Oristano 11 Ottobre
2013
Cari amici,
la dodicesima edizione
del “Settembre Oristanese” si è da poco conclusa e, nonostante il budget non
sia stato di grande spessore, non poche sono state le manifestazioni che hanno
dato vita all’antica festa di Settembre, nata per onorare l’annuale ricorrenza del
rinnovo dei “Patti Agrari”, festa riconosciuta anche dalla Statuto Comunale”
che la considera la“ Festa Manna” della Città.
Chi, come me, ha
conosciuto ancora in piena attività il grande mercato del bestiame, ai tempi
della mia gioventù allocato in “Pratza e’ is bois”, e ha vissuto gli
avvenimenti che in quella grande piazza si svolgevano, ricorda quanta affluenza
e quanto pubblico si riversasse ad
Oristano per festeggiare il mese di Settembre, il mese più importante per gli
agricoltori, quello del “Cabudanni”, in cui si stipulavano o si rinnovavano i “contratti
agrari” che regolavano l’attività agricola, allora attività prevalente. A
Settembre una marea di allevatori e agricoltori, non solo del circondario, si
riversavano nella storica piazza antistante il mercato del bestiame (attivato
in quel luogo nel 1874, successivamente al trasferimento della struttura che prima
era ubicata nelle vicinanze della Chiesa di S. Francesco), dove trascorrevano intere
giornate, tra incontri d’affari e
pantagrueliche mangiate e bevute, in grande festa e allegria.
L’antica cultura
contadina coniugava strettamente gli eventi economici con quelli religiosi e il
mondo agricolo degli oristanesi legava, in particolare, la “Festa Manna” di
Settembre all’evento religioso della esaltazione della Croce, considerato che
nella Chiesa di San Francesco, nel centro storico della Città, era custodito e
venerato il “Crocifisso di Nicodemo”, crocifisso detto dei miracoli, pregiata
ed antica scultura in legno risalente al XIV secolo. La
settembrina festa di Santa Croce, dopo il trasferimento del mercato del bestiame
al Foro Boario, continuava ad essere una delle più importanti della Sardegna, e,
per tanti anni, costituì uno dei più importanti avvenimenti economici della
città e della Provincia. Successivamente, negli anni ’70, anche questa tradizione si affievolì, perdendo in parte la sua importanza
economica ma conservando la sua valenza religiosa,
grazie soprattutto all’incessante azione dei Frati minori conventuali e della
comunità religiosa diocesana. Per molti anni, civilmente, la festa restò
ignorata e solo tredici anni fa, grazie all’impegno dell’Associazione culturale
Santa Croce e con la piena collaborazione del Comune di Oristano, l’antica
festa civile venne ripristinata, ridando ad Oristano i colori del passato. Era
una necessità questa, perché l’uomo ha sempre legato indissolubilmente il suo
impegno civile con quello religioso.
Stretto, dunque, il
connubio tra fede e lavoro, tra impegno civile ed impegno religioso. Anticamente
per Santa Croce, venivano a scadere, come detto, tutti i contratti agrari
annuali, i contratti di servizio per servi pastori, per domestiche, ecc., ed
era normale allora regolare gli impegni ed i debiti in natura, ad annata
agraria conclusa. Sempre da Santa Croce partivano, poi, i nuovi contratti
annuali. Era logico, quindi, che questo importante periodo dell’anno fosse il
momento migliore per rinnovare anche la fede e la speranza, chiedendo al
Signore la grazia di un’altra annata ricca ed abbondante. Oristano è da almeno sei
secoli che il 14 settembre, festa di Santa Croce, onora gli impegni sia economici
che religiosi. Per la curiosità soprattutto dei giovani ecco, in estrema sintesi
la storia di questa preziosa reliquia.
Il crocifisso detto di
Nicodemo (2,30 x 1,95m), in stile gotico, particolarmente suggestivo per la tragica
espressione, per il simbolismo e per i tratti somatici, deriverebbe dal
prototipo della cattedrale di Perpignano (1307) e conserva la policromia
originaria. Rimangono ancora dei dubbi sulla cronologia esatta della scultura.
