Oristano 5 Ottobre 2013
Cari amici,
chi di noi, fin dai
primi anni di vita, non ha mai avuto a che fare con le calze? Credo nessuno!
Dalle prime calze/scarpette in lana, indossate per avvolgere i minuscoli
piedini del neonato, ai grandi calzettoni in lana per andare sui campi di sci,
dalle calzette bianche da indossare con le scarpe da ginnastica, alle calze di
nylon con la giarrettiera, dai collant alle lunghe calze scure maschili o ai
vituperati calzini corti. Tranne che nel breve periodo prettamente “marinaro”,
trascorso a piedi nudi sulla spiaggia, credo che la calza ci accompagni dalla
culla alla tomba!
E’ una storia lunga
quella della calza, una storia che affonda le sue radici nei secoli, essendo stata
indossata anche nella civiltà egizia: nelle tombe dei faraoni
sono stati ritrovati frammenti di calze lavorate a maglia. In Cina, fin
dall'antichità, era ritenuto molto sconveniente mostrare i piedi nudi in pubblico,
ragion per cui venivano accuratamente fasciate le proprie estremità. I
pastori e i contadini dell'antica Grecia, invece, pensavano che tenere al
calduccio i piedi fosse necessario e piacevole, e perciò prima dei sandali, si
infilavano ai piedi i calzari, una specie di fodera della calzatura vera e
propria. Anche gli antichi Romani usavano avvolgere le gambe con fasce di tela
o di lana.
La nascita della calza,
però, così come viene intesa in senso moderno, risale al Medioevo, quando la
seta cominciò ad essere lavorata proprio per realizzare questo tipo di
indumento. A indossare le calze, però, erano esclusivamente gli uomini, unici
destinatari, come nei secoli precedenti, di questo accessorio. L’esclusiva maschile,
però, un bel giorno finì! Successe nel momento in cui alle donne, dopo secoli,
fu concesso di mostrare le gambe. Nel Medioevo, in
Europa, oltre l’uso della seta per realizzare le calze vere e proprie, si
diffuse anche il costume di coprire non solo i piedi, ma anche le gambe con le “calcia”,
lunghe calze di sottile pelle o di tessuto, molto aderenti, che sostituivano i
calzoni. L’usanza durò fino al Settecento, quando nella moda maschile questo tipo
di calze venne sostituito dai pantaloni veri e propri, meglio adatti a coprire
le gambe.
La scoperta delle calze
da parte delle donne avviene intorno al 1.300, quando queste incominciarono a
indossare, rigorosamente sotto la veste, calze di panno e di seta, lunghe fino
al ginocchio e quasi sempre di colore rosso. Successivamente, intorno al 1400,
le dame veneziane diffusero la moda delle calze lunghe, antenate della moderna
calzamaglia, ricamate a mano e impreziosite da trine e merletti. La costosa
produzione manuale, che riservava questo accessorio solo ai ceti abbienti, fu
soppiantata presto, però, dalle macchine. Fu l'inglese William Lee a ideare nel
1589 il primo telaio per produrre le calze in serie. Qualcuno, dopo essere
riuscito a copiare il modello di quella macchina utilissima, la riprodusse in
America, che era già stata colonizzata dagli inglesi. Il successo fu immediato:
le calze furono accolte con grande simpatia e il fabbricante si arricchì. Nel
Seicento in Inghilterra vennero censiti circa seicento telai adatti a
fabbricare calze e ben presto i calzettai diventarono una corporazione di
artigiani molto importante. La successiva invenzione dei telai meccanici incrementò
ancor più la produzione allargando il mercato: innumerevoli tipi di calze, lunghe, corte, di cotone, di lana, di seta, di
fibre sintetiche, colorate e ricamate, resistenti, velate, eleganti, sportive,
comode e adatte alle esigenze e al gusto di persone di ogni età, si diffusero
senza limiti.
Nate per esigenze
maschili le calze trovarono terreno fertile nel fantasioso mondo femminile. Una
volta sdoganata da parte delle donne la possibilità di mostrare le gambe, le
calze ebbero un successo straordinario! Il nuovo accessorio riservato alle
gambe iniziò lentamente a trovare un posto importante fra i loro capi di
vestiario, sino a diventare - nelle versioni velate in seta - simbolo del lusso
e della femminilità. Un lusso destinato inizialmente solo a poche donne. Sarà
il Novecento, ad iniziare dagli Anni Venti, con l'invenzione del rayon -
ribattezzato "seta artificiale" ad allargare ampiamente le fasce di
mercato: le calze, fabbricate con il nuovo materiale che dava alle gambe una
piacevole velatura, diventarono accessibili ad una più larga fascia della
popolazione e si diffusero velocemente. Si trattava, allora, di calze prodotte
col sistema della maglia sagomata e cucita. La vera rivoluzione nel mondo delle
calze da donna, infatti, non era ancora arrivata. Bisogna aspettare la fine
degli Anni Trenta per assistere ad una vera e propria rivoluzione epocale.
