domenica, luglio 09, 2017

DONNE E PROFESSIONI. LE HOSTESS, PER ESEMPIO, NON VI PARE CHE SIANO LA VERSIONE MODERNA DELLE ANTICHE GEISHE? UN RECENTE FATTO DI CRONACA…



Oristano 9 Luglio 2017
Cari amici,
Nel mio giornaliero tour su Internet sono incappato in un interessante post di Luca Telese dal titolo “Le hostess geishe del Ministro, dei Governatori e del Rettore. Alla faccia delle quote rosa”. Telese, riportando un fatto di cronaca con la sua proverbiale e acuta sagacia, ha voluto sollevare provocatoriamente un problema in realtà abbastanza serio: quello del perdurare del maschilismo, che continua nella logica della donna-oggetto, al servizio dell'uomo. Checché se ne dica le cose non cambiano: a parole tante belle affermazioni di uguaglianza, ma in realtà imperva indisturbata, anche se spesso sotto ‘mentite spoglie’, la logica della sudditanza femminile. Il fatto riportato da Telese dimostra, in maniera forte e chiara, l’equazione che le donne-hostess di oggi non sono affatto diverse dalle antiche Geishe: anzi paragonabili addirittura alla “sventolatrici” dei Faraoni dell’antico Egitto.
L’episodio raccontato è avvenuto in Abruzzo, all'interno di una 2 giorni all’Abbazia di Sulmona, organizzata dal Governatore Luciano D’Alfonso per un interessante scambio di idee sullo sviluppo dell’Abruzzo; erano presenti il Ministro alla Coesione territoriale Claudio De Vincenti, il Governatore dell'Emilia Stefano Bonaccini e il Rettore dell'Università di Teramo Luciano D'Amico. Complice la giornata piovosa, quanto avvenuto coram populo (l'intervento 'riparatore' delle ragazze di servizio con l'ombrello protettivo) ha creato, non solo nei presenti ma in tutte le donne di qualsiasi ceto, un impatto brutale e offensivo: una gaffe, quella messa in atto, davvero umiliante per la dignità femminile.
Scrive Telese nella sua riflessione: “Vedere Ministri, Governatori e Rettori su un palco - in Abruzzo, ma sarebbe potuto accadere ovunque - protetti dalle "Ombrelline", sotto la pioggia o il sole, è uno spettacolo che mette fine a tutte le ciarle su "Presidente" o "Presidenta", su Ministro o Ministra, su maschili e femminili declinati in maniera barbarica, sulla guerra dei generi, sulla predicazione dei diritti”. Poi così continua: “…altro che pari opportunità, c'è qualcosa di così profondamente servile, in questa brutta immagine che ci consegnano le cronache della Fonderia d'Abruzzo (laboratorio Pd), da far impallidire dieci anni di panzane politicamente corrette...”.
In effetti vedere quel particolare tipo di organizzazione del convegno, che ha utilizzato delle hostess munite di un grande ombrello, atto ad impedire che la pioggia infastidisse i leader che partecipavano al dibattito, è stato uno spettacolo a dir poco avvilente, che ha riportato sotto zero il valore della donna, ripristinando sottomissioni in auge nell’antico Egitto (le donne sventolavano il Faraone col Flabello), o il servilismo delle Geishe di orientale memoria. 
L’umiliazione maschile nei confronti della donna, dunque, continua: cambiano i tempi, i modi, ma il risultato non cambia. Le "hostess" di oggi, a partire dalle belle statuine che presenziano ai convegni (ben selezionate e scelte), che espongono ai presenti la loro bellezza esteriore, sono considerate solo un bell’oggetto da esibire, non certo un soggetto nel pieno senso della parola. Per una donna fare la “bella statuina” non esalta certo le sue capacità: mette in risalto solo il suo aspetto, la sua bellezza, umiliandola come donna, seppure in possesso di capacità cognitive alla pari dell'uomo. Donna-oggetto sempre, dunque, vista nel suo gradevole aspetto esteriore, valorizzata come corpo appetibile, vivo ma inanimato, esposto agli sguardi maschili, oggetto di desiderio, ignorando spesso che ha, oltre il corpo, il suo bel cervello pensante!
Scrive Luca Telese: “Lo spettacolo di quattro donne (e di quattro ombrelline) che in contemporanea servono quattro uomini proteggendoli e prendendo l'acqua al posto loro è la fotografia di una arretratezza, una pena infinita”.  
Non sminuisce certo l'importanza di quanto successo il fatto che una delle ombrelline in parola, dopo le aspre critiche sorte per il servile uso degli ombrelli riparatori, abbia pubblicamente affermato che non si era affatto sentita "usata". In verità il servilismo perdurante nel tempo (noi sardi purtroppo lo conosciamo bene) riesce a contagiare il servitore a tal punto da creare in lui una specie di "sindrome di Stoccolma".
Cari amici, la risultante di tutto questo, purtroppo, è la perenne negazione della dignità delle donne, cosa che invece esse ampiamente meritano; il mantenimento del servilismo di un tempo, dell’utilizzo della donna come supporto, come "accessorio", al servizio del mai defunto maschilismo, lo dimostra fuori da ogni dubbio. La donna, nonostante l’apparente, accattivante disponibilità maschile, che millanta possibili cambiamenti più virtuali che reali, come la femminilizzazione dei termini dal maschile al femminile (a volte con risultati orribili), oppure l’introduzione delle quote rosa, difficilmente riuscirà ad ottenere quella parità di diritti che da tempo reclama.
Il mondo sin dalle origini è stato maschilista, e non intende certo cambiare rotta; il potere maschile cerca di cambiare solo nell’apparenza (da buon Gattopardo) ma non certo nella sostanza. L’uomo mai si rassegnerà a considerare la donna una sua pari: lo potrà sostenere a parole, ma difficilmente con i fatti. Ecco perchè la donna dovrà continuare a lottare ancora a lungo per cercare di ottenere quella cercata "pari dignità".

A domani.
Mario

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