Oristano 24 Ottobre
2013
Cari amici,
l’evasione fiscale è un
fenomeno che attanaglia le economie di tutto il mondo. A parole, in tanti si
sono cimentati a ipotizzare soluzioni anche fantasiose e sofisticate: tutti
affermano che è necessario sconfiggerla ma in realtà un po’ tutti, chi più chi
meno, contribuiscono ad alimentarla.
Il problema vero è che
l'evasione fiscale è un “fenomeno complesso” che ha lontane radici:
economiche, sociali e culturali. Numerosi
gli studi di psicologia economica su questo fenomeno che oggi è uno dei temi
più studiati dagli psicologi economici di tutto il mondo: l’evasione fiscale è un “tema” così caldo e attuale da essere tra i
primi dieci e forse tra i primi cinque, esaminati con attenzione in tutto il
mondo. Lo psicologo di origine altoatesina Erich Kirchler, in un suo recente
libro di rassegna della letteratura sul tema dell’evasione fiscale, ha stimato
in circa 270 le pubblicazioni scientifiche in circolazione che hanno come
oggetto lo studio dell’evasione fiscale.
Tutto questo complesso
di studi sul fenomeno “evasione” è incentrato nell’analisi della psicologia
dell’individuo che evade: capire, insomma, in modo concreto la norma
comportamentale che spinge all’evasione, unitamente agli eventuali freni
inibitori, insiti nell’individuo, che lo spingono, invece, a non evadere. Due, in
particolare, le remore principali anti-evasione: il rischio di essere scoperti
e la pena conseguente a cui ci si espone. Gli economisti Allingham & Sandmo,
già nel 1972, sostenevano che le due componenti del meccanismo di deterrenza,
la probabilità d’indagine e la multa, sono “complementari e alternative”. Se si
vuole aumentare l’efficacia delle norme contro l’evasione fiscale, è necessario
aumentare le sanzioni, oppure aumentare la frequenza e la capacità d’indagine, applicandole anche entrambe. Un
terzo effetto di deterrenza, indipendente dai parametri economici della decisione
di evadere, è quello svolto dalla “pubblicizzazione”
dei risultati delle indagini fiscali. La paura di essere esposto allo
stigma sociale agisce come un potente freno all’evasione e teoricamente può
arrivare a ridimensionare anche di molto il fenomeno.
Lasciando da parte il
complesso fenomeno socio-culturale, vediamo ora, invece, la reale portata del “fenomeno
evasione in Italia”, esaminando i numeri. La lotta all'evasione,
da parte dei governi che si sono succeduti negli ultimi 20/25 anni, è stata, “a
parole”, una priorità strombazzata e messa ai primi posti dei programmi
proposti agli elettori, ma mai realizzata. Ricordiamo i recenti proclami del
governo Monti, arenatisi e rimasti sulla carta, ed i successivi tentativi portati
avanti dall’attuale governo Letta. Questa volta sembra che si vorrebbe portare
avanti un'azione articolata su più livelli, con una forte esposizione mediatica
verso l'opinione pubblica, in veste di deterrente. Siamo sulla strada giusta?
Chissà! In Italia, come ben sappiamo, i “poteri forti”, che attraversano tutti
gli schieramenti, sono sempre pronti a rintuzzare tutti i tentativi di
aggressione. Ormai la situazione è ai limiti del collasso: i dati sull’evasione
reale in Italia sono arrivati a livelli assolutamente insostenibili: basti pensare
che, per esempio, sono 4 volte superiori a quelle degli Stati Uniti!
Dalle statistiche ufficiali
possiamo rilevare che nel 2011 l'evasione fiscale in Italia è consolidata al primo posto in Europa con un’evasione pari al
54,6% del reddito imponibile evaso. In termini di imposte sottratte all'erario
siamo nell'ordine di oltre 130 miliardi di euro l'anno. E' quanto emerge da
una indagine effettuata da KRLS Network
of Business Ethics per conto di "Contribuenti.it". Indagine, questa,
che ha rilevato che in Italia negli ultimi 5 anni l'indice della "Tax
compliance", che misura la fedeltà fiscale dei contribuenti, è sceso di
11,8 punti passando da 28,94% a 16,81%. Nella speciale classifica degli
evasori, l'Italia è seguita da Romania(42,4% del reddito imponibile non
dichiarato), da Bulgaria (39,8%), Estonia (38,2%), Slovacchia (35,4%). In Italia i principali evasori sono gli
industriali(32,8%) seguiti da bancari e assicurativi (28,3%), commercianti
(11,7%), artigiani (10,9%), professionisti (8,9%) e lavoratori dipendenti
(7,4%). A livello territoriale l'evasione è diffusa soprattutto nel Nord Ovest
(29,4% del totale nazionale), seguito dal Nord Est (25,5%%). dal Centro (23,2
%) e Sud (21,9%).