Fu il francese studioso
di chimica Eleuthère Irènèe DuPont de Nemours, immigrato nello Stato americano
del Delaware, e titolare nel 1902 di un impianto per la produzione di polvere
nera, a creare questa rivoluzione. Proprio da quella piccola azienda di tipo
familiare nel 1938 uscì il “Nylon”, inventato da Wallace H. Carothers: era
questo nuovo prodotto la prima “fibra sintetica”, che veniva definita
"resistente come l'acciaio e delicata come una ragnatela".
Le calze costruite con
la nuova fibra ebbero un successo strepitoso: le calze di nylon, inizialmente vendute
in pochi negozi di Wilmington, il centro in cui aveva sede la DuPont de Nemours,
andarono a ruba. Per acquistarle donne e uomini arrivavano a Wilmington persino
da New York! La produzione subì un incremento
incredibile e la distribuzione ben presto fu estesa a tutto il Paese americano,
sino a raggiungere - dopo il primo anno - la quota di 64.000.000 di paia
vendute. Nel 1940, con l'inizio della seconda guerra mondiale, la produzione di
calze in nylon subì una brusca interruzione, soprattutto nei
titoli più fini (la finezza del filato (o gauge in inglese) si misura calcolando
il numero di aghi presente in un pollice. Altra “Unità di misura”
usata per descrivere lo "spessore" della calza è costituita dai “Denari”:
più basso è il numero di denari e più trasparente è l'indumento. Il numero di
denari corrisponde al peso in grammi di 9000 metri di filo usato per la
fabbricazione delle calze: ad esempio 9000 metri di filo usato per tessere una
calza 20 denari pesano 20 grammi).
Pur meno resistenti le calze
più sottili erano le più richieste, e quelle tessute con un alto numero di
denari, essendo meno trasparenti ancorché di maggiore durata, non erano
preferite. Fu quello della guerra un periodo di carestia, ma la fantasia delle
donne che amavano esibire la loro femminilità, arrivò a disegnarsi sulle gambe quella
cucitura posteriore che caratterizzava le loro amatissime compagne quotidiane! Terminato
il conflitto le calze riapparvero in gran numero, facendo riassaporare alle
donne tutta la loro desiderabilità. Riapparse le agognate calze sul mercato fu
subito un delirio di acquisti: davanti ai negozi si formavano lunghe code di
donne (come pure di uomini "incaricati" all'acquisto) e, fra di esse,
non mancò nemmeno qualche lite furiosa per l’accaparramento. Una nota di
colore: i soldati americani che sbarcarono in Italia nel 1944 per la
liberazione, si racconta che, per ingraziarsi la popolazione (soprattutto
femminile), distribuissero a piene mani proprio calze di nylon!
Gli Anni Cinquanta portarono, nel mondo delle
calze, una nuova rivoluzione che, nata negli USA, arrivò presto anche in Europa:
era nata la calza senza cucitura! Questo nuovo modello si arricchì ben presto
di nuove velature e di nuovi colori, mentre i progressi tecnologici, che resero
il nylon meno costoso, e dunque più accessibile, allargarono ancora il mercato.
Con gli anni Sessanta arrivò una ulteriore rivoluzione nei mondo della
calzetteria, e, manco a farlo apposta, è ancora una volta firmata DuPont! Il
colosso americano lanciò sul mercato il suo “elastam Lycra”. Inizialmente questa
nuova fibra venne utilizzata nella fabbricazione delle calze medicali, ma
quando nella prima metà del 1965 André Courrèges e Mary Quant lanciarono la
minigonna, il collant si fece strada, affiancando quella microgonna che
mostrava le gambe in tutta la loro bellezza!
In campo femminile le
calze sembrano destinate a combattere una battaglia senza fine: sembra di
assistere ad una rivoluzione senza limiti. L’invenzione del collant da parte di
Allen Grant, che lo concepì nel 1959 utilizzando il nylon come materiale, ebbe
un grande successo imponendosi come nuovo strumento di moda, frutto
dell'incontro fra la tecnologia ed i nuovi filati. Successivamente tecnica e
moda continuarono a procedere di pari passo, ravvivando il mercato con l'
avvento di calze e collant in pizzo negli Anni Settanta, imponendo i velati
eleganti dall' aspetto setoso negli Anni Ottanta e culminando nella ricerca del
massimo comfort negli Anni Novanta. L’inizio del Terzo Millennio si apre
all’insegna della rivincita delle “vere calze”: innovative autoreggenti con LYCRA® di ultima generazione che parlano
di femminilità e seduzione, magari arricchite da intrecci di lacci sul retro
che ricordano audaci corsetti. Modelli come la “calza-bustier” Cocò di La
Perla, che si chiude con i caratteristici gancetti da corsetteria e lascia
intravedere una maliziosa fettuccia colorata che si intreccia sulle gambe,
miscelano il fascino dell’antico con la moderna tecnologia. Oggi l’allure anni
’40 della riga posteriore torna a slanciare le gambe, come nella nuovissima
autoreggente con LYCRA®, proposta sempre da La Perla, che abbina al celebre
motivo un fiocco “bon –ton” sulla caviglia. Infine è dell'estate scorsa
l'ultima provocazione trendy: il collant infradito per gambe coperte e piedi in
bella mostra!
