Oristano 16 settembre 2020
Cari amici,
Il triste fenomeno appare sempre più in crescendo: l’alcool tra i giovani circola in dosi sempre
più massicce. Ma cosa spinge gli adolescenti a “drogarsi” con l’alcool in un’età in cui ben
altri dovrebbero essere i loro interessi formativi e di apprendimento? Forse perché i giovani vedono
il mondo che li circonda come un deserto dove per sopravvivere debbono stordirsi, drogarsi,
riempirsi di alcool fino allo spasimo? Può darsi, ma la triste realtà è che i giovani e i giovanissimi bevono
molto; tra feste e concerti e anche in occasione di eventi sportivi, ci si ubriaca a volte fino al
coma etilico.
Una delle ipotesi più serie e accreditate e che i giovani bevono per paura di non essere accettati
dal gruppo e quindi venire isolati e messi da parte. L’adolescenza è ormai vissuta con un forte
senso di appartenenza ad un “clan”, dove i giovani che vi appartengono sono diretti e gestiti
da un “capo” al quale si è subordinati in tutto. Il proprio volere è totalmente annullato dal
volere del capo-clan, e i componenti diventano etero-diretti senza possibilità di esprimere la
propria opinione o dissenso, altrimenti si viene posti fuori e ci si trova isolati.
Questa condizione di sudditanza porta prontamente all'obbedienza e alla trasgressione, ad esempio all'abuso di
alcool, droghe e comportamenti trasgressivi. L’alcool, in particolare, crea in loro quello stato
di disinibizione e di disinvoltura, che porta poi alla violazione delle regole, trasgredendole; un modo
forte che serve a riempire quel vuoto esistenziale e di solitudine che li assale e che è difficile
da affrontare da soli. mentre all'interno del "gruppo" si riesce ad anestetizzarlo.
Ed ecco, allora, appena il tempo libero lo permette e prima di riunirsi in gruppo, andare nei
supermercati a fare carico di bottiglie di birra, vodka, vino, tequila, whisky, gin, in genere
con l’aiuto di uno di loro appena maggiorenne, per superare l’ostacolo alla cassa. Non sono
solo i maschi a fare incetta di bottiglie, anche le femmine partecipano allo shopping alcolico.
I più piccoli, anche di dieci o undici anni, rimangono, invece, fuori dalla porta per non dare
nell'occhio.
Una volta arrivati nei luoghi di riunione cominciano i festini.
Una delle dimostrazioni più
classiche è bere dalle bottiglie tutto d’un fiato, arrivando presto ad ubriacarsi fino a stordirsi
e a non capire più nulla, con il cervello andato in tilt. È il Binge drinking, l’abbuffata di
alcool, la moda perversa che attira sempre più giovani, vittime di una spirale mortifera dove
hanno buon gioco il marketing dell’alcool e l’orgasmo dello sballo, amplificato dalla TV, dai
social, dalle star dello sport, dai divi del cinema, dai cantanti di grido, dalle band musicali, che creano imitazione.
Si, amici, ci si ubriaca per stordire i sensi, per poter affrontare sfide pericolosissime che spesso
portano alla morte, come fare balconing, lanciandosi da un balcone o da una finestra ai piani
alti per andare a finire dentro una piscina o su un altro balcone, oppure attraversando la strada
o i binari quando stanno arrivando veloci le auto o un treno, giocandosi così stupidamente la
vita. Per salvare i giovani ci vorrebbero interventi seri, capaci di coinvolgere la famiglia, la
scuola e la società in genere.
Di recente è stata avviata una campagna anti-alcool, messa in atto dal Ministero della Salute
e dall'Istituto Superiore di Sanità con l’Osservatorio Nazionale Alcol, in collaborazione con
la Società Italiana di Alcologia e lo WHO Collaborating Centre for Research and Health
Promotion on Alcool and Alcool-Related Health Problems. La campagna cerca, in modo
semplice e convincente, di ricordare ai più giovani che il loro organismo in formazione non è
in grado di assorbire l’alcool; cerca di far capire che l’alcool fa male al cervello, causando
perdita di coordinamento, riduzione della lucidità, diminuzione della memoria, rallentamento
dei riflessi e ritardo della reazione a stimoli luminosi e sonori, fino a condurre in alcuni casi
alla perdita di coscienza.
Insomma un modo semplice ma efficace di far capire che l’alcool danneggia l’organismo,
provocando danni non solo al cervello, ma anche a fegato, stomaco, mammella, cuore; oltre a ricordare che l’alcool altera l’autocontrollo, indebolendo il sistema nervoso centrale, facendo
perdere il pieno controllo delle proprie azioni e della capacità di giudizio, spingendo ad
assumere comportamenti rischiosi come la guida in stato di ebrezza e i rapporti sessuali non
protetti; insomma, un modo per rimarcare che l’alcool può uccidere, che l’alcool può influenzare
negativamente i comportamenti, rendendo violenti e aggressivi, che l’alcool può danneggiare anche il feto. Se ci si vuole divertire non è necessario affidarsi all'alcool, ricorda la campagna,
invitando i giovani a parlarne con gli insegnati e i genitori (naturalmente quando insegnanti e genitori
sono un buon esempio).
Cari amici, il ruolo dei genitori nella formazione dei ragazzi è il più importante ed è insostituibile. Insieme agli insegnanti, essi possono guidare con mano forte e leggera insieme i loro figli nella delicata fase
dell’adolescenza. I genitori con il loro comportamento dovranno, essi per primi, dare il buon
esempio nella vita di tutti i giorni. Dovranno parlare con i loro figli senza imposizioni, senza calare
ordini ma dando delicati consigli, questo è quanto dovrebbero fare. Quello dei genitori deve
essere un “approccio educativo e informativo duraturo", capace di accompagnare i propri figli
lungo tutto il loro percorso di vita.
Non è certo un compito facile, ma nessun genitore dovrebbe tirarsi indietro…
A domani.
Mario
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