Credo che siano dati
che non hanno bisogno di alcun commento. L'evasione fiscale, la
più grande piaga che il mondo economico nazionale deve affrontare tutti i
giorni, è un cancro che ci sta divorando: oggi in Italia, dal singolo cittadino
sino al professionista qualificato, tutti sono "istigati" ad evadere
per colpa dell'enorme pressione fiscale. Per evitare un tracollo, che ormai
sembra alle porte, quali drastiche misure draconiane bisognerebbe attuare? Ma,
soprattutto, c’è la volontà e la forza di portare avanti misure che si
scontrerebbero con quelle lobby fortissime che “gattopardescamente” hanno
sempre impedito di portare avanti una seria lotta all’evasione?
Una delle soluzioni,
che troverebbe un consenso ampio, è quella di combattere l’evasione fiscale, avvicinando
il nostro fisco al modello americano. Come cercare, però, di
armonizzare il nostro sistema avvicinandolo a quello degli Stati Uniti? In
primo luogo consentendo ad ogni cittadino di poter defalcare dal proprio
reddito tutte le spese da lui effettuate, per il loro intero valore. Ogni
singola spesa andrebbe registrata ed attribuita al percettore di queste somme,
tramite anche la semplice registrazione del codice fiscale. Ovviamente ogni
singola transazione si baserebbe su due soggetti, fisici o giuridici, con un
flusso accertato di denaro che lascia un soggetto per raggiungerne un altro,
perfettamente identificato. Ogni soggetto, ogni anno, farebbe la sua
dichiarazione ufficiale al fisco evidenziando l’intero flusso, sia in entrata
che in uscita, e ciascuno pagherebbe in base alla parte rimanente, ovvero alla
reale somma rimasta a sue mani. Ecco un esempio pratico.
1) Il signor Bianchi nella
sua dichiarazione al fisco evidenzia, uno per uno, i redditi venuti in suo
possesso: la colonna entrate evidenzierà tutti gli introiti sommandoli, calcolando
alla fine il totale globale, che registriamo con “E”;
2) la stessa operazione
sarà fatta dal signor Bianchi con l’elenco dettagliato di tutte le uscite,
giustificate con le ricevute in suo possesso, che portano chiaramente
evidenziato chi ha ricevuto le somme (con il codice fiscale); il totale delle
spese lo chiamiamo “U”;
3) la differenza tra
tutto ciò che abbiamo guadagnato, diminuito da tutto ciò che abbiamo speso, ci
fa ottenere la cifra annua rimasta a nostra disposizione e quindi guadagnata;
questo risparmio annuo lo chiamiamo “G”;
4) Le tasse verrebbero
pagate sul guadagno (ovvero E meno U = G) che verrebbe tassato per una
percentuale approssimativa calcolata tra il 20 ed il 25%, se tutti, dico tutti,
pagassero le tasse in base al reddito.
Il sistema non è
complesso, anzi è molto semplice. Qualora quello che abbiamo chiamato risparmio
annuo sia inferiore a zero, tale importo potrà essere recuperato dal
contribuente:
1) diverrebbe credito
per il calcolo del risparmio annuo dell'anno successivo;
2) potrebbe anche
essere recuperato in modi diversi concordati con il fisco.
Come è possibile,
direte Voi, che non si sia dato corso a questa soluzione apparentemente cosi
semplice? Inoltre siamo sicuri che sarebbe capace di funzionare? Questo sistema
non è utopia, credetemi, essendo non solo perfettamente testato ma “applicato”
in Stati importanti, tra cui gli U.S.A.
Il meccanismo è
semplice: tutti i contribuenti alla fine di ogni anno, per pagare meno tasse, registrerebbero
in modo certosino entrate e spese. Consentendo a ciascuno lo scarico di tutte
le uscite, di tutti i pagamenti fatti, ognuno è incentivato non solo a chiedere
le “pezze giustificative” ma anche a spendere di più, pagando LE TASSE solo sulla parte
di reddito rimanente, e quindi pagandone meno!
