Oristano 15 Ottobre
2013
Cari Amici,
martedì 8 Ottobre
scorso ho partecipato al Teatro Garau al secondo incontro del “Progetto Scuola Genitori 2013”, che
aveva come relatore Don Antonio Mazzi. L’accattivante tema svolto da Don Mazzi era
un po’ pruriginoso: “come rovinare un
figlio in 10 mosse”. Ci tenevo molto a partecipare all’incontro con quest’uomo
di grande fama, anche se, certamente, fuori dagli schemi consueti (avevo, tra l’altro,
perso il primo degli incontri in programma, quello del 28 Giugno, tenuto da
Maria Rita Parsi, su un tema ugualmente importante, “come educare i figli a
superare i momenti di crisi”), per diverse ragioni che cercherò qui di
spiegare.
Un grande plauso, in primo luogo, al S.I.L. Patto Territoriale di Oristano che ha
avviato l’interessante Progetto Scuola Genitori, realizzato in collaborazione
con la Confartigianato Vicenza –Impresa famiglia e numerosi altri partner
Istituzionali e non, tra cui Confartigianato Oristano, la Curia Arcivescovile
di OR, Digitabile Onlus, il Comune di Oristano e la Consulta giovanile di
Oristano. La partecipazione a questi Incontri-Scuola, aperta a tutti e totalmente gratuita, è stata stabilita a “numero chiuso”, considerata l’alta affluenza
prevista e la scarsità di locali ampi, capaci di ospitare oltre le 300/400 persone.
Proprio per questa ragione gli incontri, inizialmente stabiliti presso la Chiesa
di San Domenico in piazza Tre Palme ad
Oristano, sono stati successivamente dirottati al Teatro Garau.
Ora cerco di spiegarvi perché
ero particolarmente curioso ed interessato a presenziare all’incontro con Don
Mazzi. Ecco alcune delle ragioni. In primo luogo perché ritengo l’uomo un “prete vero”, un uomo che
non si nasconde mai dietro un dito e che dice pane al pane e vino al vino. Don Mazzi
è, inoltre, un prete che ha fatto della Sua vita una “missione”, vera, reale
concreta, anche a costo di rischiare tanto sulla propria pelle. E’ soprattutto un
prete che non ha vergogna delle proprie debolezze: raccontando la sua vita ha
affermato che, cresciuto in una casa dove stranamente convivevano l’ateismo del
nonno ( era cresciuto senza padre, perso poco dopo la nascita) e la esagerata
religiosità della mamma, non ha avuto timore a dichiarare di “aver pregato” di
essere liberato, quanto prima, da tanto soffocamento pseudo-religioso materno!
Un prete che, in momenti di grande sconforto, ha pure tentato il suicidio. Ha
poi continuato raccontando il suo particolare, “strano modo” di diventare prete. Una vita la
Sua, davvero fuori dal comune!
Per gli amanti delle
biografie ecco un Suo breve curriculum.
Antonio Mazzi nasce a
Verona il 30 novembre 1929.Di famiglia contadina è allevato dal nonno, avendo
perso prestissimo il padre. Dopo un’infanzia discretamente ribelle entra in
seminario a Verona dove nel 1950 termina gli studi classici; quelli teologici e
filosofici li completa a Ferrara nel 1955. Il 26 Marzo del 1955 viene ordinato
a Ferrara Sacerdote nella Congregazione dei Poveri Servi della Divina
Provvidenza, fondata da San Giovanni Calabria a Verona nel 1907. Da sempre interessato
ad approfondire le problematiche dell'età evolutiva frequenta,
dal 1962 al 1965, corsi di specializzazione in psicologia, psicopedagogia e
psicanalisi delle istituzioni a Roma, a Milano e presso la facoltà di pedagogia
speciale, con Andrea Canevaro a Bologna.
Dal 1970, per
approfondire le problematiche della disabilità ha frequentato vari stage
all'estero (alla Columbia University negli USA; in Germania nel centro di
riabilitazione di Heidelberg; in Olanda a Hoensbroek, in Francia nel Centro di
riabilitazione di Mulhouse, in Svizzera nella Comunità terapeutica di Zetwil e
in Israele nei kibbutz).
Sin dagli anni ’50 Don
Mazzi si occupa di recupero di giovani deviati. Dal 1955 al 1962
è prima Vicedirettore e poi Direttore presso la “Città dei Ragazzi” a Ferrara e
nella casa di Formazione a Roncà di Vicenza. Dal 1962 al 1969 è responsabile
del Centro Giovanile della Parrocchia S. Filippo Neri nella borgata di Primavalle
di Roma. Dal 1969 è Direttore del Centro Professionale Don Calabria a Verona,
dove dà vita alle prime case famiglia per i giovani handicappati. Nel 1974
sottoscrive la Convenzione con il Ministero della Difesa per gli obiettori di
coscienza. Nel 1975 coordina con la Regione Veneto e l'Università Cattolica del
Sacro Cuore di Milano una serie di iniziative riguardanti l'inserimento dei
disabili nei corsi di formazione professionale per normali.
Nel 1979 diviene
Direttore dell'Opera don Calabria di Milano in via Pusiano, a ridosso del Parco
Lambro, tragicamente famoso come il più grande mercato europeo dello spaccio.
