Oristano
22 Luglio 2015
Cari amici,
nelle mie quotidiane
scorribande sull’Web sono recentemente incappato in un bell’articolo di Marco
Lodoli (scrittore e giornalista italiano, collaboratore di Repubblica) dal
titolo “La cresta sul debito ci mangia
il futuro”. Nella riflessione di Lodoli, riferita in primis alla Grecia, veniva
analizzato il forte debito pubblico in essere nella gran parte degli Stati e
che aveva compromesso ormai il futuro di molti di essi. Riferendosi in particolare alla Grecia il giornalista ha sostenuto che, dopo aver letto con
attenzione una lunga serie di articoli sulla crisi in atto e su come fosse stata
parzialmente risolta, ha così commentato“…ho capito una cosa che forse prima non mi
era così chiara: le nazioni affondano per colpa del debito pubblico”. Dichiarazione
pesante come un macigno ma vera e realistica, sulla quale concordo
perfettamente.
L’analisi di Lodoli
partiva da lontano. Certamente le origini del grande "debito sovrano” contratto
dalle Nazioni, risalgono a padri e nonni degli attuali governanti, che, nei molti lustri precedenti,
sicuramente amministrarono in modo poco capace, utilizzando quello che non dovevano
e non potevano spendere; in questo modo hanno creato, con l’insano comportamento, voragini ormai
incolmabili. Scrive Lodoli nell’articolo: “Fatto sta che alla fine la Grecia, e così
anche l’Italia, si ritrova con un debito insostenibile sulle spalle: loro si
sono accasciati sotto quel peso, noi andiamo ancora avanti, ma verso un futuro
sempre più corto e cupo. I soldi che l’Europa ha deciso di accordare
ai greci serviranno quasi solamente a pagare gli interessi sul debito: con una
mano ti presto il denaro, con l’altra subito me lo riprendo. In qualche modo
quel prestito serve soprattutto a garantire i creditori, che rischiavano di
perdere le cifre investite e anche la ricca cresta degli interessi progressivi.
Insomma, ho capito che l’economia occidentale si regge in gran parte sull’usura,
un tempo condannata anche dalla chiesa e oggi invece accettata da tutti. In
pratica gli Stati sovrani, la Grecia, ma anche l’Italia e presto o tardi tutti
quanti, devono produrre ricchezza
o ridurre al massimo le spese soprattutto
per far fronte agli interessi sui debiti”.
Cari amici, ho detto
prima che condivido pienamente questa riflessione e, ne sono certo, senza un serio
intervento di tutti i Paesi che dell’Europa fanno parte, questi debiti non
potranno mai essere sanati e prima o poi il default, oggi solo rinviato, si
ripresenterà come uno spettro che non perdona. Senza una comune politica
europea "unica e solidale", l’Unione ha i giorni contati e con essa l’Euro, ancora oggi
moneta senza la dignità di appartenenza ad uno Stato sovrano. La salvezza di
nazioni così indebitate sarà possibile solo mediante un drastico “taglio” dei
debiti contratti: lo hanno sostenuto sia gli esperti del Fondo Monetario
Internazionale che il Presidente della BCE Mario Draghi.
Che certe situazioni
abbiano raggiunto il punto di non ritorno lo si può rilevare dall’analisi dei
dati che riguardano la Grecia. Nel rapporto riservato del FMI, fatto pervenire
all’UE, viene stimato che il debito pubblico di Atene il prossimo anno sarà
pari al 200% del PIL contro il 177% prima calcolato; l’aumento è dovuto alla
prevista ulteriore recessione, che peggiorerà nel 2015 dopo la timida ripresa
registrata a fine dello scorso anno. Non solo. Fino al 2022 il debito greco
resterà posizionato intorno al 177% del PIL, contro il 142% prima stimato.
Questi dati allucinanti
mi ricordano i debiti di quelle famiglie che per mille cause sono arrivate all’insolvenza; se,
con tutta la migliore buona volontà, il nucleo familiare guadagna 2.000 Euro al
mese, come potrà mai restituire ai creditori rate mensili superiori a tale cifra? Ovviamente questo ragionamento, come detto
prima, riguarda non solo la Grecia ma diversi altri Stati tra cui anche la
nostra povera Italia. Quali, dunque, le soluzioni possibili? Non molte,
purtroppo. A chi propone, proprio perché non ammette la possibile cancellazione neanche
parziale del debito di una nazione, un drastico allungamento delle
scadenza, personalmente dico di no: non possiamo, una volta fatti gli sbagli
nel passato, ribaltare gli errori alle nuove generazioni. Proporre di “congelare”
per 30 anni i debiti della Grecia (...per ora), anche a basso tasso d’interesse,
non mi sembra realistico. Credo che l’unica soluzione ragionevole sia quella
del taglio del debito, rapportato alle possibilità di ripresa e di crescita
della nazione che si trova in difficoltà. Questo anche per il ragionevole interesse dei creditori.
Cari amici, continuare
a spremere un limone, quando ormai non c’è più succo, è solo fatica sprecata.
Dopo l’ormai deciso salvataggio concesso a denti stretti al popolo greco, i
problemi sul tappeto sono stati solo rinviati, ed anche per poco tempo. Per rendersene conto basta
un solo esempio. Dei 7,16 miliardi anticipati dall’UE, 6,8 sono già stati subito
utilizzati per rimborsare i debiti scaduti verso i creditori. Insomma, dati con
una mano e ripresi con l’altra!
Ad essere sinceri anche la nostra situazione
italiana, per quanto le rassicurazioni quotidiane non manchino, non mi sembra
delle più tranquille, se pensiamo che la “montagna” del nostro Debito Pubblico
assorbe solo in interessi oltre 70 miliardi di Euro all’anno. Per diminuire il pesante
debito esistente il PIL dovrebbe crescere, e anche di molto: ma come sarà possibile tutto
questo se non si trovano i denari per incentivare il lavoro dei giovani, per
diminuire le tasse e consentire alle famiglie di spendere di più?
Credo che, come per la
Grecia, la sentenza sia solo rinviata.
Ciao, a domani.
Mario
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