Cari amici, il reale
motivo per cui le calze hanno affascinato il mondo femminile è che queste
rendono più belle le gambe, nascondendo difetti ed esaltandone i pregi. Le
calze, più o meno velate, migliorano le curve, mascherano le imperfezioni come
macchie, nei e graffi e rendono le gambe più toniche. Come se non bastasse sono
piacevoli al tatto e con il design possono soddisfare i gusti modaioli e
attirare l'attenzione. Evitiamo di prenderci in giro: sicuramente anche una
calza velata contribuisce a tener calde le gambe e aiuta la circolazione ma il
suo ruolo primario è estetico. Gambe che indossano delle calze velate
attireranno gli sguardi maschili come una calamita ma con eleganza e senza
nessuna volgarità. Fare in modo che le donne si sentano ammirate e sicure di se
stesse, è questo il compito primario delle calze, compito sempre assolto
meravigliosamente nel tempo!
Non ci sono dubbi. Da
semplice accessorio di abbigliamento quale era in origine la calza è diventata
con il tempo un complemento significativo dell’abito stesso, quasi una sua
appendice: parte integrante e irrinunciabile di un modo di vestire e vivere la
moda. Dietro
ogni modello di calza ci sono attenti studi rivolti al passato al fine di
cogliere suggestioni da riadattare in chiave moderna, si guarda all’evoluzione
del colore, dello stile, del costume. In queste indagini gli stilisti del
prêt-à-porter e dell’alta moda hanno un ruolo determinante per mettere a punto
la particolarità delle calze per adattarle a ogni stile, di moda e soprattutto
di donna.
Per chiudere questa mia
riflessione, che senza ombra di dubbio ha trascurato il settore maschile,
avendo dedicato maggior tempo alla moda femminile, vorrei ironicamente “girare
a Voi” l’annoso “nostro” quesito, rimasto sempre senza risposta, quello di:
“Dove vanno a finire le calze “spaiate”, che
improvvisamente ciascuno di noi, giorno dopo giorno trova “solitarie”, senza
riuscire a trovare la compagna”? Il dilemma, pare,
affligga gli uomini di tutto il mondo.
A tutti quanti noi è
capitato di andare nel cassetto delle calze e di porsi questa domanda, spesso
in modo anche abbastanza colorito. Le nostre calze sembrano
smaterializzarsi, cambiare camaleonticamente colore o peggio ancora venire
rapite da extraterrestri o, addirittura, per una sconosciuta ragione fuggire
nel famoso “Paese delle calze perdute”! Fatto sta che nei nostri cassetti, dopo
quel fatidico momento in cui le indossiamo per la prima volta, è difficile che
le si possa ritrovare ripiegate e lavate a distanza di 2/3 lavaggi. Spesso non
fanno ritorno sui nostri piedi neanche dopo averle usate una sola volta, ahimè.
Che cosa accada nessuno lo sa. Ho provato anche a parlare con loro, a lavarle a
mano, ma nulla è cambiato. Non so se mai verrò a capo del mistero, ma intanto
ho provato e riprovato a trovare qualche soluzione che vorrei suggerire anche a
Voi. Ecco
il riepilogo dei miei tentativi fatti:
1) ho provato a lavarle
legandole insieme dopo averle tolte, ma spesso il nodo si scioglie;
2) ho tentato a lavarle
io a mano un paio alla volta, ma l’idea di fare la bella lavanderina, spesso
non mi esalta proprio;
3) ho anche tentato di infilare
le calze una nell’altra, ma anche in questo caso la conseguenza è stata quella
del punto primo;
4) per rabbia ho anche buttato
via le calze dopo averle messe una volta sola, ma in tempo di crisi come quello
attuale mi sembra una soluzione impraticabile;
5) anche il tentativo
di comprare 6 paia di calze blu 6 paia di calze nere 6 paia di calza grigie
all’inizio di ogni stagione e chiedere a mia moglie di fare un piccolo disegno
con un filo di diverso di colore “sgargiante” su ognuno dei tre lotti, non ha
portato significativi risultati (nei lavaggi i colori cambiano in modo camaleontico);
Avvilito per non aver
trovato soluzioni accettabili credo che mi rassegnerò ad applicare quell’artifizio
apparentemente abbastanza banale. Ho in mente di comprare tanti sacchetti di
cotone bianco (con chiusura a zip, capace di dare sicura garanzia che non
possano scappare), dove inserire le calze prima di lavarle! Non ho ancora
deciso se, per maggior sicurezza, comprerò anche dei piccoli lucchettini per
chiudere lo zip dei sacchetti ed evitare fughe non autorizzate nel “Paese delle
calze perdute”!
Grazie, cari amici,
della Vostra sempre splendida attenzione.
Mario
1 commento:
woooow che articolo splendido....io l'avoro ogni giorno con le calze e questo articolo dovrebbe essere appeso in ogni bacheca e negozio grazie molto molto bello
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