I vantaggi derivanti,
infatti, sarebbero molteplici, per esempio:
1) maggiore
circolazione di denaro e dell'economia in quanto, pensiamoci, tanta gente per pagare
meno tasse, appagherebbe molti più desideri;
2) Ciascun
contribuente, potendo detrarre ogni singola spesa per l'intero importo, pretenderebbe
per ogni esborso le pezze giustificative col risultato di pagare alla fine
dell'anno meno tasse;
3) di conseguenza il
fisco non solo non ci rimetterebbe ma ci guadagnerebbe perché in tanti
pagherebbero più tasse, con la tracciabilità di tutti i movimenti di danaro;
4) Tutti, quindi, sarebbero
incentivati ad utilizzare di più e meglio il proprio danaro (dall’assunzione di
una domestica al cambio dell’auto, dai miglioramenti da apportare alla propria
casa all’acquisto di mobili e accessori), vedendosi riconosciuta la spesa come
minor pressione fiscale, senza necessità di evadere, e pagando le imposte sulla
reale parte rimanente delle entrate lorde.
Applicare la norma,
però, spesso non è facile: solo una ferrea volontà di quelli che mandiamo a
governarci potrà, col tempo, risolvere il problema dell’evasione. Vittorio
Carlomagno Presidente di Contribuenti.it, Associazione Contribuenti Italiani,
recentemente ha così affermato: "Per
iniziare a combattere l'evasione fiscale bisogna ridurre le attuali aliquote
fiscali di almeno 5 punti, migliorare la qualità dei servizi pubblici offerti
eliminando gli sprechi di denaro pubblico e riformare il fisco sulla tax
compliance. L'evasione fiscale è diventato lo sport più praticato dagli
italiani al punto che anche i morti evadono il fisco tumulandosi da soli. Serve
archiviare al più presto e per sempre la stagione degli accordi con gli
evasori, prevedendo per gli stessi, oltre le manette, la pena accessoria
dell'esclusione per sempre dai bandi pubblici, dagli incentivi e dai
finanziamenti statali e comunitari, come accade in tutti i paesi civilizzati”.
Manette
agli evasori! Questo il vero forte deterrente che potrebbe dare sul serio una
svolta. Mi viene in mente, parlando di galera per gli
evasori, la storia di Al Capone.
Alphonse Gabriel
Capone, più noto come Al Capone, nacque a Brooklyn, un sobborgo di New York, il
17 gennaio del 1899: ultimogenito dei nove figli di Gabriele Caponi, un
barbiere italiano nativo di Castellammare di Stabia (in provincia di Napoli), e
di Teresa Raiola, una sarta italiana nativa di Angri (in provincia di Salerno).
Il cognome del padre venne erroneamente trascritto in Capone al momento
dell'immigrazione, e così ne vennero da quel momento conosciuti tutti i membri
della famiglia. La sua storia la conosciamo tutti, essendo diventato nel tempo
uno dei gangster più sanguinari degli Stati Uniti, in particolare a Chicago. Ci
basti ricordare che nel 1930 Capone fu dichiarato
"nemico pubblico numero uno" dalla stampa statunitense e dal
Presidente degli Sati Uniti J. Edgar Hoover, che lo inserì nella lista dei
criminali pericolosi tenuta dall'FBI.
Numerosi processi furono intentati contro
di lui per rapine, grassazioni ed omicidi, ma per una lunga serie di ragioni
(tra cui certamente le intimidazioni sui testi ai processi) non si riuscì ad
incastrarlo. Un’accusa, però, lo mise al tappeto: quella per evasione fiscale.
Il
6 ottobre 1931 Capone si presentò in un tribunale federale per l'inizio del
processo a suo carico. Lo stuolo dei suoi avvocati (non fu difficile procurarsi
l'elenco dei potenziali giurati popolari del suo processo) iniziò a corrompere
la giuria con ogni mezzo possibile, ma, a sorpresa, all'ultimo momento la
giuria fu sostituita da una completamente nuova, che venne messa sotto
protezione. Il 17 ottobre la nuova giuria giudicò Al Capone colpevole di
evasione fiscale, condannandolo a undici anni di carcere e ad una pesante multa
di 50.000 dollari.
Cari amici, senza la
seria volontà di combatterla davvero, l’evasione non troverà soluzione, anzi
continuerà a crescere, divorando, come un cancro, anche le poche briciole
rimaste della nostra economia, sempre più votata all’astinenza ed alla
negazione ai più deboli delle più elementari provvidenze. Pensiamoci tutti,
perché ognuno di noi deve fare la sua parte e non può restare insensibile!
Pensaci anche Tu che leggi queste righe!
Grazie dell’attenzione.
Mario
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