Oristano 1 settembre 2020
Cari amici,
Apro i post di settembre con una riflessione sulle nostre pesanti servitù militari. Noi sardi lo sappiamo
bene che la nostra isola e soffocata dall'eccessivo utilizzo della nostra terra a scopo militare, ma purtroppo poco
e niente siamo riusciti ad ottenere, se non altro per limitarne l'uso. In realtà non
abbiamo mai manifestato grande coraggio nel ribellarci a queste pesanti
imposizioni, visto che oltre il 60 per cento delle servitù militari dell’Italia
sono in Sardegna! Un giogo pesantissimo, che ci crea situazioni di pericolo non
solo dal punto di vista sanitario (per il materiale bellico utilizzato, in
parte radioattivo), ma ancora maggiore dal punto di vista turistico ed
economico. Ebbene, quel grido di dolore che i sardi si tengono dentro è stato
di recente lanciato, con forza e determinazione, da una persona non sarda: Lisa
Camillo.
Lisa Camillo è una famosa
regista, oltre che scrittrice, produttrice, antropologa e criminologa
italo-australiana. Ha lavorato a lungo nelle collettività aborigene e ha
riscosso diversi premi per i suoi progetti con il Ministero della Salute
australiano. Laureata alla Sydney Film School, ha diretto, prodotto e scritto
film e cortometraggi, noti in tutto il mondo. Lisa ha di recente messo a fuoco la
nostra Sardegna, investigando sul problema delle “nostre” servitù militari e raccontando
poi in un interessante documentario il suo viaggio nella “Sardegna negata”, quella
parte dell’isola sottratta ai propri abitanti in nome delle esercitazioni
militari.
In questo documentario,
dal titolo “Balentes”, la Camillo mette il dito nella piaga, invitando i
sardi a svegliarsi, a fare di più, per cercare di togliere o di allentare
questo gioco pesante. "Ecco
perché tutti dovremmo diventare più coraggiosi e opporci a questa
ingiustizia", ha detto spiegando il suo documentario ai Media. Balentes,
come ben sappiamo noi sardi, è una parola della nostra lingua che in italiano
significa “coraggiosi”. Ecco è questo coraggio che Lisa chiede ai sardi:
di ‘togliere fuori la balentìa’ per difendere la loro terra! Essere
nuovamente ‘BALENTES’ non certo per rievocare quelle lontane stagioni del
banditismo che in passato ci diedero una brutta fama, ma per dimostrare,
finalmente, quel coraggio che fino ad oggi è sembrato mancare.
Il problema delle servitù
militari che gravano sulla Sardegna, la regista, scrittrice e antropologa
italo-australiana ha deciso di affrontarlo di petto, dedicandoci sei anni della
sua vita. E il frutto di questa defatigante passione è contenuto proprio in
“Balentes”, un documentario doloroso come un pugno nello stomaco, che racconta,
con la precisione e l’amore per i dettagli, lo stato della nostre servitù, che la
scienziata, con la passione di una cittadina sarda, vede come una terribile violazione
della sua terra: comprata, svenduta e avvelenata.
Guardando il
documentario, fa male al cuore vederla camminare sulla sabbia bianca e sottile
di Capo Teulada sfiorando missili e armi abbandonate in quel paradiso
terrestre. Si respira a fatica mentre si scorre con lei la cartina di un’isola
sede dei più grandi poligoni missilistici, come quello di Perdasdefogu, o di
poligoni per esercitazioni aeree come quello della Nato a Capo Frasca, posto
nella costa occidentale. Per non parlare dell'arcipelago de La Maddalena,
che agli inizi degli anni duemila stava per essere cancellato da un
"incidente" nucleare.
Lisa Camillo ama la
Sardegna come una vera sarda. È cresciuta nella nostra isola e si sente sarda a
tutti gli effetti. Quando riporta i numeri del peso delle servitù militari,
diventa davvero arrabbiata. La Sardegna sopporta il 60% delle basi militari
italiane, anche se l’isola rappresenta appena il 2% della popolazione italiana.
Un peso enorme, che schiaccia l’isola impedendole di fatto un vero sviluppo
turistico e la tutela ambientale delle sue straordinarie bellezze naturali.
“Certo, da qualche anno, in alcune spiagge si può andare d’estate”, commenta,
ma è solo una goccia in un mare.
Gli aridi numeri
raccontano che ben 35 mila ettari di territorio sono sotto vincolo militare. Un
vincolo che si estende anche nel mare per 20 mila chilometri quadrati. Un’area
gigantesca, pari quasi all’intera Sardegna ridisegnata sull’acqua. Il commento
finale sulla sua opera è lapidario: “Balentes” è un film che vorrei fosse
visto da tutti, ma soprattutto nelle scuole, perché se vogliamo cercare di
cambiare qualcosa prima di tutto dobbiamo informarci e informare i nostri
figli. Che poi sono quelli che più di tutti stanno pagando il prezzo
dell’inquinamento ambientale che avvelena la salute, che causa malattie, che
impedisce un sano sviluppo. Come ben sanno le persone che abitano a Portoscuso
o a Sarroch, vicino alla Saras”.
Cari amici, Lisa Camillo ha
scritto anche un libro: “Una donna determinata” (Una ferita italiana). Con questa
pubblicazione Lisa ha affrontato con grande determinazione un percorso severo, raccontando
dei suoi giri in lungo e in largo nell’isola, combattendo in prima linea per la
nostra salute; facendo domande, spesso scomode, per porre in luce le questioni
top secret, divenendo così portabandiera di pace e giustizia per i sardi, anche
per quelli che in questi lunghi lustri trascorsi, hanno taciuto per spavento e
reticenza, assecondando il “male” per mille ragioni. Tutto questo c’è nel libro.
Massimiliano Perlato (giornalista milanese,
amante della Sardegna), che di questo libro ha fatto una bella recensione, ha
così commentato: “Valutare un libro è un’operazione articolata e molto
soggettiva. Quello di Lisa Camillo lo considero senza troppi giri di parole, un
capolavoro nel suo genere. Un’inchiesta preziosa e pertinente che ogni sardo di
coscienza, dovrebbe leggere senza remore. E soffermarsi per riflettere a fondo,
pagina dopo pagina, sulle problematiche meticolosamente raccontate, che da
sempre avviluppano l’isola con i suoi enigmi che, come sottolinea l’autrice,
pongono a repentaglio l’ambiente e la salute dei suoi abitanti”.
Approvo e sottoscrivo in pieno
l’invito di Lisa Camillo: "Che…tutti i sardi dovrebbero diventare più
coraggiosi e opporsi a questa ingiustizia"!
A domani, amici.
Mario
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