Risale a questi anni la presa di coscienza della gravità del fenomeno della tossicodipendenza,
concretizzatasi con l'ideazione del Progetto Exodus. Lotta per la realizzazione
concreta di percorsi alternativi al carcere per ex terroristi ed ex
tossicodipendenti. Nel 1984, dopo aver pulito il Parco Lambro con le forze del
territorio chiede di occupare la Cascina "Molino Torrette" che
diventerà poi la sede madre dei Progetti Exodus. Tra 1994 e il '96 ha insegnato
all'Università di Cassino (Facoltà di Lettere, scuola per assistenti sociali). Fino
al 1995 ha l’incarico di Direttore del centro Studi dell'Opera don Calabria. È
Presidente dell'Elfap (Ente Lombardo Formazione Professionale) ed è esperto nel
Reseau CEE per i problemi dell'Handicap.
Nel 1996, con decreto
del Presidente della Repubblica, il Progetto Exodus si trasforma in Fondazione
Exodus. Oggi conta una trentina di centri dislocati su tutto il territorio
nazionale e una ventina di cooperative. Fonda nel 1996 l'Associazione Nazionale
di Promozione Sportiva nelle Comunità (ANPSC), con un centinaio di comunità
iscritte. Nel 1998 apre una serie di iniziative chiamate "Tremenda Voglia
di Vivere", tra cui il noto diario scolastico che porta il nome di
TREMENDA. Nel 2000 apre a Verona l'Università della Famiglia presso
Costagrande. La famiglia è luogo primario di accoglienza e promozione della
persona, di formazione alla vita affettiva e civica. Nel 2001 è promotore e
fondatore dell'Associazione Ambalaki in Madagascar, composta da educatori,
professionisti e volontari che hanno messo le proprie competenze a servizio dei
giovani che vivono nei “Paesi in via di sviluppo”. Nel 2004 apre in Patagonia
una comunità per aiutare i ragazzi di strada. Sempre nel 2004 è promotore del
Movimento 'Educatori senza Frontiere', per affiancarsi ai "Medici senza
Frontiere" in tutti quei problemi che attengono alla formazione.
Don Antonio Mazzi è
costantemente impegnato in attività giornalistica e di comunicazione; ospite di
numerose trasmissioni radio televisive è un fermo punto di riferimento per
famiglie, istituzioni e società. Gli sono state
conferite 3 lauree ad honorem in pedagogia: a Palermo nel 1994, a Lecce nel
1996, a Macerata 2004.
Tornando alla nostra
interessante giornata dell’8 Ottobre, Don Mazzi dopo aver riepilogato
ironicamente la propria adolescenza, ha cercato di esplicitare il significato
della Sua riflessione “Come rovinare un figlio in 10 mosse”. Una delle necessità
più evidenti, ha sostenuto, è innanzitutto quella di ricompattare il rapporto tra i ragazzi e i
loro familiari, spesso minato da incomprensioni nell’età pre e adolescenziale.
Don Mazzi ha cercato di ricordare a tutti i genitori presenti che anche loro
sono stati figli e che “comprendere” è il punto di partenza per comunicare con
i propri figli, ora, da genitori. Oltre la famiglia, altro pilastro vacillante
è la scuola. La scuola è rimasta ancorata al passato, dice don Mazzi, dove il
nozionismo era imperante e ancora perdura. Anche oggi, nell’era del computer, la
scuola è “ferma”, incentrata e rinchiusa in quattro mura, ammuffita! Essa ha
bisogno di aria nuova, di lavorare all’aperto, di miscelare il nozionismo con
il piacere di stare insieme, con musica, giochi, amicizia condivisa. L’errore
sta proprio qui: nella posizione, spesso errata, sia della famiglia che della
scuola e della società. La scuola, soprattutto, si deve ri-aggiornare
e tutti noi dobbiamo contribuire al cambiamento per salvaguardare il futuro, nostro e dei nostri figli. Ai
genitori Don Mazzi ha ricordato che "i figli non sono vostri" i figli
sono "liberi" ed è "un errore pensare che il figlio sia
nostro"! E’ “rovinare un figlio” ritenere che il figlio debba eseguire,
obbedire, essere programmato a nostra immagine e somiglianza: dimenticando che
è un soggetto libero, non una “cosa nostra”! Un figlio è un soggetto che noi possiamo solo
aiutare a volare!
Credo che la sua “lezione”
abbia fatto riflettere i tanti genitori presenti. Certo, nessuno ha in tasca ricette o soluzioni infallibili (non per
niente si sostiene che il mestiere di
genitore è il più difficile al mondo, perché nessuno può imparare dagli altri,
essendo i soggetti tutti diversi, unici), ma l’importante è parlarne,
confrontarsi, facendo cosi emergere le problematiche. Il dialogo è quell'elemento
importante che non deve mai mancare, perché diventa condivisione.
Interessanti
anche le prossime date in calendario: giovedì 7 novembre con Paolo Albiero e
giovedì 12 dicembre con Paolo Crepet.
Grazie a tutti dell’attenzione.
Mario
1 commento:
Grazie per la bellissima "recensione"; ha colto perfettamente lo spirito dell'iniziativa e di don Mazzi
Daniela Nurra
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