbero
state assolutamente impensabili! E in alcuni Stati questo cambiamento è già in
corso, e certamente non pochi altri Stati seguiranno.
A proporre per primi la “Settimana
corta” di 4 giorni furono il Premier neozelandese Jacinda Ardern e, in Spagna, il
partito Más País; ora a questi si è aggiunto un terzo Paese: l’Islanda. Dopo una
fase di sperimentazione, durata quattro anni, il risultato è apparso al Governo
abbastanza soddisfacente e ha dato così il via definitivo. Il test è stato condotto su
2.500 lavoratori della capitale Reykjavík, i quali hanno lavorato per un
massimo di 35/36 ore settimanali (anziché le consuete 40), senza subire tagli
allo stipendio. Il risultato ha evidenziato un notevole aumento della
produttività, come diretta conseguenza del maggiore benessere sentito dai
lavoratori.
Anche l’Islanda, dunque,
ha deciso di sperimentare la settimana lavorativa corta, che ha dimostrato buoni
risultati. Lo studio è stato realizzato dalla società di ricerca Autonomy. I
risultati sono stati analizzati e valutati insieme all’Association for
Sustainability and Democracy. Coinvolti nel progetto, come detto, 2.500
lavoratori della capitale islandese, che senza subire tagli allo stipendio
hanno diminuito i giorni di lavoro, passando da 5 a 4 alla settimana. Lo studio
è stato eseguito prendendo in esame diversi luoghi di lavoro: dagli ospedali
agli uffici, passando dalle scuole fino ai servizi sociali. Ai dipendenti è stato
chiesto di non lavorare più di 35/36 ore alla settimana.
Per raggiungere
l’obiettivo prefissato, i lavoratori hanno dovuto ottimizzare i tempi, ridurre
le pause e migliorare la comunicazione tra i reparti; in questo modo la
produttività non ha subito perdite e, in alcuni casi, è persino aumentata. I
risultati positivi raggiunti grazie alla settimana lavorativa corta hanno in
primo luogo reso felici e soddisfatti i lavoratori, che dal giorno in più di libertà
hanno accusato meno stress e più tempo da dedicare alla famiglia e agli hobby. Inoltre, ne ha beneficiato anche la loro salute, in quanto il maggior tempo libero ha
reso più semplice la loro vita corrente, spesso complicata, riuscendo così a trovare
un giusto equilibrio tra l’impegno lavorativo e quello sociale e familiare.
Considerato che a quanto
pare a guadagnare dalla settimana corta sono state sia le aziende (con una
maggiore produttività) che i dipendenti, ora i sindacati islandesi, grazie ai
positivi risultati conseguiti, possono
organizzare nuovi contratti collettivi di lavoro. “Il risultato è stato
straordinario”, così hanno dichiarato gli analisti che hanno condotto
la ricerca in Islanda, i quali hanno accertato un “sostanziale miglioramento”
della qualità della vita dei lavoratori. Sindacati e organizzazioni datoriali
islandesi ora provvedono a stilare nuovi contratti, basati su una riduzione
permanente dell’orario di lavoro. L’86% dell’intera popolazione attiva d’ora in
poi potrà quindi godere di settimane lavorative di 4 giorni, senza alcuna
riduzione degli emolumenti.
Il Direttore delle
ricerche di Autonomy, Will Stronge, ha così commentato: “Questo studio
mostra che il più grande esperimento al mondo sulla settimana lavorativa corta
nel settore pubblico è stato un successo travolgente e che il settore pubblico
è pronto a fare da pioniere in questo ambito. Anche altri Governi possono
trarne insegnamento“.
Cari amici, in Islanda,
dove già da anni la parità di retribuzione tra donne e uomini è legge dello Stato,
ora si lavora meno e si lavora meglio, senza incidere sulla retribuzione. Questa
nazione è stata la prima al mondo ad emanare norme vincolanti in materia di
retribuzione e di parità di genere; l’Islanda è al primo posto tra i Paesi
all’avanguardia nell’adozione di misure volte a contrastare il divario di
genere. L’Islanda, dunque, in vetta alla classifica stilata dal World
Economic Forum, relativa ai Paesi che sono all’avanguardia nell’adozione di
misure che promuovano l’uguaglianza tra donne e uomini. E l’Italia, amici in
che posizione si colloca? Il nostro Paese figura attualmente all’82esimo posto
su 144 totali.
Amici, ne abbiamo ancora
di strada da fare per raggiungere la parità…
A domani.
Mario
Islanda |
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