Nella pittura sarda il crocifisso di Nicodemo viene assunto come modello non
prima del 1518, quindi la scultura arrivò in Sardegna dopo l’inizio del XVI
secolo. Risale appunto al 1516 la più antica attestazione documentaria. L’opera
d’arte fa parte comunque di quella serie di numerosi crocifissi lignei
conservati in Sardegna e risalenti al XV e XVI secolo dei quali quello di
Nicodemo rimane il prototipo insuperato. Sulla scultura si racconta una
leggenda secondo la quale il crocifisso fu scolpito dalle stesse mani pie di
Nicodemo che depose il corpo di Cristo dalla croce e lo compose nel simulacro.
Leggende a parte il
Crocifisso è certamente opera di sommo artista che è riuscito ad esprimere con
forza il dolore, ad esternare sino a che punto Cristo abbia amato gli uomini ricercandone
fino all’ultimo la salvezza e la felicità! La straordinaria opera è stata in passato
un forte richiamo per tutti i credenti della Sardegna, che arrivavano ad
Oristano anche solo per poterlo contemplare. Lo storico Gian Francesco Fara,
scrivendo di Oristano nel 1584, affermava che in questa città c’è pure “la
chiesa di San Francesco, monastero di Francescani conventuali, nella quale si
trova la sacra scultura del Crocifisso, celebratissimo per la fama dei suoi
miracoli e per l’affluenza dei fedeli”. Più circostanziato, tre anni
prima, il vescovo di Alghero Andrea Baccallar, che nel sinodo diocesano del
1581 parlava della Chiesa di S. Francesco in Oristano come una delle tre mete
di pellegrinaggio cui i suoi fedeli normalmente andavano: “Se qualcuno dei nostri fedeli
vorrà andare per qualche devozione al Crocifisso di Oristano, a Santa Maria di
Tergu o a San Gavino di Torres, e lì voglia confessarsi, porti con sé licenza
del proprio rettore o curato...”.
Quest’anno, nella dodicesima
edizione del rinato “Settembre Oristanese”, la cultura è stata al centro degli avvenimenti
in calendario. Tra le manifestazioni più importanti di questa edizione la presentazione al pubblico del restauro della “Processione de su Jesus” di Carlo
Contini, la conferenza sul Cristo di Nicodemo e sul tema del crocefisso
nell’arte, oltre la serata speciale in onore di Giorgio Farris. Il “Settembre”
di quest’anno ha trovato conclusione, il 28, con il consueto appuntamento di “Monumenti
Aperti”, abbinato alla Giornata Europea del Patrimonio.
Cari amici, nella mia
precedente riflessione su questo blog, fatta proprio per esprimere tutta la mia
gioia per il meraviglioso recupero dell’opera giovanile di Carlo Contini, la
processione de su Jesus, ho accennato anche al fatto che Lelletto Contini,
oltre le tante sue opere, realizzò anche una splendida copia pittorica del
famosissimo Cristo di Nicodemo. Ecco la storia curiosa di quest’opera che pochi
conoscono.
Durante il periodo della II Guerra mondiale,
vista la brutta piega che stavano prendendo gli eventi bellici, il rischio
bombardamenti anche per Oristano era molto alto. I Frati Minori Conventuali
della Chiesa di San Francesco e la Sovrintendenza ai Monumenti della Sardegna,
preoccupati che il prezioso Cristo di Nicodemo potesse andare perduto in seguito
ad una eventuale azione bellica distruttiva causata da un attacco aereo, si adoperarono
per mettere in salvo, il prezioso simulacro. Era il Settembre del 1940 e la
situazione bellica era particolarmente drammatica, con rischi di bombardamento
molto alti. Venne presa, pertanto, la drastica decisione di staccare il
simulacro dalla parete della cappella e metterlo al sicuro. Dieci giorni dopo
la festività di Santa Croce, alla fine della funzione serale, presenti don
Giovanni Melis, il Padre Provinciale, il reggente della Sovrintendenza ai
Monumenti della Sardegna, Raffaello Delogu e la numerosa Comunità, come viene
riportato nel libro storico del convento: “È
stato tolto dalla sua cappella l’antico Crocifisso di Nicodemo e
collocato in un sotterraneo del Seminario, per tenerlo al sicuro dai
bombardamenti”.
