martedì, settembre 24, 2019

IL PROGETTO “UN GIORNO PER BENE” DEL TOURING CLUB ITALIANO: VALORIZZARE, NEGLI WEEK END, BENI MATERIALI E IMMATERIALI COMUNITARI. AD ORISTANO SABATO 21.9 APERTURA E CONFERENZA DEL COMPLESSO DEL CARMINE.


Oristano 24 settembre 2019

Cari amici,

Sul meraviglioso complesso del Carmine, con la sua bellissima chiesa (massimo esempio di Rococò in Sardegna, parte eccellente del complesso monastico di cui faceva parte), ho già parlato su questo blog in data 24 febbraio 2014, e chi desidera può andare a leggere quanto scrissi cliccando sul seguente link: http://amicomario.blogspot.com/2014/02/la-chiesa-del-carmine-piccolo-tempio.html.
Oggi riprendo l’argomento perché ho apprezzato molto l’iniziativa che il Touring club italiano sta portando avanti anche in Sardegna, tesa a valorizzare molti dei nostri beni che possiamo considerare “trascurati”, ovvero beni ai quali manca la giusta luminosità, per essere apprezzati e valorizzati, anziché rimanere nell’oblio.  


L'apertura della Chiesa del Carmine di Oristano, era già rientrata nel progetto del TCI "Aperti per voi", un’iniziativa nata nel 2005 per rendere fruibili siti artistici, culturali e religiosi spesso chiusi al pubblico (o aperti solo con forti limitazioni di orario). Rendere accessibili i beni preziosi del patrimonio culturale, è un impegno preciso del TCI, che arricchisce senza ombra di dubbio l'intera Comunità! 
Ora, con l’iniziativa “UN GIORNO PER BENE”, anche l’intero complesso del Carmine è rientrato nel progetto di valorizzazione e portato a conoscenza dei molti visitatori che, nella mattinata di sabato 21 settembre, hanno potuto non solo conoscerlo ma anche scoprire la sua antica storia, raccontata dalla viva voce dello studioso Nadir Danieli. Aiutandosi con un P. P. dove erano riportate anche le copie di importanti documenti, Nadir ha ricostruito ai numerosi presenti la lunga storia di questo complesso, nato negli anni intorno al 1776, dopo la demolizione di un quartiere preesistente risalente al periodo dei primi del 1.600.
Il progetto creativo del complesso fu elaborato dall'architetto piemontese Giuseppe Viana, presente alla fine del Settecento in Sardegna; il Viana, grazie alle diverse committenze acquisite da parte di due grandi famiglie di Oristano del periodo, quella dei marchesi d’Arcais (che gli commissionarono il palazzo sito in C.so Umberto, oggi sede di rappresentanza della Provincia) e quella dei Vitu Soto, per i quali risulta aver realizzato anche il monumentale portale della loro proprietà terriera alle porte di Oristano, acquisì grande fama, oltre che riconoscimento professionale.
Il Viana, infatti, poiché vantava importanti e altolocate conoscenze, con le importanti opere realizzate nell’Oristanese e nel cagliaritano (dove si occupò del Seminario Tridentino e anche della Chiesa di S. Anna) riuscì ad ottenere dal Collegio degli Edili di Torino il titolo di architetto regio. 
Il complesso del Carmine gli fu commissionato dal nobile don Damiano Nurra, marchese d'Arcais e fu da Lui interamente finanziato; l’opera venne poi donata nel 1782 ai frati carmelitani. La consegna dell’imponente opera avvenne quando ancora non era del tutto completata (venne terminata nel 1785). I carmelitani utilizzarono questo complesso edilizio per quasi per un secolo: la loro permanenza durò fino al 1866. Il Viana, rimasto per un periodo abbastanza lungo nell’Isola, una volta ottenuto il titolo di ingegnere civile, entrò anche a far parte del corpo accademico dell’Università di Cagliari.
Nadir, ha cercato di rendere edotti gli attenti ascoltatori presenti con interessanti notizie che, invece, spesso rimangono sconosciute; nella precisa analisi fatta ha tracciato in modo chiaro non solo la figura dell’architetto Viana, ma anche l’importante ruolo svolto dal grande oristanese dell’epoca: Don Damiano Nurra. Quest'ultimo, uomo scaltro che sapeva muoversi nei meandri della burocrazia dell’epoca, riuscì con abilità a farsi nominare dal Viceré di Sardegna, tale Alfieri di Cortemiglia, Marchese d’Arcais. 
La nascita del marchesato, che presupponeva il passaggio del territorio oristanese e della popolazione che vi operava dalla dipendenza diretta dalla Corona al neo feudatario, non fu ben vista dai sudditi, perché, anche se in apparenza nulla sarebbe dovuto cambiare, molto, invece, cambiò. Nei circa 70 anni del Marchesato di Don Damiano Nurra la popolazione fu vessata dalle ingenti tasse feudali da lui imposte, tanto che quegli anni furono considerati i peggiori per il territorio dell’oristanese, zona agricola importante che comprendeva i migliori terreni produttivi dell’isola.
Dopo la narrazione delle antiche vicende, Nadir ha brevemente illustrato la sorte successiva che accompagnò il complesso del Carmine. Dopo la cessazione dell’attività monastica (1832) il grande edificio diventò sede dei Comando dei Carabinieri (1866) che lo utilizzarono fino al 1960. Il complesso rimase in abbandono fino al 1982, quando iniziarono i lavori di restauro terminati nel 1985. Dal 1998 l’edificio è sede del Consorzio UNO, l’Università oristanese.
Al termine della conferenza il pubblico ha potuto visitare la Chiesa del Carmine e ascoltare, in religioso silenzio, un concerto di musica barocca del M° Enrico Correggia.
Oristano, cari amici, di tesori ne ha tanti e il Carmine è un vero, grande gioiello! È importante che quanto possediamo sia fatto conoscere ai numerosi visitatori, mentre invece siamo noi i primi a non conoscere quanto abbiamo! Cominciamo, dunque, a renderci conto delle molte cose nascoste che possediamo, e iniziamo a mostrarle nel modo giusto, togliendole dalla polvere dell’oblio… 
A domani.
Mario



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