martedì, novembre 20, 2018

OÎKOS, L’INTERESSANTE MOSTRA DI 13 ARTISTI AL MUSEO DIOCESANO DI ORISTANO, PER RICORDARE ALL’UOMO LA NECESSITÀ DI «...COLTIVARE E CUSTODIRE IL GIARDINO DEL MONDO...».


Oristano 20 Novembre 2018
Cari amici,
Sabato 17 Novembre presso il Museo Diocesano Arborense alle 18,30 è stata inaugurata la mostra temporanea intitolata OÎKOS. Il termine oîkos (in greco antico: οἶκος, al plurale οἶκοι) significa dimora in senso lato, comprendendo quindi sia il contenente che il contenuto, ovvero famiglia e casa insieme.
OÎKOS è l’antico termine che Anna Rita Punzo e Silvia Oppo hanno voluto usare, la prima come curatrice della mostra allestita presso il Museo Diocesano Arborense e la seconda come direttrice del Museo, per trasmettere un “forte messaggio” ai visitatori. Realizzata ‘a più mani’ (le opere esposte sono di 13 artisti) la mostra trae ispirazione dal “Cantico delle creature” di S. Francesco e, in particolare, dai passi della seconda enciclica di Papa Francesco, Laudato sì, in cui il Santo Padre invita tutti noi a «...coltivare e custodire il giardino del mondo...».
La felice ispirazione che ha dato vita alla mostra intendeva costruire un percorso espositivo in grado di suscitare emozione, pathos; insomma, una mostra che fosse capace di evocare nello spettatore quella magica, onirica ed inviolata atmosfera che sicuramente era presente nel Giardino dell'Eden.
Purtroppo l’uomo, col passare del tempo, ha lentamente ma inesorabilmente “violato” quello straordinario giardino donatoci dal Signore, corrompendolo, portandolo al degrado, e in questo modo causando a se stesso e agli altri, in particolare alle nuove generazioni, tanti disagi e malattie generate dagli effetti dell'inquinamento e dall'uso indiscriminato del territorio.
La scelta accurata delle opere, frutto come anticipato dell’estro di 13 artisti, ha inteso evidenziare i temi toccati dal Santo Padre nell’Enciclica prima richiamata. Le opere esposte sono di: Antonio Bardino, Nietta Condemi De Felice, Daniela Frongia, Jubanna, Stefania Lai, Daniela e Francesca Manca, Stefano Hadmar, Michele Mereu, Paolo Mura, Laura Catigno, Settantanove Saddi, Josephine Sassu ed Elena Todde.
Lo spettatore analizzando le opere può davvero ritrovare i temi toccati dall’Enciclica, a partire dal degrado della terra, delle acque e del cielo; non solo: viene anche messo in grado di analizzare le cause di tale condizione e i possibili rimedi da adottare. 
Gli artisti che espongono le loro opere sono parte del nostro contemporaneo regionale, selezionati con estrema attenzione dalla curatrice; il visitatore osservandole non può esimersi dal fare amaramente il paragone, dal fare il confronto tra la realtà e l’antica bellezza. Egli ritrova così un'umanità perdente, tra il ricordo della bellezza del passato e la bruttezza del presente, tra la fragrante natura incontaminata di una volta e il pestilente stato attuale, causato dall’avidità e dall’incuria dell’uomo.
Nel triste confronto tra l’oggi e l’ieri, il visitatore non può che respingere la nuova realtà, così terribilmente diversa, tossica, sotto certi aspetti addirittura catastrofica, rispetto a quell’Eden iniziale di cui ormai si è persa la memoria. La mostra vuole quindi essere un invito alla riflessione, alla partecipazione attiva e collettiva, nell'intento di creare una ‘nuova coscienza’, per cercare di fermare il degrado e possibilmente ricostruire quanto ancora possibile.
L'Oîkos, la nostra casa, la casa di tutti, deve essere risistemata, ripulita, eliminando tutti gli inquinanti che siamo riusciti a gettarle addosso (la foto qui a fianco è un'opera di Michele Mereu). 
Amici la mostra, a mio avviso, credo possa essere considerata come il rilascio di un seme, consegnato ad ogni visitatore, con l’invito di metterlo a dimora; un seme nuovo, da cui far germogliare la speranza di una possibile e pronta inversione di rotta, perché il mondo fermi la catastrofe. Il mondo, non dimentichiamolo mai, non è di nostra proprietà, ma lo abbiamo ricevuto in custodia, con l’obbligo di lasciarlo sano, pulito e vivibile alle nuove generazioni.
"La mostra, come ha spiegato il Direttore del museo Silvia Oppo, intende dar forma ad un percorso espositivo capace di evocare l'atmosfera immaginaria ed inviolata del giardino dell'Eden e il senso di degrado e disagio generato dagli effetti dell'inquinamento e dall'uso indiscriminato del territorio da parte dell'uomo".
La mostra, inaugurata dall'Arcivescovo di Oristano in presenza di un folto pubblico, resterà visitabile fino al 17 Febbraio 2019 il Giovedì e il Venerdì dalle ore 17,00 alle 20,00 e il Sabato e la Domenica dalle 10,00 alle 13,00 e dalle 17,00 alle 20,00.
A domani, amici.
Mario


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