mercoledì, marzo 20, 2024

MODI DI DIRE. SAI COME È NATA LA SIMPATICA ESPRESSIONE FIORENTINA “AVERE IL BRACCINO CORTO?” ECCO LA SUA STORIA.


Oristano 20 marzo 2024

Cari amici,

Al giorno d’oggi chi usa l’espressione “Avere il braccino corto”, lo fa per indicare una persona tirchia, avara. Questo simpatico modo di dire di origine fiorentina, però, in origine non indicava gli avari dell’antica Firenze, ma era riferita a dei particolari commercianti: quelli delle stoffe, in quanto, un tempo, i venditori di questa merce utilizzavano il braccio come unità di misura. Ovviamente il braccio era quello del venditore! Ebbene, i furbi commercianti di stoffe del passato fiorentino, per risparmiare nel metraggio, si servivano di garzoni molto giovani, ancora in crescita e quindi con il braccio ben più corto.

Con questo sistema, un po’ truffaldino, spesso nascevano calorose dispute tra venditore e acquirente, tanto da diventare, alle volte, delle vere e proprie risse. Per sedare malumori e tumulti, fu pertanto ufficialmente stabilita la misura del “braccio fiorentino”: fu collocata una barra della lunghezza di cm 58,36 in via dei Cerchi, in prossimità di via della Condotta, al centro della città, vicino Palazzo Vecchio, e, in caso di controversie, il cliente dubbioso e il commerciante andavano, insieme, presso la pubblica misura per controllare se la stoffa misurata al “braccio” del commerciante corrispondeva a quella della sbarra fissata nel muro.

Il 'Braccio fiorentino', detto anticamente “braccio a panno”, misurava 58,36 centimetri e si divideva in 20 soldi, il soldo in 12 denari, il denaro in 12 punti. Questa dimensione era generalmente applicata alla misurazione dei tessuti di lana, seta e lino, e corrispondeva più o meno alla lunghezza media dell’arto superiore di una persona adulta: il 'braccio', appunto. Affinché la corretta unità di misura venisse rispettata, furono, come accennato, collocate delle barre metalliche della misura stabilita, sia nei mercati che nei luoghi dove erano specialmente concentrate le botteghe dei lanieri.

Amici, la storia ci insegna che a monte dei “modi di dire” presenti in ogni parte del mondo c’è sempre un comportamento del passato. A Firenze sono davvero tante le espressioni tipiche che venivano (e vengono ancora oggi usate) nelle varie situazioni che la vita ci pone davanti. Come per esempio possiamo leggere  nella “Nova Cronica” del Giovanni Villani (1348) sul “piede fiorentino e piede longobardo”: “Regnò re de’ Longobardi Eliprando, il quale fu grande come gigante, e per la grandezza del suo piede si prese la misura delle terre…”.

Tornando alle unità di misura presenti nel periodo Trecentesco a Firenze, diverse erano le unità di misura adottate, come il piede, il palmo, il pollice, il braccio e la tesa, (la distanza tra le dita medie tenendo le braccia allargate), tutte diverse da quelle usate fuori dal territorio fiorentino. Il piede di Liutprando, in uso durante l’Alto Medioevo, fu sostituito dal piede fiorentino che subentrò come unità di misura ufficiale e per questo fu ordinata l’incisione in bassorilievo di due rettangoli proprio sul Battistero, “nascosti” sulle colonne che fiancheggiano la Porta Sud (quella di Andrea Pisano). Quanto al “Braccio fiorentino”, questa misura si estese, a partire dal 1781 in tutto Granducato di Toscana, unificata a tutto il territorio, fino a quando con l’annessione del Granducato da parte del re Vittorio Emanuele II, l’antiquato e scomodo sistema fu sostituito con quello metrico decimale.

Amici, il comune di Firenze, per non dimenticare il suo nobile passato, di recente ha voluto, in riferimento al “Braccio fiorentino”, restaurare l’antica misura presente ancora oggi in via de’ Cerchi, tra via della Condotta e via dei Cimatori. Fiorentini e turisti possono ora curiosamente osservare la barra metallica, che riportava l’unità di misura lineare: “il braccio fiorentino”, detto anche braccio a panne, corrispondente come detto a 58,36 centimetri. La nuova, preziosa barra, riposizionata nel sito originario, ha una magnifica lavorazione, realizzata dalla Bottega Orafa Paolo Penko. È stata inaugurata a luglio scorso, alla presenza di diversi assessori e della Bottega orafa che l’ha realizzata.

Cari amici, ricordare il passato è sempre di grande importanza, per vivere meglio il presente e programmare il futuro.

A domani.

Mario

 

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