Oristano
15 Luglio 2015
Cari amici,
la definizione odierna
di un particolare modo di sorridere, quello di avere il viso atteggiato a “Riso
Sardonico”, sta ad indicare un modo ‘forzato’ di apparire sorridenti, mentre in
realtà è solo finzione. Questa definizione affonda la sua origine nei secoli e
nei millenni, quando “riso sardonico”, indicava ben altro. Furono per primi gli
scrittori dell’antica Grecia ad usare questo particolare termine. L’aggettivo
sardonico, riferito ad una particolare postura del viso, era da loro accostato
proprio alla Sardegna, considerata abitata da un popolo barbaro. Pare sia stato
Omero per primo ad usare questo termine che identificava un riso deformato dalle pieghe della bocca, che, anche se in apparenza
sembrava indicare ironia, derisione o provocazione, in realtà altro non era che
il frutto degli spasmi dei muscoli masticatori, causati dall’ingestione di una sostanza
velenosa, che creava un particolare tipo di paralisi facciale.
La civiltà greca, che
allora risultava essere il faro culturale del mondo, vedeva la Sardegna come
un’isola popolata da un popolo arretrato e incivile. Secondo alcuni scrittori
greci, tra cui Pausania e Plinio il Vecchio, sull’isola detta Sardegna cresceva
una pianta simile al sedano, ma velenosissima, per cui gli stranieri che
incauti raggiungevano l’Isola, mangiandola ignari della sua pericolosità,
morivano in modo orribile, manifestando convulsioni nervose che stiravano le
labbra in un ghigno anomalo: un atteggiamento doloroso ma simile a quello di
uno che ride. Ma l’inciviltà dei sardi,
secondo i greci, andava ben oltre! Quest’erba velenosa, mediante un rituale tribale
terribile, era utilizzata per l’eliminazione degli anziani dei villaggi,
considerati, dopo una certa età, solo un peso per la Comunità.
Simonide, Timeo e
Clitarco nei loro scritti raccontano che gli abitanti della Sardegna
sacrificavano a Cronos, il dio del tempo, i genitori che avevano superato la settantina e che
questi, mentre morivano, ridevano. Da questo rito sarebbe nata l’espressione
'ridere sardonicamente' che compare appunto per la prima volta in Omero
(Odissea, XX, v. 301). In questa logica gli anziani, ormai improduttivi e quindi
solo un peso, considerato anche che secondo loro avevano già vissuto già
abbastanza, venivano eliminati dopo aver fatto bere loro il succo della
terribile erba. Lapidati o spinti a bastonate verso fosse preparate prima, o
gettati nell’abisso di dirupi naturali, per mano dei propri figli, morivano in
modo tragico. Essi, così, per mano assassina di coloro che avevano generato,
cadevano nel precipizio intontiti dalla pozione bevuta e, in preda alle
convulsioni che facevano contrarre i muscoli facciali; sembrava che lasciassero
questo mondo ridendo, dando la sensazione che fossero felici di andare incontro
alla morte, anche se in realtà invece era l’effetto del veleno a dare questa parvenza
di felicità.
Stando agli
scritti di Eustazio anche i figli, i loro carnefici, pare assumessero una
piccola dose della pozione di erba Sardonia, perché potessero avere meno
coscienza dell'amaro terribile incarico. Anche loro, in preda alle convulsioni
dell’erba velenosa, sembrava ridessero, mentre uccidevano i loro genitori! Era,
per loro, come “il purificarsi di un atto terribile”, cercando col sorriso
forzato di mostrare agli anziani genitori che essi non provocavano loro del male, ma che
anzi cercavano di liberarli dal peso della vecchiaia.
Il terribile rituale
oggi è solo un ricordo, mischiato alla leggenda. L’erba sardonica, invece, non è
scomparsa: anzi è ancora ben presente ed è una triste realtà anche oggi!
Quest’erba malvagia e velenosa nei secoli non si è estinta, ma ha continuato a
proliferare ed è diffusa in tutta l’Isola, quasi orgogliosa di essere presente soltanto
in Sardegna! Questa pianta, tanto simile al prezzemolo, con cui facilmente può
essere confusa, ha anche un profumo allettante, gradevole all'olfatto, e, proprio
per la sua pericolosità è chiamata "Prezzemolo del Diavolo" (o anche
Ranuncolo palustre), anche se è più nota per i suoi effetti malefici come "Erba
Sardonica".
Cari amici, l’antica storia-leggenda
dell’eliminazione degli anziani con l’utilizzo di quest’erba si è tramandata
nei secoli arrivando fino a noi. La tradizione popolare, considerato il modo
con cui questo rituale veniva praticato, ha attribuito a determinati orridi
siti la patente di “luoghi sacrificali”, dove veniva consumata materialmente la
pratica dell'eutanasia senile. Di questi siti la tradizione ne indica due
importanti: uno ad Orotelli, nel nuorese, denominato S'impercadortzu de sos
betzos (il dirupo dei vecchi) e l’altro in Ogliastra, ad Urzulei, chiamato Su
pigiu de su beciu (l'orlo del vecchio).
Passando dal passato al
presente, dalle leggende alla realtà quotidiana, possiamo dire che la famosa e temibile
erba sardonica costituisce sempre un pericolo reale: ancora oggi sono frequenti
nell'Isola i casi di suicidio messi in atto con l’impiego del prezzemolo del
Diavolo. Come in tutte le cose, però, è sempre “una calda e una fredda”: l’erba
sardonica pare possieda anche proprietà di una certa utilità. Le ultime
ricerche in campo erboristico-cosmetico attribuiscono alla pericolosissima
pianta proprietà simili a quelle del botulino! Il potere di contrazione dei
muscoli da parte delle tossine della Sardonia sarebbe infatti sfruttabile per
un efficace trattamento “anti age” per ringiovanire l’invecchiamento della
pelle. Questa sostanza sarebbe ben più potente, per il trattamento anti età e
anti rughe, di quella fornita oggi dal botulino.
Ciao, amici, a domani.
Mario
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P.S.
Cari amici, a volte il
caso, è come la coda del diavolo: te la ritrovi quando meno te l’aspetti! La
riflessione di oggi sull’erba sardonica, antico mezzo per l’eliminazione degli
anziani “over 70”, coincide proprio con il compimento del mio 70° compleanno!
La mia mente spazia sempre senza confini, e il pensare che, se fossi vissuto a
quei tempi, forse a breve una bella pozione di erba sardonica non me l’avrebbe tolta
nessuno, un po’ mi fa rabbrividire!
2 commenti:
Probabilmente molto più efficace del botulino come strumento anti, age perchè blocca per sempre il processo di invecchiamento , non consentendo che l'età progredisca di un sol giorno
Buongiorno signor Mario, grazie per questo articolo molto interessante. D'ora in avanti quando sul mio cammino incontrerò questa simpatica erbetta, e mi succede spesso, la saluterò da lontano perché io alle mie rughe ci sono molto affezionata! 😅
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