Oristano 10 agosto 2024
Cari amici,
La mente umana è un
“Super-computer” di grande complessità, che, nonostante gli studi effettuati, continua,
sotto mille aspetti, a mancare di molte risposte. Per esempio: abbiamo mai
pensato a quanto ci viene difficile cambiare idea? Se il nostro cervello ha
raggiunto un convincimento, giusto o sbagliato che sia, continuerà a credere
che sia quello giusto, e difenderà costantemente quanto pensa. A condizionare
la nostra mente e la nostra vita, sono proprio i così detti “BIAS COGNITIVI”.
I Bias cognitivi, amici,
non sono altro che dei costrutti mentali, che si basano su percezioni spesso
sbagliate e/o pregiudizi, che possono portare le persone a credere in qualcosa
che magari corretto non è! Partiamo dai concetti più semplici. Cambiare la
“Squadra del cuore”, per esempio non è mai stato facile, anzi, direi
impossibile! Lo stesso ragionamento può essere fatto per la nostra “Ideologia
politica”, che, salvo rare eccezioni, deve rimanere quella. Che dire, poi, dei
“Principi religiosi”, inculcatici fin dall’infanzia, che restano fermi per
tutta la vita? Insomma, cambiare idea, è un processo che la nostra mente non
accetta volentieri, rimanendo ferma sulle proprie convinzioni senza volersi far
influenzare da niente e da nessuno!
Gli studiosi da tempo si
sono chiesti il perché di questo caparbio convincimento, dato che le persone tendono
stabilmente a fossilizzarsi sulle proprie idee che difficilmente sono disposte
a ritrattare. La risposta risolutiva è stata trovata nel nostro cervello, proprio dove sono
allocati “I BIAS COGNITIVI”, marchingegni atti a garantire la permanenza del
convincimento inizialmente raggiunto senza sconvolgimento o cambiamenti. I Bias
hanno diverse sfumature.
Ci sono, per esempio, i
Bias di conferma, vale a dire quelle informazioni che per l'appunto
confermano le personali convinzioni, confutando quelle opposte: i Bias di
gruppo, che ci portano a sopravvalutare le capacità e il valore del nostro
gruppo di appartenenza; i Bias conservativi, che potrebbero
portarci a vedere ogni novità con grande sospetto; i Bias di protezione,
che inducono una percezione della realtà distorta, tanto da farci vedere le
cose nella maniera che noi stessi riteniamo giusta, e farci pure pensare che
anche gli altri la pensino proprio come noi. Senza dimenticare, poi. “L'effetto
carovana” (altrimenti detto "dei pecoroni"), rappresentato nel
nostro cervello dalla tendenza a credere in qualcosa solo per il fatto che
molte altre persone vicine a noi credono nello stesso modo.
Amici, L'effetto carovana
lo troviamo ben presente nei Social media che frequentiamo, in quanto
questi fanno leva proprio sui Bias cognitivi per massimizzare l'attaccamento ad
essi da parte delle persone. Ad esempio il Bias del pavone spinge a
mostrare agli altri solo gli aspetti positivi della propria vita e a
prediligere racconti di successi più che di fallimenti. Il mondo dei social è la
culla di questo mondo di finta perfezione: vite straordinarie piene di viaggi,
divertimenti, successi e solo felicità. Il risultato è una vita apparentemente
patinata, che induce a pensare, in coloro che osservano, di avere una vita
banale rispetto a quella che vivono gli altri, aumentandone la sensazione di
frustrazione e di insoddisfazione.
Rilevante risulta anche
il Bias di conformità sociale, che riflette il desiderio di
adattarsi alle norme sociali e alle aspettative manifestate dagli altri, a
prescindere dalle reali volontà personali. Nel mondo de Social, questo Bias
viene sfruttato attraverso meccanismi come il conteggio dei “Mi piace” e dei
follower. Riguardo al Bias di conferma, gli algoritmi dei social media ne
amplificano l'effetto, ovvero sottopongono a maggiori contenuti che rinforzano
la propria opinione originaria. I Bias non nascono ovviamente per legare a
piattaforme social, ma vengono spesso utilizzati in marketing e comunicazione
per influenzare o per lo meno provare a influenzare le scelte e le opinioni
delle persone.
Insomma, amici, questi Bias
cognitivi sono presenti nella nostra vita di tutti i giorni. La nostra mente,
nel costante tentativo di difendere il nostro pensiero, ogni volta che una delle
nostre idee viene attaccata o messa in discussione, mette in moto un’azione
difensiva, comportandosi al pari di un sistema immunitario. L'obiettivo è
quello di non far vacillare il nostro pensiero, le nostre certezze. Cambiare
idea, dunque, significherebbe dare inizio a tutto un processo che porterebbe
addirittura a delle modificazioni strutturali del cervello!
Cari amici, Il Bias
cognitivo, termine inglese, che trae origine dal francese provenzale biais, e
significa obliquo, inclinato, che a sua volta ha tratto origine dal latino e,
prima ancora, dal greco, epikársios, ha dunque il significato di obliquo.
Inizialmente, tale termine era usato nel gioco delle bocce, soprattutto per
indicare i tiri storti, che portavano a conseguenze negative. Nella seconda
metà del 1500, il termine Bias, assunse un significato più vasto, infatti fu
tradotto come inclinazione, predisposizione, pregiudizio. Ed è proprio
questa forma di pregiudizio a far sì che “Cambiare idea”, anche nell’uomo del
Terzo Millennio, è diventato davvero troppo difficile!
A domani.
Mario
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