Oristano
10 Luglio 2015
Cari amici,
se è pur vero che chi
ha il coltello dalla parte del manico ha un potere molto più grande, è anche
vero che, a volte, Davide con la sua fionda ha vinto contro il gigante Golia.
La strenua lotta della Grecia contro un’Europa che, a suo avviso, dall’alto
della sua germanica arroganza, non vuole sostenere il popolo ellenico, è
arrivata ormai ad un punto cruciale: restare in Europa o abbandonarla. Il
problema non è di poco conto, e anche i greci questo lo sanno. Pur avendo vinto
i SI nel recente referendum, i sondaggi pare dimostrino che tutto sommato i
greci vogliano restare all’interno dell’Unione Europea.
L’intero mondo
economico in questo momento è in apprensione, in quanto l’eventuale uscita dall’Euro
della Grecia aprirebbe scenari da tutti definiti assolutamente incerti e dall’esito
imprevedibile. A parte gli investitori internazionali, preoccupati della sorte
dei miliardi di euro investiti in Grecia, la preoccupazione più grande è senz’altro
quella del popolo ellenico: un’eventuale uscita dall’Europa ed un ritorno alla
Dracma, cosa comporterebbe per la gente comune che già oggi fatica ad arrivare
a fine mese? Il dilemma non è di poco conto. Il primo problema: in caso di Grexit, quanto varrebbe la nuova
dracma?
Wilbur Ross,
investitore americano specializzato nell’acquisizione e ristrutturazione di importanti
aziende sull’orlo della bancarotta, ha affermato che se la Grecia dovesse decidere
di abbandonare l’Euro, la nuova Dracma varrebbe (in parità uno a uno) da un
quarto alla metà dell’attuale valore dell’Euro. In un’intervista rilasciata alla
Cnbc Wilbur Ross, che l’anno scorso
con un consorzio di imprenditori ha investito 1,3 miliardi di Euro nella terza
banca ellenica, Eurobank Ergasias, ha affermato che l’eventuale nuova Dracma
comporterebbe un forte impoverimento per i cittadini greci, in quanto con l’abbandono
dell’Euro e il ripristino della Dracma verrebbero tagliate anche pensioni,
risparmi e tutto il resto. Insomma un insostenibile impoverimento dell’intero
Paese.
Ross, che stima
l’attuale possibilità di una ’Grexit’ al 40%, ha anche detto che attualmente gli
Istituti di credito ellenici al momento dispongo di una liquidità sufficiente
ancora per una settimana. I tempi della decisione definitiva, stare in Europa o
dichiarare l’insolvenza uscendo dal consorzio della moneta unica, sono stretti:
pochi giorni. Una settimana il tempo, il massimo rinvio concesso dall’Unione Europea ad
Alexis Tsipras e alla Grecia, prima di cominciare a studiare il piano per la Grexit. Il Premier, entro Giovedì 9
Luglio (ieri) si era impegnato a presentare un piano serio di riforme che l’UE avrebbe
esaminato, discusso e approvato entro Domenica, e lo ha fatto.
Il Presidente della
Commissione Europea Jean-Claude Juncker, intervistato dopo l’ultimo Eurosummit, ha
detto di “Non escludere alcuna ipotesi”,
tanto da sostenere che “è stato preparato uno scenario di ‘Grexit’ destinato
alla Commissione Ue, così come uno di aiuti umanitari, ma quello che preferisco
è uno scenario per mantenere la Grecia nell’eurozona”. Della stessa
opinione è François Hollande, che pure era descritto come il poliziotto buono
della trattativa. Due scenari possibili, dunque: la Grexit di Domenica, o
l’accordo. Che ne sarà dunque della Grecia, in passato culla delle democrazie
del mondo? Difficile fare un pronostico credibile, tutte le strade restano
aperte.
Le ultime notizie di
stampa dicono che Atene, presentando il nuovo piano, ha chiesto 53,5 miliardi
di Euro per onorare le scadenze del Paese fino al 2018. In cambio Tsipras ha offerto
un piano di tagli per 12 miliardi di Euro, che prevede l'addio alle pensioni
"baby", la rinuncia allo sconto dell'Iva per le isole turistiche, e
l'aumento delle tasse. E' questa la
nuova proposta avanzata da Atene per restare in Europa: un piano da 12 miliardi,
invece degli 8 del precedente, su cui il Leader greco, se approvato,
cercherà il consenso in Parlamento.
Cari amici, i tempi di
questa pericolosa telenovela sono stretti, per cui entro Domenica sapremo cosa
succederà. Io credo che, soprattutto l’egoismo, non debba prevalere, in quanto
il pericolo di default della Grecia potrebbe essere così contagioso da
diventare mortale, per l’intera Europa, che vedrebbe, 60 anni dopo la sua
tentata costituzione in Stato Federale, abortire in modo così cruento.
C’è da augurarsi che la
saggezza prevalga: sia da parte Greca, che deve capire che determinati
privilegi non possono più essere mantenuti, che da parte Europea (in
particolare della Germania), che, se vuole salvarsi da morte certa, deve “obtorto
collo” accettare di salvare un “figliol prodigo”, che è meglio recuperare che
perdere!
Grazie, amici, a
domani.
Mario
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