Come ricorda Giampiero
Pinna su “Reporter” del 3 Settembre, “…Dopo
i tentativi, per fortuna falliti, degli aerosiluranti anglo americani, che a
più riprese cercarono di far saltare in aria la diga del Tirso, anche quella
soluzione, non dovette sembrare più tanto sicura, perché sempre nel libro
storico del Convento di San Francesco, per il giorno 7 del mese di maggio del
1941, viene riportato che: “Alle ore 5, dal rifugio del Seminario arcivescovile,
dove fu collocato al sicuro dallo scorso settembre, fu trasportata la cassa
contenente il crocifisso artistico della nostra Chiesa, la statua marmorea di
San Basilio, il reliquario di San Basilio, a Seneghe e collocata
nell’abitazione del parroco. Questo trasporto è stato fatto per ordine della
Sovrintendenza dei Monumenti di Sardegna, per togliere questi oggetti dal
pericolo dell’inondazione, in caso di rottura della diga del Tirso”.
La Cappella dove era
alloggiato il Cristo di Nicodemo rimase per circa un anno desolatamente vuota. All’approssimarsi
della festa del 14 settembre del 1941, i frati cercarono una soluzione che
consentisse alla popolazione di venerare, comunque il sacro crocifisso.
Contattarono allora il pittore oristanese Carlo Contini, al quale commissionarono
un quadro che riproducesse fedelmente l’antica scultura lignea. Contini accettò
ed eseguì il lavoro commissionato, che gli venne pagato 80 lire. La nicchia
ospitò per alcuni anni la sua opera, che sostituiva egregiamente l’originale,
finché questa non venne ricollocata al suo posto.
Nel libro storico del
convento di San Francesco il redattore delle cronache del convento, su questa
operazione cosi scrive: “È stato
collocato un quadro in legno compensato, con riproduzione dell’ingrandimento del
Crocifisso, eseguito dal pittore Contini, Accademico delle Belle Arti di Roma;
è stato collocato nella cappella, per la soddisfazione universale del popolo.
Tanti desiderano di vedere il Simulacro, che per le tristi vicende della guerra
è stato collocato in rifugio antiaereo. Fu benedetto il quadro dal Padre
Guardiano ed esposto alla pubblica venerazione dietro autorizzazione del
Monsignor Arcivescovo”. Era, allora, vescovo di Oristano Mons. Giuseppe
Cogoni.
Cari amici, il connubio
civile e religioso dell’antico “Cabudanni” continua ancora oggi. I tempi sono
cambiati: ieri la vita dell’uomo era strettamente legata all’attività agricola,
oggi molto meno. La terra, però, nonostante i continui cambiamenti sarà sempre
“madre” e solo lei sarà capace di dare ai suoi numerosi figli (siamo nel mondo
ormai oltre 7 miliardi di persone), quanto è necessario per il loro
sostentamento. L’uomo, che non si alimenta di solo pane, continua a vivere la
sua spiritualità legando indissolubilmente sacro e profano. Gli oristanesi che
continuano a celebrare la festa di “Santa Croce”, quest’anno sono stati
premiati: sono stati arricchiti dal recupero di un bellissimo quadro,
fortemente permeato di religiosità, che è tornato nella fruibilità della
Comunità.
Pochissimi sono ,
invece, quelli che hanno avuto la fortuna di poter ammirare il dipinto del
Contini sul Cristo di Nicodemo, capolavoro ai più sconosciuto, che ora si trova
custodito nel convento di San Francesco, non esposto al pubblico. Propongo che
al prossimo “Settembre Oristanese”, nella sua 13^ edizione, alla festa di Santa
Croce, l’Amministrazione Comunale si faccia interprete presso il Convento di
San Francesco per chiedere di esporre nella galleria comunale di via S. Antonio
il misconosciuto “Cristo del Contini” !
Grazie, cari amici,
della Vostra sempre gradita attenzione.
Mario
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