sabato, aprile 10, 2021

SPORCIZIA E IGIENE. PENSATE A QUANTO È CAMBIATA NEI SECOLI L’IDEA DI PULIZIA PERSONALE E DEGLI AMBIENTI …



Oristano 10 aprile 2021

Cari amici,

È noto che tutti gli animali hanno a cuore la pulizia. Se abbiamo in gatto lo possiamo constatare ogni giorno, in quanto i felini si lavano leccandosi, mentre gli elefanti, invece, i puliscono facendo la doccia con la proboscide; la gran parte degli uccelli provvede alla pulizia bagnandosi le piume e poi lisciandole; gli scimpanzé, infine, per pulirsi fanno gioco di quadra, in quanto si puliscono il pelo reciprocamente (comportamento questo definito grooming), passando in questo modo circa un quinto della loro vita. Insomma, pulire il nido e pulirsi il corpo sembra proprio un dovere, datoci dall’istinto.

L’antropologa Virginia Smith in un suo saggio “Clean. A History of Personal Hygiene and Purity”, edito dalla Oxford University Press, afferma che gli “esseri umani” sin dalla preistoria si sono adoperati per creare un ambiente “pulito”, allontanando i rifiuti e quant’altro di maleodorante li circondava, controllando in particolare se stessi, in relazione sia all’aspetto che all’odore che si emanava, in un istintivo bisogno di sentirsi puliti in un ambiente ugualmente pulito. Certo, i concetti di pulito e di sporco, spesso sono molto sfumati, in quanto non sempre abbiamo avuto una visione univoca su che cosa sia lo “sporco” e di contro cosa, invece, sia il “pulito”. Indubbiamente, fonte principale per togliere lo sporco è l’acqua, anche se, la storia ce lo insegna, non sempre per avere una maggiore igiene, acqua, sapone e disinfettanti furono i rimedi utilizzati. I diversi popoli, infatti, usarono modalità di “pulizia” particolari nei diversi periodi storici. Ecco perché la mia riflessione di oggi vuole fare una piccola carrellata sulla pulizia e sulle modalità della sua esecuzione nelle varie epoche e nei vari popoli.

I Greci e i Romani, per esempio, non usavano il sapone, ma uno strumento di legno per raschiare la pelle (lo strigile), pur ricorrendo a frequenti bagni e oli profumati. Quanto ai Greci, Aristotele, nella Costituzione degli Ateniesi, parla dell’esistenza di un “assessorato” che dirigeva il lavoro dei coprologi, gli spazzini di allora, che avevano il compito di portare i rifiuti ad almeno due chilometri dalla città, liberando il centro urbano del suo principale problema: l’accumulo d’immondizia puzzolente nelle vie. I Romani, invece, grandi esperti di acquedotti e terme, perfezionarono le raccomandazioni sull’igiene degli esperti greci, come Ippocrate, Erodico e Galeno. Solo a Roma, 2.000 anni fa, 11 acquedotti portavano ogni giorno un miliardo di litri d’acqua corrente e garantivano a più di un milione di persone di bere, lavarsi ed espletare in sicurezza i propri bisogni fisiologici.

In un’altra città romana, Pompei, si può ancora vedere come sia relativo a volte il rapporto con la sporcizia. Fra i resti preservati dalle ceneri del Vesuvio, s’incontrano spesso anfore semi-interrate: il viandante del 79 d. C. era invitato a chiare lettere latine a utilizzarle come orinali. L’urina umana era allora molto ricercata, perché veniva utilizzata dai “fulloni” per conciare le pelli, dato il buon contenuto di ammoniaca. Il rapporto con la pipì era così proficuo, per gli artigiani di concerie e tintorie, che l’imperatore Vespasiano decise di mettere una tassa sull’urina. Alle proteste in difesa della gratuità di questo semplice rifiuto corporeo, lui rispose con la storica frase: “pecunia non olet” (i soldi non puzzano).

Nel Rinascimento e addirittura fino all’Illuminismo, in Europa l’uso dell’acqua per bagnarsi era scoraggiato o addirittura vietato dai medici: l’acqua, secondo loro, apriva i pori della pelle, attraverso i quali potevano entrare gravi malattie. Se un bagno fosse stato concesso, sarebbe stato poi consigliato un giorno di riposo a letto per recuperare il presunto indebolimento del corpo. Nel Medioevo, in assenza del water, lusso della modernità, il vaso da notte era svuotato in strada. Questi erano periodi in cui si faceva largo uso di profumi e ci si puliva “a secco”, con crusca, sabbia e cipria.

Quanto agli Arabi, questi avevano da tempo inventato il sapone moderno a base di soda caustica e salvato la tradizione romana dei bagni e delle latrine pubbliche, oltre ad aver appreso dagli scritti dei filosofi greci. Nel Nuovo Mondo, invece, gli indios dell’Amazzonia si curavano la pelle con la cenere e andavano allegramente in acqua. L’Olanda, fin dal XVII secolo, dimostrò invece una cura maniacale dell’igiene con cui venivano tenute le case olandesi, mentre – al contrario – in Gran Bretagna Londra versava in pessime condizioni a metà dell’Ottocento.
Casa di Amsterdam, dipinta dal pittorePieter de Hooch nel 1664

Un Paese rimasto tremendamente arretrato anche nell’era moderna è l’India, dove gli escrementi umani non finiscono in reti fognarie, ma spesso si accumulano a secco nelle case, in tanti letamai domestici. Ad occuparsi di rimuovere le deiezioni sono gli “Intoccabili”, gli impuri, ovvero i fuori casta, che si occupano di rimuovere con le mani gli escrementi, secondo una tradizione che prevede l’ingaggio soprattutto di donne in giovane età. Gli intoccabili coinvolti in questa occupazione, circa un milione, non subirebbero alcun danno secondo la tradizione, perché già impuri. È un esempio di trasferimento del concetto di sporcizia dalle cose alle persone.

Insomma, amici, cento teste, cento modi di trattare lo sporco. Ci sono voluti secoli, però, per capire che le malattie colpivano non certo coprendosi il viso o il corpo, ma ad opera dei parassiti, allora poco visibili e poco compresi. Un passo decisivo venne compiuto con la scoperta dei batteri (fondamentali gli studi di L. Pasteur) e l’uso del fenolo. Il suo uso, con un metodo detto antisettico e la disinfezione degli attrezzi chirurgici, dimostrarono il valore dell’igiene su base “scientifica”. A Dresda nel 1911 la prima mostra sull’igiene attirò 5 milioni di persone.

Amici, sicuramente la mia è stata una carrellata brevissima, in quanto per parlare compiutamente dell’igiene, dall’uomo delle caverne a quello di oggi, ci vorrebbe un trattato di non so quanti volumi…

A domani.

Mario
Costruzione di un acquedotto nell'antica Roma

 

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