lunedì, novembre 12, 2018

LA MACLURA POMIFERA, UNO STRANO ALBERO SPINOSO CON FOGLIE SIMILI A QUELLE DELL’ARANCIO, CHE PRODUCE DEI FRUTTI MOLTO PARTICOLARI. È PRESENTE ANCHE AD ORISTANO.


Oristano 12 Novembre 2018
Cari amici,
Qualche giorno fa mio figlio Santino rientrando a casa ha raccolto da terra uno strano frutto, tondo e rugoso, della grandezza di un’arancia di colore giallo-verdino tenue. Lo ha portato a casa e mi ha chiesto se sapessi da che razza di albero fosse caduto. Manifestando tutta la mia ignoranza, gli dissi che, forse, poteva essere un “pompia”, quel particolare agrume con la buccia molto ruvida presente solo in Sardegna. Dubbioso, però, ho fotografato il frutto e, dopo averlo postato sulla mia pagina FB ho chiesto agli amici se potevano darmi una risposta più sicura. In tempi brevissimi (ormai FB è una piazza virtuale di prim’ordine) la risposta è arrivata: il frutto era di una “Maclura pomifera”, detta più comunemente anche ‘arancio degli Osagi’.
Poiché come ben sapete sono nato curioso, ho immediatamente dopo avviato una ricerca su Internet e ho scoperto che questa strana pianta, arrivata in Europa dal Nord America, ha delle proprietà straordinarie. Ecco allora, riportati anche a Voi, i particolari che ho rinvenuto su questo strano e curioso albero.
La Maclura pomifera è una pianta arborea appartenente alla famiglia delle Moracee. La pianta è conosciuta anche come gelso del Texas, arancio degli Osagi, o ancora melo da siepi, melo dei cavalli, moro degli Osagi e legno d'arco. La pianta è originaria del Nord America dove è soprattutto nota come Osage Orange (arancio degli Osagi), dal nome della tribù indiana che risiedeva in passato nella zona di crescita di questo albero. Gli indiani Osagi apprezzavano particolarmente il legno duro ed elastico di questa pianta, che veniva utilizzato per la costruzione dei loro robusti archi; anche le radici e la corteccia venivano utilizzate per ricavarne un pigmento giallastro, da loro utilizzato per colorare il viso nelle cerimonie sacre.
La Maclura fu descritta per la prima volta da Thomas Nuttall nel 1811, che le attribuì il nome dell'amico geologo William Maclure. L’introduzione di questa pianta in Europa avvenne nel 1818, mentre in Italia arrivò nel 1827, facendo la sua prima apparizione in Toscana e nel Lazio, regioni dove si diffuse in poco tempo. Uno degli utilizzi iniziali nostrani fu quello della costruzione di siepi invalicabili, grazie alla numerosa e forte spinosità presente sui rami della pianta.
La Maclura pomifera è un albero che può raggiungere anche i 7-15 metri di altezza con una chioma folta ma irregolare. Il tronco, anch’esso irregolare e tormentato, ha la corteccia bruna, ricca di tannino e disseminata di dure e acuminatissime spine. Dalle radici si estrae un eccellente pigmento giallo detto morina. Il legno è pesante, particolarmente duro e resistente agli attrezzi da taglio, al tempo e alle intemperie. La specie è dioica, cioè con fiori maschili e femminili su piante differenti. La caratteristica più curiosa della pianta è il frutto, che è più propriamente una infruttescenza; è un ammasso sferico dal diametro variabile dai 7 ai 15 cm di colore variabile dal giallo al verde, di consistenza legnosa e con la superficie profondamente corrugata. Il frutto, se aperto, rivela una polpa biancastra da cui cola un succo lattiginoso.
 Gli indiani Osage, oltre che utilizzarne il legno per gli archi e le radici e la corteccia come colorante (anche oggi una variante di giallo è chiamata giallo Osage), utilizzavano la pianta come rimedio per le congiuntiviti e le infiammazioni degli occhi. Il frutto, seppure considerato non velenoso risulta poco gradito alla specie umana e, se ingerito, pare favorisca il vomito; è invece molto apprezzato dagli scoiattoli, che ci cibano dei semi. Negli USA, durante l’ultima guerra, Il colorante giallo Osage ricavato dalla Maclura fu usato per colorare le divise dei soldati.
In Italia, a partire dalla metà dell'Ottocento, in seguito alla comparsa di una grave forma di infezione che colpiva le radici dei gelsi bianchi utilizzati in bachicoltura, si tentò di utilizzarne le foglie nell'alimentazione del baco da seta, ma con scarso successo vista la scarsità dei nutrienti contenuti, rispetto alle foglie di gelso. Al giorno d’oggi questa pianta è utilizzata maggiormente per recintare delle proprietà (grazie alla sua spinosità); anche il legno, pesante e particolarmente duro, è di buon utilizzo: ha un aspetto molto gradevole, color ocra, e dotato di bellissime venature più scure; può essere utilizzato per creazioni artigianali pregiate o per la realizzazione di attrezzi durevoli.
Circa l’analisi dei suoi principi attivi la Maclura contiene una miniera di sostanze con azioni più o meno tossiche. Nella rivista Journal of pesticidal Science, vol 26, viene affermato che i due composti chimici contenuti nella maclura (ISO flavonoidi), sono efficaci contro il parassita del mais Ostrinia nubilalis. Anche la presenza di 2,3,4,5-tetrahydroxystilbene, un altro alcaloide contenuto, risulta efficace contro i funghi, cosa che spiega l’eccezionale resistenza del legno della Maclura alla degradazione. Lo stesso alcaloide viene utilizzato anche contro la Candida, micete parassita dell’uomo (mughetto, candidiasi).
Cari amici, la Maclura è certamente una pianta particolare, per noi europei soprattutto, ma anche molto interessante, seppure da trattare con molta attenzione. Un’ultima curiosità. Nei tempi andati, in particolare ai tempi della civiltà contadina, i frutti di maclura venivano collocati sotto i letti a scopo insetticida, e pare che funzionassero! Ora, però, sono stati ampiamente soppiantati dai nuovi insetticidi di sintesi, anche se gli studi recenti hanno rivelato che nei frutti della Maclura sono presenti sostanze naturali repellenti per molti insetti, zanzare comprese!
A domani, amici, e se vedete in qualche giardino di Oristano alberi di Maclura sappiate che…in realtà il loro potenziale non è solo quello ornamentale o di efficace recinzione…
Mario
 Maclura pomifera in fiore

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Grazie per le notizie complete ed esaustive. In Toscana non ho mai visto questa pianta o meglio non l'ho mai trovata con il frutto e quindi più facile da individuare. Ho trovato questa pianta a Noli in Liguria, e negli Abruzzi , lungo la salita al castello Aragonese di Ortona

Anonimo ha detto...

Mi ci sono imbattuta oggi per caso a Volterra intorno alle mura del carcere,, è una pianta davvero particolare

Anonimo ha detto...

Qui al mio paese Sannicola di Lecce, nella ex villa di Achille Starace, gerarca fascista,ci sono vari alberi di macura,io da bambino giocavo con i frutti a forma di pelle verdi.