domenica, aprile 27, 2025

DEFICIT DELL'ATTENZIONE E DISTURBO BIPOLARE: DUE MALI IN AUMENTO, FORSE ANCHE A CAUSA DELLA VITA SEMPRE PIÙ STRESSANTE CHE CONDUCIAMO.


Oristano 27 aprile 2025

Cari amici,

Il particolare disturbo noto come ADHD (acronimo inglese di: Attention Deficit Hyperactivity Disorder),  che nei soggetti colpiti indica un particolare deficit di attenzione e iperattività (sviluppatosi in particolare nello scorso periodo pandemico del 2020), continua la sua marcia in aumento, tanto da essere arrivato a coinvolgere da 1 a 2 milioni di adulti in Italia, che, spesso, ne soffrono senza saperlo. Questo male da noi è semplicemente noto come “Deficit dell’atternzione”, ed è un problema serio, che si è addirittura quadruplicato in questi ultimi 5 anni.

Indubbiamente l'ADHD è un male insidioso, sotto certi aspetti molto simile al “Disturbo Bipolare”, altro serio problema che nei soggetti colpiti altera in modo significativo l’umore, l’energia e la capacità di gestione della giornata. Le persone colpite da questi due mali, sotto certi aspetti alquanto simili, vivono alternando momenti di inattività e di iperattività, passando dalla depressione all’euforia, dalla calma all’impulsività, in un’altalena vissuta tra una calma silente e una compulsiva iperattività, che portano nel soggetto un profondo senso di tristezza, perdita di interesse e fatica estrema.

Ma come arrivare alla corretta diagnosi per chi soffrire di questi mali? Per diagnosticare la presenza di ADHD bisogna innanzitutto fare delle particolari verifiche; per esempio: se il soggetto si distrae facilmente, ha difficoltà ad organizzare i lavori, risulta smemorato, si agita in modo eccessivo, interrompe le persone durante una conversazione e si senti spesso irrequieto; oppure, se manifesta sintomi di disattenzione e/o di iperattività̀ fin dall’infanzia, ma senza mai ricevere una diagnosi; o ancora, se ha problemi di dimenticanza o difficoltà di concentrazione, che incidono in modo significativo nella sua vita, sia lavorativa che familiare e sociale.

Per quanto riguarda, invece, Il DISTURBO BIPOLARE, un tempo noto come psicosi maniaco-depressiva (una condizione psichiatrica che altera in modo significativo l’umore, l’energia e la capacità di funzionamento quotidiano), il soggetto che ne soffre passa da momenti di euforia, iperattività e impulsività, al suo contrario, ovvero alternati ai momenti depressivi, nei quali avverte un profondo senso di tristezza, perdita di interesse e fatica estrema. Questa instabilità emotiva può interferire con le relazioni sociali, il lavoro e la qualità della vita.

Amici, come accennavo prima, non è improbabile che l’aumento di entrambi questi sintomi siano dovuti anche al tipo di vita che conduciamo, sempre più caotico e stressante, ma alla base ci sono certamente anche degli altri  fattori, a partire da quelli genetici, biologici e ambientali. Possono contribuire, infatti, all’insorgenza di queste malattie, delle alterazioni nella struttura cerebrale, degli squilibri neurochimici e la presenza di eventi stressanti nella vita delle persona colpita. Inoltre, chi ha parenti di primo grado affetti da questi disturbi, ha un rischio maggiore di svilupparli.

Come intervenire nei casi in cui ci si trovi colpiti da questi mali? Per quanto riguarda il disturbo bipolare, il trattamento farmacologico consigliato comprende stabilizzatori dell’umore, antipsicotici e, in alcuni casi, antidepressivi. La psicoterapia aiuta a riconoscere i segnali di ricaduta e a sviluppare strategie per affrontare le oscillazioni dell’umore. Per quanto riguarda, invece, il disturbo da “Deficit di attenzione”, pur non esistendo una cura risolutiva per l’ADHD, alcuni trattamenti possono contribuire a ridurre i sintomi; lo specialista potrà consigliare farmaci specifici, come stimolanti e anti-stimolanti, fino agli antidepressivi. L’approccio è multidisciplinare.

Cari amici, i mali, di qualsiasi natura siano, vanno sempre diagnosticati quanto prima e le cure, prescritte dagli specialisti, debbono essere seguite con convinzione. Quanto alla durata delle terapie, poiché siamo tutti diversi, la durata varia da paziente a paziente. Alcune persone dovranno assumere il farmaco per un anno o due, mentre altre dovranno ricorrere alla terapia per molti più anni.

A domani.

Mario

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